NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

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IL SEGRETARIO ANNUNCIA LA SVOLTA. E DIFENDE IL PROGETTO DELLA CARTA

 

Massucci: «La vera Tessera è la nostra, ma la Fissc potrà sedere al tavolo con noi»
«Sì, tifosi nell’Osservatorio»

 

"Massucci, avete chiuso il settore ospiti del Massimino per la trasferta della Roma. Per i romanisti, è il quarto divieto stagionale.
«L’obiettivo è di arrivare un giorno a non vietare più nulla. Ma veniamo da una strategia sbagliata nei rapporti tra club e tifosi, ci serve del tempo per riparare».
Si spieghi meglio.
«Ufficialmente, gli ultrà non potevano avere relazioni con le società. Avveniva sottobanco. Si andava dall’elargizione dei biglietti all’organizzazione delle trasferte, fino al meccanismo ricattatorio della responsabilità oggettiva (i club erano costretti a cedere a certe richieste, davanti alla prospettiva di incidenti allo stadio, ndr). I capi ultrà ricoprivano un importante ruolo di aggregazione, diventando dei riferimenti importantissimi per i tifosi. Tra questi c’erano dei bravi ragazzi, che conducevano una vita normale, frequentando magari con profitto il liceo classico. E che poi la domenica seguivano il loro mito. Il capo della curva. Sa quanti genitori ho dovuto avvertire dell’arresto dei figli? Tutti mi dicevano: “Non è possibile”»
(della serie: se segui il capo ultrà - cioè il Male - non puoi che finire arrestato).
Qual è la situazione della curva romanista?
«In assoluto, il comportamento dei tifosi si lega sempre all’andamento della squadra. La Roma in questi anni si sta comportando bene in campionato e nelle coppe. Questo innesca un movimento positivo che coinvolge la tifoseria. Per quanto riguarda la Sud, si è modificata la mappatura della curva. Al Commando Ultrà si sono sostituite una serie di realtà. Un microcosmo. È stato il risultato delle nostre regole sugli striscioni(veramente le regole sugli striscioni sono del 2007 e quindi il microcosmo di realtà non è il risultato delle loro regole).
Dove sono state applicate in maniera rigorosa, sono scomparsi Fedayn, Guerrieri della Notte e quant’altro» (sui "Guerrieri della Notte" non mi soffermo perché immagino sia un esempio. Sui Fedayn mi chiedo: come fa Massucci a dire queste cose a "Il Romanista" che, per l'appunto, è letto da romanisti? I Fedayn ci sono ancora, vivi e vegeti. Non portano lo striscione per via delle assurde regole dell'O.N.M.S. ma sono sempre lì. E' come se io dicessi che siccome ho tolto la targa "Polizia" avanti un commissariato è sparito il commissariato stesso).
Gruppi mitici della Sud.
«Erano la storia della curva».
Mi sembra di capire che prova un po’ di rammarico.
«Beh, sinceramente io ci ho creduto molto nei provvedimenti sugli striscioni. In quella logica dell’aggregazione di cui parlavamo prima, lo striscione simboleggia l’occupazione militare del territorio»
(Quindi non prova alcun rammarico e va preso atto che non c'è niente da fare: il concetto di aggregazione spontanea e per interessi condivisi sintetizzata nelle "formazioni sociali" di cui all'art. 2 della Costituzione rimane un qualcosa di non comprensibile. L'aggregazione per amicizia e volontà di fare il tifo in modo caloroso va sradicato. Ciò che conta è solo il posto indicato sul biglietto da un sistema meccanizzato.
Bene, non ci stanno riuscendo. I Fedayn stanno lì, i Boys stanno lì, gli Ultras stanno lì, i Lupi stanno lì, stanno tutti lì. Senza contare che il "provvedimento sugli striscioni" non ne impone il divieto assoluto: se così fosse, quel che dice Massucci avrebbe un senso: in realtà ne regolamenta solo in modo grigiamente burocratico ((ed incostituzionale dato che la libera espressione non deve essere sottoposta ad autorizzazione).

