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Caso Cucchi, i sospetti dell'avvocato "Sul suo corpo bruciature di sigarette"

 

ROMA - Sessantasette foto scattate al cadavere di Stefano Cucchi dal medico legale che ne effettuò l'autopsia il 23 ottobre, e di cui Repubblica è in possesso, documentano lo scempio di un corpo. "Su quel cadavere - dice l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia - si riconoscono almeno cinque lesioni tipiche delle bruciature di sigaretta". Il riferimento del legale è alla foto numero 0280 in cui si distinguono "lesioni profonde sul braccio destro". Una quarta lesione è sul pollice della mano sinistra. Una quinta è all'attaccatura frontale dei capelli. "Non sono un medico legale, ma anche queste abrasioni alla testa e alla mano - prosegue l'avvocato Anselmo - sono, per la mia esperienza, bruciature. Ma guardando queste foto è evidente che le lesioni subite da Stefano non si limitarono alla frattura di due vertebre e alle ecchimosi al volto".

In effetti, le foto documentano escoriazioni al ginocchio destro, alla tibia sinistra e diffuse ecchimosi su tutto il lato destro del corpo. All'altezza del costato, sotto il braccio, e in corrispondenza del gluteo. Oltre ad un profondo ematoma interno sotto il labbro superiore. "C'è poi - osserva Anselmo - anche una linea di ecchimosi all'altezza della tempia destra. Il che potrebbe far pensare che Stefano abbia subito anche un trauma cranico. Non a caso abbiamo chiesto con i nostri periti che sulla salma riesumata venga fatta una Tac".

La riesumazione della salma sarà preceduta sabato dall'incidente probatorio del testimone S. Y., il detenuto del Gambia testimone del pestaggio subito da Stefano, la mattina del 16 ottobre, per mano di tre agenti della polizia penitenziaria nei sotterranei del tribunale. Il verbale del suo interrogatorio è stato depositato ieri e messo a disposizione delle parti. Per quanto ne riferiscono fonti qualificate dell'inchiesta, il testimone avrebbe messo a verbale i ricordi riferiti da Repubblica nei giorni scorsi. "Non vedi? Guarda come mi hanno menato questi stronzi". Sarebbe questa la frase esatta raccolta dal detenuto africano quando, dopo il pestaggio, e prima del trasferimento a Regina Coeli, si ritrovò insieme con Stefano nella stessa cella del tribunale. Il verbale - per quanto è stato possibile ricostruire - documenta una testimonianza "faticosa", sia per le difficoltà linguistiche, sia per gli evidenti timori del testimone e non è dunque difficile prevedere che l'incidente probatorio sarà terreno di scontro con le difese degli indagati.
Intanto i tre agenti di polizia penitenziaria, Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici, accusati del pestaggio, sono stati messi in congedo per qualche giorno dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e trasferiti a nuovi incarichi: il nucleo aeroportuale di Fiumicino, il carcere minorile di Casal del Marmo, il nucleo traduzioni di Rebibbia.