NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DIFFIDE E DENUNCE ASSURDE CONTINUIAMO A SCONTARE… VOI PER I VOSTRI “ERRORI” QUANDO COMINCERETE A PAGARE?

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°28

 

Dopo quasi tre anni è arrivata, da parte del tribunale di Teramo, l’assoluzione per tre nostri ragazzi che erano stati denunciati e diffidati per aver minacciato, secondo la questura di Teramo, un dirigente della polizia di stato al termine della gara amichevole con il Pescara, nell’estate del 2011. Quella sera, dopo aver fatto defluire la tifoseria ospite e la quasi totalità dei presenti allo stadio, lo stesso dirigente decide di chiudere alcuni tifosi della curva nel settore e non permettere loro l’uscita, per identificarli; guarda caso, quel gruppo di tifosi erano tutti soggetti appartenenti o vicini, al nostro movimento. Da questo momento il solerte dirigente mette in atto uno show pre-organizzato, farcito di provocazioni, attuate attraverso uno squallido gioco fatto di minacce e offese, pesanti e soprattutto personali, il tutto con l’unico intento di generare una reazione che giustificasse nuovi e “salvifici” provvedimenti di interdizione dagli stadi, tanto per tenere sotto controllo il numero di teste pensanti all’interno della curva. Non ottenuto il proprio risultato, lo stesso, onde evitare di tornare a Viale Bovio a mani vuote, ha fatto una ricostruzione tutta sua dei fatti fino ad arrivare a citare i suddetti tre ragazzi perché, secondo lui, lo avevano offeso e minacciato personalmente. I tre venivano denunciati e diffidati per tre anni. In concomitanza - guarda caso - con la scadenza della diffida, è arrivata questa sentenza, che probabilmente ci riconsegnerà la speranza di rivederli presto in curva (perché ad oggi, nonostante l’assoluzione, la diffida ancora non viene revocata) e con una denuncia in meno sulle loro spalle. Questi tre anni, in cui tre persone hanno dovuto rinunciare alla loro libertà, dimostrano che la loro carta straccia non vale in nessun caso le nostre convinzioni e rimane univocamente e spropositatamente enorme il prezzo da pagare per essere se stessi, per vivere secondo il modo che si ritiene più giusto la propria esistenza. Chi era presente quella sera non aveva bisogno di questa sentenza dei tribunali del potere, per sapere come erano andati i fatti e da che parte stava la ragione; a tutti gli altri vogliamo precisare che, chi ci stima e ci è vicino, lo fa per quello che abbiamo sempre dimostrato e per quello che siamo: non è certo con una condanna o con un assoluzione che pretendiamo di guadagnare più o meno credibilità.
A noi basta essere noi stessi e fidatevi che non è poco.