NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

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DAVIDE LIBERO











...MALUMORI DELLA TESSERA DEL TIFOSO...

 

VERGOGNATEVI!!

 

Tre foto, una fotocopia del documento d’identità, una fotocopia del codice fiscale, la compilazione di un piccolo modulo, in alcuni casi un contributo di €10 e il benestare della Questura. Con questi pochi passi sarà possibile ottenere dal prossimo 1° gennaio 2010 la tanto decantata “tessera del tifoso”. Secondo il Ministro Maroni la tessera del tifoso sarà “uno strumento di fidelizzazione” società-tifosi, previa verifica da parte della Questura, attraverso una procedura standard diramata a livello nazionale con apposita Direttiva Ministeriale. Il progetto lanciato dall'Osservatorio si pone l’obiettivo di creare la categoria dei c.d. tifosi “ufficiali”, previo nulla osta della Questura competente alle rispettive società. Sempre secondo il Ministro questa tessera darà diritto a vari benefici tra cui l’agevolazione per l’acquisto di tagliandi per eventuali restrizioni su un determinato incontro di calcio e ad innumerevoli guadagni in campo di sicurezza, perché costituirebbe una categoria di spettatori appunto “ufficiali”. Di fatto, però, verrebbero costituiti spettatori di serie A e spettatori di serie B, trasformando volontariamente il gioco più bello del mondo in uno sport non più popolare ma sempre più borghese e globalizzato. Dal 1° Gennaio 2010 sarà obbligatoria per chiunque vorrà andare in trasferta e seguire la propria squadra nel settore ospiti, più avanti, sicuramente, sarà obbligatoria anche nelle partite casalinghe a discapito, soprattutto, delle famiglie che saltuariamente vorranno andare allo stadio. Ad ogni modo, negli ultimi anni abbiamo constatato che se è vero che abitiamo in una Repubblica democratica è altrettanto vero che il fenomeno Ultras fa legge a se. Appare ormai anacronistico, infatti, dilungarsi in un analisi tecnico-giuridica sui diversi profili di incostituzionalità delle norme emanate con i recenti decreti antiviolenza, in relazione alla libertà di espressione, di movimento sul territorio nazionale, alla violazione della privacy e alla concreta limitazione del diritto di difesa nei relativi procedimenti giudiziari e amministrativi. Oggi, però, da quando il Ministro ha ufficializzato la data di introduzione di tale card si è scatenato un nuovo ed acceso dibattito polemico, non solo all’interno del mondo ultras italiano, ma anche tra numerosi giuristi ed intellettuali, spesso attenti alle tematiche sociologiche, nonché a tutte quelle iniziative legislative che coinvolgono alcuni dei fondamentali diritti civili, spesso messi a repentaglio da iniziative legislative frettolose, tese più ad ottenere consensi elettorali, che ad una reale risoluzione di piaghe, quali la violenza nel calcio.
L’idea di Anthony Weatherill, imprenditore anglo-italiano, che decise di presentare il suo ambizioso progetto alle Istituzioni italiane ed alla Figc agli inizi del terzo millennio appariva forse troppo utopistica per il nostro Governo, ma è bastata scipparla e poi stravolgerla, per creare qualcosa che oggi potesse contribuire a far crescere i dati pubblicizzati ogni fine anno dalla Questura, inneggianti una visibile riduzione del numero dei feriti tra forze dell’ordine e i tifosi in occasioni di manifestazioni sportive. Povero Weatherill!! Lui pensava, invece, di ridare slancio a quel calcio malato di casa nostra ponendo al centro dell’attenzione proprio i tifosi in una sorta di valorizzazione che avrebbe contribuito altresì a risolvere in parte la violenza nel calcio. Recentemente, intervistato dalla stampa nazionale è apparso amareggiato ed ha ribadito il concetto che “questa così come è stata presentata alla nazione non è la tessera del tifoso ma quella del Viminale, nel senso che da un lato le società sportive regolarizzano il loro rapporto con i clienti/tifosi, ma dall’altro occorre il nullaosta della Questura per poterla ottenere”, proprio come avviene per poter conseguire il porto d’armi.
L’acceso dibattito è infatti rivolto ai criteri con i quali verrà distribuita la tessera, la cui emissione o vendita sarà bandita per qualsiasi persona sottoposta al c.d. DASPO o che è stata condannata, anche con sentenza non definitiva per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive, con la conseguenza che se un cittadino ha in passato sbagliato, per una bravata da ragazzo, poi per tutta la vita non potrà più accedere in uno stadio italiano.
Apparentemente, la Lega Calcio ed il Viminale hanno affermato, pubblicamente, che non potranno usufruire della tessera soltanto coloro i quali hanno una diffida in corso o chi ha avuto una condanna negli ultimi cinque anni, ma di fatto tali affermazioni demagogiche non corrispondono a verità, infatti, l’art. 9 della L. 401/89 è abbastanza chiaro: non si può essere stati condannati, anche con sentenza definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive, senza alcun riferimento agli ultimi 5 anni.
Oltretutto, un cittadino non potrà, ugualmente, accedere negli impianti sportivi anche nel caso in cui alla fine di un procedimento penale venga prosciolto. Dunque, da garantisti quali siamo, ci sovviene spontanea una domanda: ..il principio ben inciso nella nostra carta costituzionale della rieducazione della pena e della risocializzazione del cittadino, che fine ha fatto..?
In ultimo, ma non per importanza, c’è un altro aspetto da analizzare, la tessera del tifoso mette, obbligatoriamente, i dati di chi la richiede a disposizione di un ente terzo, un ente che, è chiaro, non ha nulla a che fare con il calcio e che pertanto potrebbe liberamente utilizzarli per altri fini, quali, ad esempio, il marketing o le promozioni più variegate.
Eppure, nel resto d’Europa esistono già da diversi anni le tessere del tifoso, senza che le stesse abbiano creato malumori. La differenza è che tali tessere sulla base dell’ideazione di Weatherill non sono gestite dallo Stato, le società , infatti, come in Inghilterra sono padrone degli stadi e quindi decidono loro chi affiliare o meno, senza alcun nulla osta da parte delle Autorità di Polizia. Le membership cards sono gestite dalla proprietà, sono a pagamento ed hanno sostituito il pubblico da popolare a ceto benestante, in sintonia con quel meccanismo “turbocapitalista”, che gli ultras locali hanno deciso di accettare.
E’ evidente insomma che l’introduzione di questo nuovo strumento di “catalogazione” dei tifosi, più che rispondere ad una reale fidelizzazione tra le società sportive ed i loro supporters, mira sempre più a reprimere quella forza aggregativa popolare che una volta contribuiva a rendere ancor più bello quello sport chiamato calcio!!