Se basta un simbolo per aggregare, è sufficiente quello della Roma.
«Ma noi vogliamo che sia quello della Roma. È chiaro che la deriva violenta può nascondersi anche dietro a un emblema positivo»
(Vero. Ma questa risposta dimostra ulteriormente che "vietare" gli striscioni non serve a nulla. Del resto gli hooligans non avevano striscioni e si menavano uguale).
Idem per fumogeni e tamburi? Mai più allo stadio?
«Mai più»
(l'altra sera ero a Londra e stavo vedendo alla TV il West Bromwich Albion: in sottofondo si sentiva un tamburo).
Addio al fumo acre che intasava i polmoni, allora.
«E che non ti faceva vedere la partita per i primi dieci minuti. È’ un altro calcio, è la Roma di Falcao e di Di Bartolomei».
(una Roma che rimpiangiamo... In Sud non volevamo vedere i primi dieci minuti di partita... Quella ce la rivedevamo la sera in televisione... E' questo che ha reso la Curva Sud - e la Roma di conseguenza - famosa nel mondo. Chi voleva vedere i primi dieci minuti andava in Nord: stesso prezzo, stessa visuale. Chi stava in Sud sapeva perfettamente che c'erano i fumoni ed era d'accordo con questo modo di fare il tifo: gli stadi vanno divisi in base alle passioni, non in base a sistemi computerizzati. L'essere umano ha sentimenti, non è un robot: non si può imporre di stare seduti ad un concerto rock, sempre che non si concepisca lo Stato come totalitario e oppressivo).
È’ mai stato in curva?
«Come no».
Non la rimpiange?
«Ricordo tante emozioni, non lo nascondo. Sono un appassionato di calcio e sono romanista. La Sud l’ho vissuta in maniera coinvolgente. Ma ho sempre preso le distanze da certi comportamenti»
(scherziamoci su.... Visto che siamo coetanei, finalmente ho capito chi era quello che me diceva sempre "abbassa la bandiera", "spegni 'sto fumone", "nun cantà Lazio merda"..... :-))).
Nemmeno dialogando con gli ultras si può pensare a qualche concessione?
«Adesso no. Ora voltiamo pagina. Il nocciolo della questione è l’avvio di un dialogo con le tifoserie. Che non si tradurrà nel ritorno di fumogeni e tamburi, ma in minori rigidità. Ci potranno essere interpretazioni più flessibili di alcune norme. Le faccio un esempio. La sera di Roma-Bordeaux è apparso uno striscione per D’Aguanno. Non era autorizzato, ma è stato tollerato. Vorrei sottolineare come da questo dialogo siano escluse le forze di polizia».
Chi deve parlare con i tifosi?
«Le società»
(ma non c'è un divieto in tal senso?)
Questo accade già.
«Intendo un dialogo costruttivo. L’ho detto più volte: servono i dipartimenti del tifo. Per cercare di venire incontro alle esigenze delle curve».
La Roma ha un suo responsabile per i rapporti con i club.
«Dobbiamo immaginare qualcosa di un po’ diverso. Prima, però, una società deve capire quali sono i propri clienti. La "Tessera del Tifoso" aiuta le società ad individuarli. O quantomeno a comprendere con quali persone si può dialogare».
Prima domanda sulla "Tessera": è sempre necessario esibire un documento allo stadio?
«Tecnicamente, sì. La norma prevede che vada controllato all’ingresso. Diciamo che, in un processo di fidelizzazione del tifoso, il documento diventerà eventuale. Anche se non in diritto, di fatto non ce ne sarà più bisogno».
E che differenza c’è con il biglietto nominativo?
«Allo stato attuale, le forze di polizia sono costrette ad abbassare il numero di controlli dei documenti (controlli che peraltro spetterebbero agli steward). Perché ci vorrebbe troppo tempo. Quando entrerà a regime la tessera, i controlli resteranno pochi. Non più, però, perché impossibilitati ad eseguirli, ma perché dietro alla carta ci sarà stata una minuziosa procedura di rilascio. La "Tessera del Tifoso" avrà una foto e, quando andrà a regime, consentirà di non doverla nemmeno più strisciare ai tornelli. Sarà un vero e proprio telepass. E i suoi titolari diverranno clienti privilegiati del club».
(ah, i controlli non servono più? E se entro con la "tessera del tifoso" di un altro tifoso?)
Non è che la carta vi servirà solo a creare un registro unico dei daspati?
«Macché, ce l’abbiamo già».
Ma non le società di biglietteria.
«Lo avranno presto. Stiamo preparando un decreto del Ministero dell’Interno che consentirà loro di interfacciarsi con la nostra banca dati. Se a chiedere un biglietto sarà un daspato, il sistema non lo emetterà»
(beh, certo. Perché secondo loro attualmente un "daspato" andava a prendere un biglietto a suo nome!!!! Così, tanto per farsi denunciare!!!).
Così, una ricevitoria Lottomatica avrà accesso ai nostri dati sensibili.
«Abbiamo sentito il Garante per la privacy».
La tessera non può essere concessa a chi nei cinque anni precedenti ha ricevuto condanne per reati connessi a manifestazioni sportive o a chi ha subìto un Daspo. Ma se io ho già scontato la mia pena, perché non posso averla?
«La legge prevede, addirittura, che non possa essere rilasciata mai a una persona che è stata condannata per quel tipo di reati. Abbiamo interpretato estensivamente la norma, permettendo la consegna dopo cinque anni. Ci siamo agganciati ai principi del nostro ordinamento, che prevedono la riabilitazione giudiziaria appunto dopo quel periodo. Per i Daspo, invece, parliamo solo di quelli in atto. Non di quelli scontati».
Punto primo: non esiste alcuna legge o una norma che dica che la tessera del tifoso non possa essere "rilasciata mai" a una persona condannata per reati da stadio. Quindi non si può "interpretare estensivamente" un qualcosa che non esiste. Secondo poi, la riabilitazione giudiziaria può avvenire dopo 3 - TRE - anni e non cinque....

