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Omicidio Cucchi: il supertestimone conferma le accuse

 

Ha visto trascinare Stefano Cucchi nella cella. Ha visto la parte finale del pestaggio subìto dal giovane nel corridoio delle camere di sicurezza del tribunale di Roma. "E' durato non oltre un minuto, potrei riconoscere una guardia", ha ribadito al giudice il detenuto gambiano, supertestimone delle presunte violenze al giovane deceduto, durante l'incidente probatorio. Y.S., cittadino del Gambia di 31 anni, ha ribadito al gip Luigi Fiasconaro le dichiarazioni fatte ai pm. E' lui il primo testimone trovato dalla procura, che indaga sulla morte di Cucchi. Nel fascicolo sono indagati tre agenti della penitenziaria e tre medici dell'ospedale Sandro Pertini. La versione ribadita dall'immigrato ha solo "parzialmente confermato" il quadro che era stato ricostruito nell'interrogatorio reso ai pm. Il supertestimone ha spiegato di aver sentito il rumore di una persona che cade e di calci dati sulle porte di ferro, poi del vociare, di soggetti che parlano con tono basso. Poi ancora rumore di calci e di pianto in modo quasi sovrapposto. A quel punto, dopo "non oltre un minuto", vede Cucchi trascinato in cella. Lo rivedrà poi, dopo l'udienza di convalida dell'arresto, rannicchiato, vicino alla panca che è all'interno della camera di sicurezza, che si teneva una gamba per il dolore. "Non erano carabinieri - ha spiegato il detenuto gambiano -, avevano la divisa blu". Il difensore di uno degli agenti, l'avvocato Corrado Oliviero, passa al contrattacco: "L'atto compiuto oggi dalla procura si è rivelato un buco nell'acqua. L'attendibilità del teste è tutta da stabilire". Replica il pm Barba: "In buona sostanza il teste ha confermato la prima versione". Il gip Fiasconaro ha fatto registrare l'intera udienza. Si è utilizzato un interprete diverso rispetto a quello di cui avevano usufruito i pubblici ministeri.