NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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Audace Genazzano-Sora: vietare una sciarpa per i diffidati è una cosa normale?

 

FONTE:Sport People

 

Ci sono giornate che hanno un valore più importante rispetto al semplice risultato calcistico. Ci sono giornate dove anche se la tua squadra è capolista, anche se sta fagocitando il campionato e si appresta a tornare nel massimo campionato dilettantistico, a tener banco devono essere le idee, il vivere la curva e il non farsi sistematicamente prevaricare. Il non chinare la testa a ogni stupida imposizione. In queste giornate bisogna gridare al mondo intero il proprio diritto di essere tifosi e la propria libertà di esercitare questa passione senza vedersi di tanto in tanto aggrediti dalla mannaia repressiva, anche laddove non ce ne sarebbe proprio bisogno.

La scorsa settimana, ai cancelli dello stadio Tomei, gli ultras sorani si sono visti negare l’ingresso di alcune sciarpe recanti scritte per i diffidati. Secondo il funzionario di turno queste avrebbero incitato alla violenza e, da lì, il diniego. Una scelta piovuta dall’oggi al domani sulla Curva Nord, che in tutta reazione ha scelto di non accedere all’impianto e seguire la partita contro la Vigor Perconti da fuori i cancelli. Una decisione drastica, che ha voluto dare un netto segnale circa la volubilità di alcuni personaggi, pronti a cambiare modus operandi e approccio ogni domenica.

Il tema della violenza è tra i più dibattuti nel nostro Paese, se poi viene applicato al calcio risulta innegabile osservare quanto sovente sia utilizzato ad hoc per creare polemiche e giustificare discutibili giri di vite repressivi. Questa totale mancanza di una visione realistica delle tifoserie e dell’ordine pubblico attorno al calcio, finisce giocoforza per alimentare la frustrazione e l’inadeguatezza di taluni personaggi cui spetta la gestione dei tifosi.

Andiamo con ordine, e poniamoci alcune domande: quale senso avrebbe – al fine di garantire il regolare svolgimento di un evento pubblico – vietare l’ingresso di sciarpe (non bombe, materiale pirotecnico o contundente) recanti una scritta non offensiva? Come si può parlare di scelta intelligente se poi il risultato che ne scaturisce è lo stazionamento, al di fuori dell’impianto, dei tifosi stessi, creando dunque una situazione sicuramente meno controllabile rispetto alla normale presenza sugli spalti? È normale che, ormai, ci si possa alzare la domenica mattina e decidere di partorire una nuova restrizione per ostacolare i ragazzi di curva in occasione di una tranquillissima partita di Eccellenza, per giunta senza tifosi ospiti? È normale non instaurare o distruggere qualsiasi tipo di dialogo (alla base della pacifica e civile convivenza umana) ad appannaggio di palesi e gratuite provocazioni come queste? Per la Questura di Frosinone – sotto la cui egida è posta Sora – è tutto normale? Questo è un modus operandi sano e distensivo?

Forse ci si dimentica troppo spesso che prima di aver a che fare con i tifosi, prima di aver a che fare con gli ultras, si ha a che fare con persone. Avete presente? Due mani, due braccia, una testa. E come tali andrebbero trattate. Anzi, se vogliamo, in questo campo esiste un’infinita e durissima legislazione in caso di non rispetto delle regole. Punizioni che vengono puntualmente comminate e che rendono quindi non solo inutile, ma persino ridicolo il voler vietare l’ingresso a una maglia, a una sciarpa e persino a uno striscione in favore di un ragazzo diffidato. Il problema del nostro Paese, in queste circostanze, è che non vengono mai utilizzati il buon senso e le mezze misure: o è bianco, o è nero. Oltre a esserci un livello talmente alto di ignoranza e pregiudizio attorno al movimento ultras, che alla fine spesso e volentieri chi è deputato a lavorare in ambito stadio finisce per sragionare e passare direttamente a provocazioni e comportamenti draconiani. Quando il dialogo e la ragionevolezza magari non porterebbero a zero il rischio di turbolenze, ma sicuramente renderebbero il clima più vivibile.

È per tutto questo che la scenografia messa in atto oggi dai ragazzi della Curva Nord viene dedicata proprio ai diffidati (omaggiati con una “sciarpata” tematica e con lo striscione Ultras Liberi a sostituire i classici vessilli sorani). Un modo per scuotere l’ambiente e lanciare un chiaro messaggio a chi, con un’impuntatura probabilmente personale, anziché svolgere il proprio mestiere nell’interesse collettivo, spesso e volentieri preferisce dare in escandescenza, sapendo di avere il coltello dalla parte del manico e dimenticando per un paio d’ore i principi basilari della nostra bella Costituzione. Non a caso oggi citata – nel suo articolo 21 – da un lungo striscione esposto sopra la scenografia.

Se è vero che in parecchie sfaccettature della nostra quotidianità questa libertà d’espressione viene puntualmente disattesa e calpestata, in fatto di curva ci siamo quasi – tristemente – abituati. Ed è una cattiva abitudine ovviamente, che in senso più ampio ha dato la possibilità di opprimere, quasi soffocare, svariati spazi aggregativi. Controllati ormai a vista, quasi fossero il male assoluto da evitare e sconfiggere. In un’Italia di vecchi, dinosauri ed elefanti non ci si può aspettare di meglio, ma lo stadio continua a essere una cartina al tornasole dove incredibilmente si concentra un dispiegamento di forze e danaro anche in assenza di criticità. E suddetti divieti sono davvero poco lusinghieri per un posto che si definisce all’avanguardia nel suo continente.

Ponendola su un piano provocatorio: forse determinate società, oltre a prendere posizione, farebbero bene a mettere il titolo della squadra in mano al sindaco e lasciar stare. È quanto successo a Vasto, dopo l’incredibile e inspiegabile chiusura dello stadio in occasione del derby con Termoli (decisione arrivata, ovviamente, quarantotto ore prima del fischio d’inizio). I club dilettantistici sono costretti a fronteggiare ingenti costi e quando vengono privati del proprio pubblico non hanno davvero più ragione di esistere. L’altra alternativa è quella di costituire un fronte comune, in cui si riesca a porre un freno a tutto questo circo ridicolo rappresentato da divieti all’ultimo minuto, funzionari ottusi e senza alcuna conoscenza della materia trattata e settori chiusi per un video pubblicato sui social (chiedere ai poveri dirigenti della Pistoiese, che si sono visti chiudere lo stadio Melani un giorno prima del derby col Prato proprio per questa ragione).

Sarebbe anche il caso che lo Stato centralizzasse determinati poteri e non lasciasse a degli sceriffi la possibilità di utilizzare le proprie “bacchette magiche” e serrare gli ingressi a luoghi pubblici. Ciò che avviene in Italia ormai sistematicamente non solo è scandaloso, ma davvero inquietante se si pensa al silenzio da cui è circondato.

Nota a margine: come sempre ottima prestazione degli ultras sorani. Tifo costante, sciarpate, battimani e il coro “La capolista se ne va e non la ferma più nessuno” che, sulle note de Il tempo se ne va di Celentano, nel finale va sempre più crescendo. Tanto che alla fine sarà cantata proprio insieme ai giocatori festanti sotto al settore. Per la cronaca sportiva i bianconeri si impongono con un perentorio 0-3.

 

Simone Meloni