Art. 179 del Codice Penale
Condizioni per la riabilitazione.
La riabilitazione è conceduta quando siano decorsi almeno tre anni dal giorno in cui la pena principale sia stata eseguita o si sia in altro modo estinta, e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta.
Il termine è di almeno otto anni se si tratta di recidivi, nei casi preveduti dai capoversi dell'articolo 99 .
Il termine è, di dieci anni se si tratta di delinquenti abituali, professionali o per tendenza e decorre dal giorno in cui sia stato revocato l'ordine di assegnazione ad una colonia agricola o ad una casa di lavoro.


Ma facciamo un esempio pratico. Vengo accusato nel 2008 di aver commesso un reato "da stadio", come ad esempio aver acceso una torcia o avere morso al polpaccio un agente di polizia. Tra primo grado, appello e cassazione, la condanna diventa definitiva nel 2013. Cosa accade? Accade che dal 2008 al 2013 mi becco un daspo da 5 anni perché per dasparmi basta la denuncia e non necessariamente la condanna. Dopo di ciò, ricevuta la condanna definitiva nel 2013, non potrò andare allo stadio fino al 2018 perché non mi danno la tessera del tifoso....! Ecco cosa accade e se qualcuno vuole smentirmi mi provi a contraddire su questo esempio appena fatto!
Diciamola tutta: questo è solo un modo per aumentare il daspo dal massimo previsto dalla legge di 5 anni fino a 10 anni.
Senza alcun controllo da parte di un giudice e senza possibilità di rimedio.
Dopo di ciò: è possibile sapere se è necessaria una condanna definitiva oppure se basta quella di primo grado? Insomma, DOVE si può leggere con esattezza quali sono i requisiti precisi per il rilascio della tessera che non siano le parole rilasciate in una intervista?
Punto secondo: secondo Massucci, se io ho scontato un daspo di 5 anni anticipatamente, nel senso che mi hanno daspato solo per via di una denuncia, non sarebbe poi possibile negarmi la tessera del tifoso una volta scontato il daspo.
Bene, non è vero: se io ho scontato il mio daspo ma devo ancora terminare il mio processo, accadrà che a distanza di anni e a daspo già scontato mi verrà negata la tessera del tifoso perché - come detto a distanza di anni - ho ricevuto la condanna per quel reato che già ha provocato il daspo. Sbaglio?

