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DAVIDE LIBERO











Lo stadio dei ricchi

 

La curva a 90 euro per Napoli – Milan di Champions fa parte purtroppo di un processo irreversibile che ho già visto accadere in Inghilterra, dove lo si è portato alle estreme conseguenze

 

Che so, Wembley, finale di FA Cup, i turisti del pallone magari giapponesi o di altre nazionalità, non emotivamente coinvolti, che si guardano intorno con l’aria sospesa fra la noia e il blando interesse per poi riaccomodarsi al tavolo da 4.500 sterline, e i veri tifosi di una volta delle classi popolari al pub davanti a un televisore.

Lo dico con il crudo realismo di uno che ha appena speso da abbonato 154,54 euro per due biglietti di Curva B. Quando installarono i tornelli all’allora San Paolo dissi a un gruppo di amici di segnarsi la data, perché quello era l’inizio della fine.

Le mie parole furono accolte da scetticismo. Qua non è l’Inghilterra mi fu detto, ma io mica ero Frate indovino, l’avevo semplicemente già visto succedere.

Il tornello significava che i bambini avrebbero pagato, per esempio, e un tempo di fatto i bambini non pagavano né in Inghilterra né in Italia. Solo che in Inghilterra ancora oggi i club applicano tariffe ridotte per i giovani.

In certi casi, fino a 16 anni, in altri fino a 21 come fa il Liverpool, che destina anche 9.000 biglietti a 9 sterline al pubblico residente nell’area con il codice postale di Liverpool.

Sono discorsi inutili, mi rendo conto. Un paio di amici ultrasostenitori di ADL, si sono premurati di scrivermi preventivamente per dirmi che tutto sommato i prezzi sono in linea con quelli delle altre. Io ho rinunciato a ogni discussione. Non serve a niente elencare le differenze di reddito pro capite esistenti, che so fra Milano e Napoli.

Stamattina mi è stato detto pure che a Napoli la povertà è solo apparente perché stiamo tutti bene. Solitamente, queste cose me le dicono amici fortunati che vengono da famiglie benestanti, che magari hanno un paio di case di proprietà, una l’hanno regalata a loro e quindi sono portati senza malizia o cattiveria a estendere la propria condizione a tutti gli altri.

Un’altra differenza rilevante fra l’Inghilterra e l’Italia è che lì i club nella quasi totalità dei casi sono proprietari dello stadio. Per produrre profitto, devi fare investimenti.

È l’ABC del capitalismo, ma anche questo è un discorso poco popolare in Italia, dove siamo abituati e perciò ci sembra normale che gli investimenti siano a carico della collettività, quindi fatti col denaro pubblico, mentre i profitti sono privati. È una battaglia persa che non intraprendo nemmeno, fa parte del dna di questo paese e non sarò io a cambiarlo.

A Napoli poi c’è la camorra, non si può costruire, eccetera, eccetera. Poi ti guardi intorno e ti chiedi come si siano potuti costruire strade, infrastrutture, palazzi, edifici commerciali. Anche questa è però una guerra inutile che non mi interessa combattere.

Il punto è semplice: c’è uno stadio con una capienza di poco inferiore a 55mila posti e una richiesta molto più alta. ADL avrebbe potuto mettere le curve a 120 euro e le avrebbe vendute. Magari anche al turista in vacanza a Napoli che avrebbe varcato per la prima e unica volta i tornelli del Maradona nella sua vita.

E i miei amici lealisti avrebbero detto che è giusto, che anche altrove costano così, anzi di più (ma a Milano nella partita d’andata il terzo anello dove si vede meglio che nei nostri inferiori costa 59 euro e 74 il secondo anello), oppure che a Napoli siamo ricchi e piangiamo miseria.

In Inghilterra a un certo punto i club si rendono conto di giocare in stadi svuotati di passione, a dispetto del marketing della Premier, degli escamotage tecnici con i microfoni puntati verso le gradinate e l’acustica delle tettoie che aiuta.

Pagano proprio delle società specializzate per sentirsi dire che hanno un pubblico vecchio (l’Arsenal ha un pubblico con l’età media di 50 anni all’Emirates), borghese e poco incline all’esuberanza. Soldi buttati, sostanzialmente, gli sarebbe bastato vedere i prezzi dei biglietti e avrebbero capito subito.

Le famiglie allo stadio, certo, quelle benestanti, perché solo una famiglia benestante può spendere queste cifre. La famiglia reale, magari. Carlo, hai già fatto il biglietto? Mi raccomando, uno anche per la compianta Regina Elisabetta. Come se fosse ancora tra noi.

 

“Il napulegno”