LA STORIA DELLA CITTA' DI TERAMO

 

Teramo è una città molto antica di circa 52.000 abitanti tutta da scoprire (CAP 64100, TEL. 0861). E' capoluogo di provincia della regione Abruzzo ed è situata a 264 m di altezza, dista 30 km dalla costa adriatica, alla confluenza del torrente Vezzola con il fiume Tordino e copre una superficie di 152 km2. Attivi sono il mercato agricolo di cereali, uva, ortaggi, frutta, olive e quello zootecnico. Presenti sono le industrie meccaniche, alimentari, della ceramica, dei mobili, tessili e dell'abbigliamento.

Antichissima colonia fenicia Petrut o Pretut fenicia, nata come emporio commerciale, capitale dei Pretuzi, fu annessa alla regione picena da Augusto come Interamnia Praetutianorum (III secolo a.C.), che acquisì splendore architettonico e raffinatezza culturale sotto l'imperatore Adriano, deve il nome proprio ai due corsi d'acqua che la delimitano e riunendosi poco dopo l'abitato la collegano al vicino mare. Con la caduta dell'Impero romano (476) la città, distrutta dai Visigoti (410) e in seguito incendiata (XII secolo), dominata dai Longobardi (VII-XII secolo) e poi dai Normanni, attraversa momenti difficili. La rinascita comincia quando il vescovo Giulio II fa ricostruire la Cattedrale bruciata e si conferma sotto Federico II. Dopo che Carlo I d'Angiò divide l'Abruzzo in Citeriore e Ulteriore, Teramo (inclusa nell'Ulteriore) si arricchisce di ulteriori monumenti, tra i quali spiccano il portico del Palazzo Vescovile e il portale della Cattedrale (XIV secolo). Nel XV secolo la crescita economica e culturale viene nuovamente ostacolata dalla rivalità tra la famiglia dei De Melatino (fazione degli Spennati, cosiddetti perché furono quelli che ebbero la peggio e rimasero come uccelli senza piume) e dei De Valle (fazione dei Mazzaclocchi, da "mazzaclocca", la mazza che usavano come arma), caratterizzata da atti di estrema violenza; la "esemplare" impiccagione di 13 Spennati viene ricordata da uno scudo di pietra sul quale sopra due teste con la lingua fuori compare la scritta "A lo parlare agi mesura". La leggenda narra che furono le donne teramane a porre fine all'assurda guerra, proclamando uno sciopero degli affetti. Nonostante i disordini interni, nel corso del '400 a Teramo operano grandi artisti (Jacobello del Fiore, Nicolò da Guardiagrele) e vengono intensificati i rapporti commerciali con l'Umbria, la Toscana e Venezia. Nel settecento e nell'ottocento Teramo ebbe una vivace vita culturale aprendosi alle idee illuministe di illustri studiosi, come Melchiorre Delfico, a cui diede i natali. Fino all'Unità d'Italia (1861) la città segue le sorti del Regno di Napoli e subisce l'occupazione austriaca e francese (XVIII secolo).

Incorniciata nello scenario del Gran Sasso e dei Monti della Laga, che snoda sullo sfondo della città una formidabile corona di cime e pareti,  Teramo è ricca di storia, di natura e di una vivace vita culturale. Malgrado la sovrapposizione di una forte urbanizzazione in periodo moderno, vi sono notevoli testimonianze del passato romano e di quello medievale. Nel cuore del centro storico, tra i resti del teatro e dell'anfiteatro romano, vi è la Cattedrale, intitolata a San Berardo(del 1158, ampliata nel Trecento;tre navate; stupende monofore; portale di Diodato Romano, con bellissime statuine sulle colonnine laterali di Nicola da Guardiagrele, di cui all'interno è custodito il capolavoro, il celebre Paliotto d'argento; Polittico di Sant'Agostino, del veneziano Jacobello del Fiore e affreschi quattrocenteschi). Tra le altre numerose chiese storiche, di cui la città è ricca, da vedere, in Largo Melatino, la chiesa di Sant'Antonio, del 1127 (portale romanico, grande bifora sull'abside esterna, interno a una navata, rifatto in età barocca), e, fuori dell'abitato, in località Frondarola, il Santuario della Madonna delle Grazie(capitelli ornati, archi semicircolari; numerosi dipinti; bellissima Madonna lignea, del XV secolo; chiostro).
Da visitare, inoltre, il bel Convento di San Giovanni (chiostro restaurato), il settecentesco palazzo Delfico, il Palazzo Vescovile (strutture trecentesche), la Loggia del Municipio, la Chiesa di San Domenico e Casa Capuani, in via Veneto, la Biblioteca, intitolata al Delfico, il Museo Civico (dipinti dei secoli XV-XIX, reperti archeologici, maioliche, sculture), il Museo Archeologico e la Pinacoteca, incastonati nella cornice della villa comunale, il Castello della Monica, l'Osservatorio di Colle Urania, a pochi chilometri dal centro storico, fondato nel 1890 da Vincenzo Cerulli. La città e la sua provincia hanno tradizioni artigiane, delle quali da tempo si è avviato il recupero e la promozione: merletti e ricami a punto pittura (introdotti dalla scuola delle Suore della Carità, agli inizi dell'ottocento), artigianato orafo e soprattutto, l'arte del cuoio inciso (oggettistica, borse, cappelli, cinture, frustini, ornamenti e selle equine, ma anche elementi di arredamento, pannelli decorativi e preziose porte). Di grande rilievo la tradizione gastronomica; la "cucina teramana" è più che famosa per le semplici, ma raffinatissime e prelibate specialità, dai "maccheroni con le pallottine" alle "scrippelle 'mbusse", dal timballo alle incredibili "mazzarelle".