Esempio pratico per far capire l'assurdità della cosa.
Ricevo un daspo di un anno per essere stato accusato (e non condannato) di aver acceso un fumone giallorosso nella finale di Champions League contro il Liverpool.
Per un anno non posso andare allo stadio e il sistema previsto dall'O.N.M.S. non consente né il rilascio di biglietti a mio nome né mi può essere data la tessera del tifoso. Fin qui tutto bene: è logico. Poi inizia il processo, che dura 4 o 5 anni. Nel frattempo ho scontato il daspo e, all'esito del processo, vengo condannato, chessò, a 4000 euro di multa. A questo punto, io che nel frattempo sono tranquillamente tornato allo stadio e mi sono sempre comportato bene, non posso più avere la tessera del tifoso e quindi non posso più andare allo stadio per i prossimi 5 anni!!!!!
Io vorrei che mi si rispondesse su questo preciso esempio e mi si dicesse se questa è una cosa logica o se è, come credo, una idiozia).


Ok, ma che dialogo si può instaurare se non si consente a un tifoso, che ha pagato per le sue colpe e poi ha cambiato vita, di andare allo stadio con la tessera?
«Magari si potesse arrivare a un risultato del genere. Al pentimento di una persona condannata per certi fatti, e che poi vuole avere la "Tessera del Tifoso". Ma non ci sono i presupposti».
(ecco qui: in questa risposta c'è tutto. Chi ha commesso un reato - e oggi per reato da stadio ci sono anche comportamenti come scavalcare una transenna, per intenderci - non può mai cambiare. E' marchiato a vita. Magari il giudice gli ha concesso la pena sospesa, ha scontato il suo daspo per aver scavalcato una transenna per prendere i pantaloncini del suo giocatore del cuore ma, per la Polizia, non ci sono i presupposti per avere la tessera del tifoso).
Gli interlocutori esistono. Però sostengono di non essere stati ascoltati. La Fissc, la "Federazione sostenitori squadre di calcio", sostiene che nessuno del Viminale l’ha interpellata sulla carta.
«La Fissc è in costante contatto con la Federcalcio. Non escludo che a breve possa entrare a far parte dell’Osservatorio».
Davvero? L’ex presidente dell’Osservatorio, Felice Ferlizzi, aveva sempre escluso questa possibilità.
«Io no. La Fissc parteciperà al nostro tavolo quando si tratterà di affrontare delle tematiche che stanno a cuore ai tifosi. Al suo ingresso ci stiamo pensando seriamente. Anche perché ce lo impone la legge istitutiva dell’Osservatorio».
In realtà, il provvedimento prevede una facoltà per il Viminale. Non l’obbligo.
«È vero, è una facoltà. Che intendiamo sfruttare».
"Carta" e "Tessera del Tifoso" sono marchi registrati.
«Pure il nome "Tessera"? A me risultava solo "Carta". Comunque, la vera tessera è solo quella conforme al programma dell’Osservatorio. Il resto sono iniziative che lasciano il tempo che trovano e che non portano benefici, perché non offrono garanzie di sicurezza».
La società che l’ha brevettata sostiene che la propria carta possa aprire i tornelli di tutti gli stadi. Quella del Viminale, invece, funziona solo per alcuni impianti.
«Ok, ma a chi la danno? Per me, vale la tessera della Conad. Nel senso che il meccanismo di rilascio è lo stesso».
È vero che avete adottato un chip RFID su cui bisognerà pagare dei diritti, invece di puntare su uno gratuito?
«Non abbiamo adottato un chip di una marca precisa. Abbiamo detto alle società quali dovranno essere le caratteristiche tecniche, non ci interessa chi produce il chip. È logico che degli investimenti andranno fatti. Perché - questo sì - non tutti gli impianti italiani possiedono dei tornelli compatibili con il software che abbiamo scelto. Sennò, se la tessera del Milan va bene solo per San Siro, non ha senso. Quella rossonera deve poter permettere ai milanisti di entrare senza problemi anche allo stadio di Catania».
Attualmente, non è così.
«La situazione è disomogenea. Ma siamo ancora nella fase della sperimentazione».
Salvo Milan e Inter, nessun altro club ha aderito.
«Chi se ne disinteresserà, andrà incontro a delle restrizioni. I tifosi devono sapere che, se un giorno non potranno andare in trasferta, sarà stato perché il proprio club non avrà sfruttato uno strumento che gli avevamo fornito. Il ministro Maroni è stato chiaro: "La carta dovrà diventare obbligatoria dal prossimo anno". Magari, non dal primo gennaio. Ma dalla prossima stagione sicuramente sì».
(I tifosi, per lo meno quelli che ragionano, invece devono sapere che se non potranno andare in trasferta non è colpa del proprio club che non ha sfruttato uno strumento fornitogli ma perché è stato istituito uno strumento di polizia che con il tifo e con i vantaggi per i tifosi non c'entra un bel nulla.)
Eppure, inizialmente non lo era.
«Avevamo acconsentito alle richieste del mondo dello sport, che voleva lasciare la scelta ai club. I fatti, però, ci hanno detto qualcosa di diverso
(Massucci deve essere diplomatico, ndr)».
(ricordate qualche mese fa quando dicevo "vedrete che la faranno obbligatoria"?)

