NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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DAVIDE LIBERO











Il reato di solidarietà punito dalla Giustizia ingiusta

 

Ogni giorno vengono emanate ordinanze contro chi dà da mangiare ai migranti o si dispensano i Daspo urbano per colpire la marginalità sociale, tutti provvedimenti di immagine che non intacano le cause del disagio e del cosiddetto degrado, non vanno oltre la intimidazione e la criminalizzazione, anzi sono strumenti repressivi messaggeri di paura verso chi dissente e disobbedisce.
E’ ormai sempre piu’ diffuso un reato che non trova traccia nel codice penale, quello della solidarietà verso gli ultimi .
Gina De Angeli, infermiera di Massa-Carrara, è sotto processo a Massa con l’accusa di avere guidato un corteo non autorizzato delle lavoratrici Dussman che alcuni anni fa lottavano in difesa dei loro posti di lavoro. Sulle lavoratrici, in appalto all’ospedale di Carrara, come sulle colleghe di altri ospedali toscani, stava per cadere la mannaia della spending review con tagli all’appalto e riduzione dei posti di lavoro.
Gina, è stata condannata ad un mese di arresto e multa di 103 € .
Il reato di solidarietà verso gli ultimi, verso chi subisce soprusi, lincenziamenti e ingiustizie è ormai parte integrante di un codice penale non scritto ma alimentato dalle ordinanze dei sindacati e dalla Legge Minniti.
Lo abbiamo verificato nel caso dei migranti e dei daspo urbani, lo si vede con estrema chiarezza attraverso i licenziamenti arbitrari che colpiscono i lavoratori scomodi e i codici disciplinari che colpiscono delegati scomodi.
Una grande repressione in silenzio si fa strada contro i lavoratori e le lavoratrici, contro chi non intende piu’ subire ingiustizie e disuguaglianze.
La nostra solidarietà a Gina De Angelis la cui unica colpa è stata la sensibilità umana e politica verso le lavoratrici in lotta per la tutela dei loro posti.

il commento di Gina De Angeli alla sentenza di condanna

 

Il 19 ottobre si è tenuta l’ultima udienza del mio processo, i fatti li conoscete tutti … la sentenza è stata una condanna a un mese di carcere, 250 euri di multa e il pagamento delle spese processuali. Aspetteremo ora la deposizione della sentenza per leggerla con attenzione, e chiaro che verrà avviato tutto l’iter per il ricorso … un dato è certo che con questa sentenza si vuole dare un segnale: diffondere paura, rassegnazione, divisione, isolamento e sopratutto abiuria.
Sappiamo anche che con le lotte possiamo strappare dei risultati, ma per le lotte si pagano anche dei prezzi.
Si tratta perciò di continuare a mantenere sempre alto il livello della mobilitazione, della denuncia del sostegno e della solidarietà, per rendere piu difficili, e dove è possibile, neutralizzare i loro progetti.
Non possiamo e non dobbiamo stare fermi di fronte a queste sentenze, continuando ad affermare che non siamo disposti ad abbassare la guardia, a chinare la testa, ma vogliamo continuare con la nostra lotta.
Il presidio che si è tenuto stamattina davanti al tribunale è il segno di una mobilitazione che va avanti in questa direzione, e prendo l’occasione per ringraziare compagni e compagne, lavoratori e lavoratrici per la loro solidarietà e sostegno (anche economico), durante le varie udienze che si sono tenute.
Per la prossima settimana e in programma un’assemblea (comunicheremo poi giorno, ora e luogo), per discutere insieme come contrastare questa e ogni altra forma di attacco, avendo ben chiaro che la resistenza al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro non è nè accettabile, nè sopportabile dalle controparti.
In questi giorni a seguito di un diverbio con un dirigente mi è stato dato della “bolscevica”, credo sia un onore essere paragonato a chi ha, per la prima volta nel mondo, ha sconfitto ogni forma di soppraffazione, di abuso, di violanza, di coercizione e di crimine, indicando al proletariato di tutto il mondo qualè la strada da percorrere. Abbiamo scritto e affermato in passato “che la salute e la sicurezza non si delegano, non si monetizzano e non si subordinano ad alcuna norma, al alcun contratto e ad alcuna legge….”, questo per me si traduce nel fatto che non farò mai un passo indietro consapevole che aver difeso i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e la salute sia un mio dovere e un mio compito.
Chiudo con una frase di Bertol Brecht “Non dimentichiamo mai: ora non è il momento adatto per vincere, ma per combattere le sconfitte”.
Un invito a rimboccarsi le maniche