NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

laboratoridirepressione

SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











LO SCIOPERO DELLE PUTTANELLE!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°93

 

Oggi la partita iniziera’ con un quarto d’ora di ritardo perche’ l’associazione calciatori (il sindacato dei pedanti professionisti per capirci) e la lega pro hanno deciso di fare uno sciopero per porre’ l’attenzione su due gravi fatti di cronaca avvenuti ad Ancona e Catanzaro, dove i tifosi avrebbero aggredito i giocatori. Il caso che riguarda Catanzaro e’ accaduto a Melfi, dove alcuni tifosi dopo la partita avrebbero scavalcato la recinzione e picchiato due giocatori. Quello che ci e’ balzato di piu’ all’occhio e’ l’episodio di Ancona dove ad essere presumibilmente aggredito (il dubbio e’ d’obbligo, e’ l’eterna lotta tra etichette di buoni e cattivi a comandare il mondo, e gli Ultras ovviamente non hanno quella dei buoni) sarebbe stato tale Michele Paolucci che durante la precedente partita di Coppa Italia con il Matera era in tribuna ed avrebbe ingaggiato un scontro verbale con l’intera tifoseria, tanto da essere scortato per andare via. Le cronache della partita riportano tale episodio, precedente di qualche giorno alla predetta aggressione, avvenuta in allenamento. Peraltro le cronache, che per un’equita’ di giudizio siamo andati a controllare, sono le stesse che riportano della presunta aggressione. E descrivono che il giocatore ha sbottato nei confronti dei tifosi che si lamentavano dello scarso impegno della squadra. Cosa si aspettava un mazzo di rose? Bisogna fare un’ analisi piu’ profonda: lo sportivo professionista e’ un “lavoratore” del quale una collettivita’ piu’ intelligente potrebbe fare tranquillamente a meno (come gli sbirri e i politici per capirci), e se il loro “lavoro” esiste e’ perche’ esiste una spettacolarizzazione richiesta da un pubblico che paga il biglietto, e che ha il diritto di lamentarsi se l’atleta fa pena. Nel calcio c’e’ un’ ulteriore aggravante che pesa sulle spalle di questi “lavoratori”, e che a molti di loro sfugge: le maglie che indossano, le societa’ che rappresentano hanno una storia, un bacino di passione rispetto al quale la loro presenza e’ come uno sputo nel mare. A non aiutarli, rispetto al passato, in tutto cio’ e’ sicuramente una sovraesposizione mediatica: che li porta spesso a dire piu’ di quello che possono fare, che li porta nella loro quotidianita’ postando foto varie che in un passato, neanche troppo, remoto sarebbero finite nei loro personali ricordi e che invece adesso sono alla merce’ di tutti, anche di chi in quel momento soffre per fede e amore per un risultato che non e’ quello che ti aspetti e monta la rabbia. La colpa in fondo non e’ neanche delle puttanelle, i calciatori per capirci, in questo ramo la colpa e’ dei papponi e di quelli che oggi si indignano e promuovono questo sciopero ma che non danno nessuna educazione a questi ragazzi, delle societa’ che dovrebbero insegnare anche quando e’ il momento giusto di stare zitti, che dovrebbero insegnare che la maglia che indossano non e’ uno straccetto privo di significato che cambi come cambi il pigiama. L’unico punto di interazione fra una societa’ e un calciatore sono i soldi, quelli da contratto e quelli in nero. L’unica cosa che interessa a codesti soggetti e’ il business, fortunatamente c’e’ ancora qualche romantico che con due schiaffi fa riassaporare il profumo di un calcio che non c’e’ piu’.