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Repressione senile sull’attivismo giovanile

 

FONTE:il manifesto

 

Per un attivista ambientale chieste misure anti-mafia. Ultima Generazione espande il repertorio nonviolento oltre il pacifismo morale e quello strategico

 



«Non è vandalismo ma il grido d’allarme di chi non si rassegna ad andare incontro alla distruzione del Pianeta e, con esso, della propria vita». Queste le parole usate per rivendicare le azioni nei musei di Just Stop Oil, Extinction Rebellion e Ultima Generazione (le ultime della rete A22 attiva in 13 Paesi) che aggiornano la nonviolenza classica contro il collasso climatico in un mondo che pare assuefatto a qualsiasi cataclisma e non si rende conto di dove sta andando.

La direzione di chi milita in questi gruppi è invece chiara: l’irritazione, anche manesca, dell’opinione pubblica e la restrizione della libertà personale. Il 3 dicembre, su richiesta della questura di Pavia, il Tribunale di Milano ha fissato al 10 gennaio l’udienza per decidere l’applicazione di misure di sorveglianza speciale per Simone Ficicchia, ventenne militante di Ultima Generazione che ha partecipato a blocchi stradali, verniciate della Scala di Milano e incollamenti agli Uffizi.

In 76 pagine il decreto della Questura descrive Ficicchia come «soggetto socialmente pericoloso» perché «denunciato e condannato più volte» – circostanze smentite dal suo legale. Le misure di prevenzione (desunte dai codici antimafia!) sono previste per la tutela della sicurezza pubblica indipendentemente e a prescindere dalla precedente commissione di un fatto criminoso. Ficicchia ha accumulato decine di “fogli di via” e confronti, ma non scontri, con le forze dell’ordine, maledizioni di automobilisti e passanti e appelli dai direttori dei musei ma non condanne.

Mentre si veniva a conoscenza di questo caso, la Camera convertiva in legge il decreto “anti-rave” e sette giovani evadevano dal Carcere minorile di Milano.

Nell’Italia del 2022 si continua ad affidare al diritto penale la gestione di fenomeni che sfuggono schemi “classici” – della nonviolenza, dello stare insieme o del punire minorenni. Il Governo con l’età media tra le più alte della storia repubblicana non fa tesoro di quanto ha vissuto ma riafferma in toto misure volte a tranquillizzare una parte dell’elettorato, senza tentare di comprendere quanto è chiamato a governare.

Ma non è il solo. A novembre l’international Council of Museums aveva diffidato dall’imbrattare le opere d’arte perché «patrimonio dell’umanità». La lettera confermava in toto il motivo di quelle azioni, talmente evidente era il distacco dalla realtà e dalle finalità delle attiviste che qualche giorno dopo ne uscì un’altra per ribadire che «i musei hanno un ruolo da svolgere nel plasmare e creare un futuro sostenibile. La società civile è un attore chiave nell’azione per il clima. Dobbiamo agire per il pianeta collettivamente perché non esiste soluzione climatica senza una trasformazione del mondo». Un raro ravvedimento operoso per ora sconosciuto a politica, istituzioni o intellighenzia.

In giorni in cui in molte località italiane si prende il sole in costume da bagno e le strade negli Usa sono paralizzate da gelate mortali, occorre un salto di qualità attivista. Andreas Malm, docente di Ecologia umana all’Università svedese di Lund, descrive due tipi di “pacifismo”: morale e strategico. Per il primo la violenza è sempre un errore, per il secondo la nonviolenza è il mezzo più efficace fino a quando, però, non aliena le simpatie dell’opinione pubblica.

Imbrattare Van Gogh o bloccare raccordi stradali istiga antipatie acculturate e non. Un po’ come ballare per ore con la musica a tutto volume.

Ultima Generazione si chiama così perché ritiene che solo qui e ora si possa ancora agire per bloccare concretamente il collasso climatico e garantire un futuro. Nessuno come loro pare esser in grado di espandere il repertorio nonviolento e praticare il gandhiano «essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo». Con buona pace della Questura di Pavia ci vediamo il 10 al tribunale di Milano.

 

Marco Perduca