Ma, tecnicamente, cosa succederà dal primo gennaio?
«Cominceremo a valutare le partite in base all’indice di rischio e al possesso, da parte della società, della "Tessera del Tifoso"»
(quindi dal primo gennaio - o dalla prossima stagione - i tifosi della Roma non andranno più in trasferta: BADATE BENE: vogliono poter dire che la colpa sarà della nostra Società che non si è adeguata. La verità è che non ci si dota di una tessera per essere liberi, e quindi fa benissimo l'A.S. Roma ad infischiarsene, anche se dubito che la scelta sia frutto di una riflessione ideologica. Per me, meglio non andare in trasferta o non entrare allo stadio, se questi sono i sistemi! Queste decisioni da Stato totalitario spero possano crollare sotto il peso visivo ed economico degli stadi vuoti).
Come ora.
«No, adesso stiamo facendo solo delle aperture maggiori a chi ha la carta. Concediamo loro di andare alla partita e di comprare due biglietti».
Capirai.
«Perché? È sempre un vantaggio in più, no?»
(Cristiddio! Comprare due biglietti per una partita di calcio NON PUO' ESSERE UN "VANTAGGIO IN PIU'"!!!!).
Cosa cambierà con gli stadi di proprietà?
«Intanto facciamoli. Sarà la svolta definitiva. Ci permetteranno di rompere una volta per tutte il connubio stadio-polizia».
Gli steward sono in grado di sostituire le forze dell’ordine?
«Sugli steward c’è ancora da lavorare. Soprattutto su quelli romani. A differenza del resto d’Italia, qua non operano benissimo».
A Roma c’è una preparazione peggiore?
«Esatto. Anche se sta andando meglio dell’anno scorso. Quantomeno come numeri. Nella passata stagione, per le partite di Roma e Lazio c’era una pettorina gialla ogni 230 spettatori. Eravamo a malapena conformi alla capienza dell’Olimpico. Adesso, ci tocca lavorare sulla qualità. Vedo ancora steward che assistono all’incontro e che saltano in campo a un gol della Roma. In altri Paesi sarebbe stati cacciati via e radiati dall’albo. Intensificheremo i controlli».
(forse negli altri Paesi sono pagati un po' di più e non sono reclutati tra quelli che non si possono permettere un biglietto per andare allo stadio)
La città di Roma è in grado di ospitare la finale di Champions?
«Sarà la finale più bella della storia. Speriamo che ci sia la Roma, in finale»
(anche a me piacerebbe. Magari dopo una settimana di maltempo come questa. Così Platini nuoterebbe in Tribuna d'Onore insieme ai dirigenti del C.O.N.I. e compagnia bella).