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DAVIDE LIBERO











Presidente nel pallone

 

Guida il disastrato calcio italiano. Ma è anche a capo della banca che finanzia molte squadre. E' il "poltronissimo" Franco Carraro. Da Mediocredito stipendio di 870mila euro l'anno. Da Federcalcio "solo rimborsi". Presiede due società di Barrack, nuovo re della Costa Smeralda. E anche lui è cliente della banca

 

Sembrava davvero credibile Franco Carraro, presidente dei calcio italiano, mentre sprofondato nel divanetto bianco di "Porta a porta" prometteva controlli e rigore per i conti disastrati delle società. Eppure solo due giorni dopo Capitalia salvava la Roma di Franco Sensi. La banca di Cesare Geronzi ha convertito 35 milioni di debiti in azioni, acquisendo contemporaneamente buona parte del patrimonio dei costruttore. Lo scopo: vendere per fare cassa. E chi gestirà la dismissione? Ovviamente il Mediocredito, banca controllata da Capitalia e presieduta da Franco Carraro. Si proprio il presidentissimo dei calcio che aveva promesso rigore dai divani di Vespa. Non c'è da stupirsi. Ad Alain EIkann che gli chiedeva nel 2001: «Come fa a presiedere una banca e a occuparsi di calcio?» il bi-presidente rispondeva serafico: «II tempo che dedico al calcio lo sottraggo al tempo libero senza venir meno ai miei impegni professionali». Insomma la Figc, per il suo capo è poco più di un hobby, il vero padrone è il Gruppo Capitalia che lo paga 870 mila euro all'anno. Mentre dalla Federcalcio, si lamenta Carraro con il "Corriere dello sport", «io non ricevo uno stipendio, solo qualche rimborso». La situazione è imbarazzante ma il presidente double-face nella stessa intervista riesce a tramutarla in un titolo di merito: «II vantaggio della situazione viene dall'autonomia che mi deriva dal non dipendere da uno stipendio». Come se il fatto di essere stipendiato dalla banca che è proprietaria o finanziatrice di mezzo campionato fosse una garanzia. L'uomo è fatto cosi. Carraro iniziò la carriera negli anni Sessanta come campione e poi dirigente dello sci nautico. Uno sport praricato da ricchi e potenti, in cui bisogna sapere scivolare e soprattutto restare a galla. In queste tre attività Carraro è rimasto il campione di allora. Quanto allo stare in mezzo ai potenti, il presidente sciatore non ha rivali. Negli anni del Caf frequentava Craxi e Andreotti e lo fecero re dello sport, poi ministro dello Spettacolo, infine sindaco di Roma. Quando la sua giunta fu travolta dagli arresti capì che bisognava ripiegare sui due poteri rimasti in piedi dopo Mani pulite: banche e imprese. Negli anni Novanta così il salotto della moglie Sandra Alecce, figlia di un importante imprenditore farmaceutico, incoronò due nuovi Cesari: Romiti - che nominò Carraro presidente della società di costruzioni Impregilo - e il banchiere Geronzi, che lo portò ai vertici del Mediocredito, la merchant bank della ex Banca di Roma, ora Capitalia. Quanto all'abilità di scivolare sui problemi senza prenderli di petto, anche in questa arte Carraro non è secondo a nessuno. Per capirlo bisogna leggere due interviste. Nella prima, nel 1994, Carraro dichiarava al "Corriere": «Bisogna creare un'autorità indipendente per controllare i bilanci delle società di calcio». Nella seconda a "Porta a porta" due settimane fa, Carraro ripeteva esattamente lo stesso concetto. Senza ricordare che nel mezzo era stato in varie posizioni ma quasi sempre al vertice dello sport. Carraro era presidente della Federcalcio nel 1976 quando c'era Leone al Quirinale e Breznev al Cremlino e lo è ancora oggi. Per chi soffre l'ansia del tempo che corre veloce, la sua presenza rassicurante è una toccasana. Con la destra e la sinistra, la prima e la seconda Repubblica, Carraro è sempre lì. Con il suo abito blu, la mania dei golf, le sfuriate alle segretarie, la sveglia alle 5 di mattina, la nanna alle 23 e i mille tic raccontati in un'ampia agiografia giornalistica. Anni fa un quotidiano titolò così un suo ritratto: «L'uomo che cominciò camminando sull'acqua». Sulla "Gazzetta dello sport" dell'amico Romiti sono uscite decine di interviste con titoli stile: «Carraro, l'uomo che unisce» (1997); «Carraro, architetto dei nuovo calcio», "Carraro, un trionfo annunciato» (2001). Ma per comprendere chi è davvero aiutano di più gli organigrammi societari.
