NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











RIFLESSIONI SULLA NEVE

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°89

 

 

La nevicata che ha colpito la nostra terra qualche settimana fa e’ qualcosa di fuori dall’ordinario, a memoria d’uomo e difficile ricordare un evento simile anche nelle zone di montagna, dove pure le nevicate in questi giorni invernali sono ordinarie. Tranquilli non ci uniremo in un populistico afflato a quello che le istituzioni avrebbero dovuto fare, hanno fatto e non hanno fatto. Da tempo abbiamo smesso di aspettarci qualcosa, da tempo riteniamo che soluzioni piu’ violente vadano prese nei confronti di chi non e’ in grado di amministrare il bene pubblico, e tale discorso tocca ogni latitudine. Insomma ad altri il compito di lamentarsi, preferiamo fare, incontrare. Si sono vissuti giorni che definire surreali e’ poco se si pensa alle tante localita’ rimaste isolate per giorni e giorni. L’assenza della luce, guadagnarsi spalando metro dopo metro la possibilita’ di uscire dalla porta di casa, ritrovarsi improvvisamente capovolti indietro di decenni, lontani dai comfort ormai diventati essenziali, per chi ci e’ nato e cresciuto. A questo come se non bastasse, si e’ unita la paura per l’ennesima scossa di terremoto, come topi chiusi in gabbie pronte a crollare, vedere le crepe allargarsi, i tetti cedere, e non poter uscire da casa. Da un balcone di una casa, sotto una tettoia, c’e' un ciclamino e nonostante tutto intorno sia coperto dalla neve, in un monocolore che non lascia spazio a quelli della natura, lui si fa strada fa la coltre della neve e lascia intravedere i suoi petali rossi che non cedono al freddo, come un respiro di qualcosa di unicamente vivo. Cosi' gli uomini, in questi giorni hanno riscoperto cio' che le comodita' delle case di ognuno ha nascosto: il sorriso e la solidarieta’ del prossimo, ci si ritrovava insieme soprattutto nei paesi, dove la situazione era piu’ dura, a spalare, a mangiare, a riscaldarsi, a mettere a disposizione quello di ognuno per tutti; riscoprire l’altro come elemento essenziale. Non c’e’ scienza politica, ideologia o spiriti solidaristici, ma piu’ semplicemente la naturalezza del nostro essere. Come gia’ abbiamo detto ci auguriamo che queste drammatiche situazioni possano essere davvero la riscoperta di cio’ che e’ davvero essenziale, possano dare spazio alla riflessione, che solo se riscopriamo davvero il senso di comunita’: possiamo vincere le nostre paure, abbattere i muri dell’indifferenza e dell’egoismo. E farci trovare pronti di fronte a queste situazioni drammatiche, che avvengono e continueranno ad avvenire. Senza entrare nell’ordine di discorsi scientifici, c’e’ un innegabile forma di ribellione geologica e climatica da parte della Terra nei confronti dell’abuso dell’Uomo, e la nostra zona per conformazione e’ predisposta a subire tutto questo. Prima diventiamo consapevoli tutti, e ci diamo una svegliata, e meno drammatico sara’ il prossimo evento, prima iniziamo tutti a pensare cosa possiamo fare, ognuno di noi, nel nostro piccolo, prima metteremo in difficolta’ davvero chi amministra il bene pubblico e non fa quello che andrebbe fatto. Riflettiamo se ognuno lamenta il proprio problema dalla poltrona di casa non cambia nulla, ma se una comunita’ di persone legate all’interesse del proprio territorio si muove, si "corcia" le maniche, la sua voce difficilmente passera inascoltata, perche’ forte e capace di mettere paura a qualsiasi potere. Un evento cosi’ drammatico ha lasciato dietro di se una spirale di lutti: dai morti nelle nostre montagne, chi e’ rimasto sotto le stalle mentre accudiva i propri animali, chi e’ stato sorpreso dalle tormente di neve mentre tornava a casa, ai malati che hanno visto le loro condizioni aggravarsi dall’assenza di riscaldamento e corrente elettrica. Le vittime dell’hotel di Rigopiano. Le sei vittime dell’elicottero caduto a Campo Felice, con un pensiero speciale per un fiore della nostra terra, Davide, che ha coltivato la sua passione per la montagna, rendendo speciale cio’ che ci appartiene per natura, per territorio, rivolgere da Interamnia gli occhi verso il Gran Sasso.