Il riepilogo è noioso ma utile: Mediocredito è uno dei maggiori azionisti della Lazio con il 5,6 per cento. Capitalia è diventata socia con il 49 per cento di Italpetroli che controlla la Roma. Oltre che delle squadre romane il gruppo Capitalia-Mecliocredito è grande creditore anche dei Parma di Tanzi e dei Perugia di Gaucci. Mediocredito è esposto anche per 31 milioni di euro con l'ex proprietario dei Napoli, Giorgio Corbelli, e le sorti del credito della banca di Carraro sono legate indirettamente alle sorti dei Napoli. Eppure, nonostante il suo conflitto di interessi, a luglio dei 2003 Carraro è arrivato a citare in giudizio civile il Tribunale amministrativo che stava dando ragione al Catania ammettendolo in serie B, così escludendo il Napoli. Per quella vicenda Carraro è indagato per "minacce a corpi giudiziari dello Stato", su denuncia dei Tar di Catania, e per abuso di ufficio. Per quest'ultimo reato è indagato anche a Roma dove i tifosi viola hanno denunciato la disparità di trattamento subita dalla società di Cecchi Gori. Quasi certamente tutto si chiuderà con una doppia archiviazione ma non sarebbe certo una richiesta di rinvio a giudizio a turbare Carraro.
Tra i suoi amici, oltre a Cesare Geronzi, spiccano gli Agnelli, Romiti e Berlusconi. Grazie a Susanna Agnelli, i Carraro abitano una delle ville più belle di Roma: "Bosco Parrasio", alle pendici del Gianicolo. Era la sede dell'Accademia dell'Arcadia fondata nel Seicento. Nel 1973 l'Arcadia affittò la villa a Suny Agnelli che nel 1978 girò il contratto a Carraro. Secondo i giornali, nel 1993 il canone era fermo a un milione e ottocentomila lire. Ma al "Corriere" Carraro replicò: «L'affitto è un po' più alto e il contratto scadrà nel 2003». t stato ovviamente rinnovato e sul canone resta il mistero.
Gli amici potenti lo hanno aiutato anche questa estate a restare in sella nel momento più brutto della sua carriera. Gianfranco Fini aveva chiesto le sue dimissioni pubblicamente e tutti lo davano per spacciato. Ma ecco che Berlusconi dalla Sardegna decreta: «Dimissioni per Carraro? Non ne vedo la ragione». Proprio in Sardegna in quei giorni Carraro seguiva l'operazione di acquisto dei possedimenti dell'Aga Khan in Costa Smeralda da parte dei finanziere americano Torn Barrack. E' stato il Mediocredito di Carraro a tirare fuori 195 milioni di euro sui 300 complessivamente pagati da Barrack. Mentre il resto è stato offerto da banche amiche come la Abaxbank all'epoca guidata da Fabio Arpe, fratello dell'amministratore delegatodi Capitalia e Mediocredito Matteo Arpe. Non è elegante per un banchiere presiedere le società finanziate ma Carraro anche in Sardegna non è riuscito a resistere alla tentazione che lo ha fatto soprannominare "poltronissimo". Così presiede Shardana e Smeralda Holding, due delle società di Barrack. Mentre su 25 milioni di curo di azioni della Smeralda holding Mediocredito vanta un pegno.
Carraro non è solo uomo di calcio e turismo. Ha anche un garage. Il presidente della Figc è proprietario del 92 per cento della Autosalone Astoria Srl, fondata negli anni cinquanta, nota a Roma per essere stata la concessionaria di auto del principe De Curtis, alias Totò. Ora è divenuta un'autorimessa di lusso: il "Parioli Parking" gestita da una società che versa ogni anno 34 mila curo per l'affitto alla società dei Carraro, gestita dal figlio Luigi.
Alla tenera età di 26 anni, Luigi Carraro non si interessa solo di autorimesse. Insieme a Benedetta Geronzi, (31 anni) ha fondato anche la Filmworld, una casa di produzione per spot pubblicitari che fattura 15 milioni all'anno. I maligni quando hanno visto il marchio Geronzi-Carraro sotto le campagne di Fiat, Wind, Pagine gialle e Poste, accanto all'uccellino di Del Piero o al cagnone della Tim, hanno subito ricordato il rapporto tra Uliveto e la nazionale, il ruolo di Mediocredito nella ristrutturazione dei debito Fiat o l'esposizione di Telecom verso Capitalia. Ma i due rampolli celebri vanno avanti per la loro strada. Carrarino ha messo su anche due società con Romano Malavolta, erede dell'omonimo gruppo alimentare abruzzese con un giro d'affari da 75 milioni di curo. Carraro e Malavolta puntano a costruire immobili turistici con la neonata Italiana Gestioni Srl di Giulianova. Mentre la Axian di Teramo, attiva da settembre scorso, in cui è socia anche Benedetta Geronzi attraverso la Netcorp, costruisce già casseforti, forzieri e porte blindate. E il conflitto di interesse? I puristi del genere avranno da ridire anche in questo caso. Non perché le casseforti fanno pensare alle banche ma perché Malavolta junior è il patron del Teramo Calcio, serie C1.