NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











I VOSTRI ABUSI SEMPRE IMPUNITI (4/6/2014 - 11° TORNEO ULTRAS "FRANCESCO PER SEMPRE")

 

Il lavoro che quotidianamente facciamo di controinformazione sugli abusi di potere trova massima espressione in questa iniziativa. Dal titolo qualcuno potrebbe asserire che la nostra è una caccia alle streghe, un cercare in ogni modo di puntare il dito verso le forze dell’ordine. Quest’affermazione non è totalmente lontana dalla realtà, ma se questo avviene, non è frutto di un partito preso o dalla forzatura di voler essere a tutti i costi “contro”, ma frutto di esperienze dalle quali è scaturita una profonda riflessione.
Quando si è scomodi (per come si vive, per come si pensa) la repressione colpisce attraverso le “leggi speciali”, dove quello “speciale”, il più delle volte, sta lì ad autorizzare violazioni di diritti sacrosanti per alcuni ma da quel momento non per tutti, agisce anche attraverso chi è preposto a far rispettare quelle leggi che tramite il suo atteggiamento diventa la prima forma di repressione in cui ci si imbatte ancor prima della legge stessa. Tutto ciò l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle, si chiama abuso di potere; tutto questo succede a noi, “giustificato” appunto dall’introduzione di leggi speciali volte al controllo sociale, come pure sempre più spesso, a comunissimi cittadini che hanno la sfortuna di incontrare sulla propria strada esaltati in divisa.
L’obbiettivo che ci siamo posti da anni (frutto dell’aver approfondito la conoscenza diretta con questa problematica, ma anche attraverso il riscontro contro informativo fatto in questi anni, e quindi osservando e studiando casi diversi dal nostro) è quello di far passare il messaggio che in Italia esiste un “allarme-polizia”. Pensare che ogni singolo caso sia frutto di isolate mele-marce, come vorrebbero farci credere, è l’errore più grave che possiamo fare: è il sistema ad essere marcio. Se andiamo a vedere ogni singola circostanza ci rendiamo conto che la difficoltà di chi cerca di giungere a una verità su quanto accaduto deve cozzare sempre contro depistaggi che la polizia e apparati dello Stato stesso mettono in atto per proteggere i propri “servitori”. Questo a dimostrazione del fatto che tutto il sistema fa scudo intorno alle “mele-marce” ed è ora che questa storiella trita e ritrita lasci il posto alla consapevolezza che il problema persiste assumendo toni sempre più preoccupanti. Se ci fosse davvero la volontà di cambiare le cose, come in ogni democrazia degna di tale nome, gli strumenti indispensabili sarebbero rappresentati dall’introduzione dei codici alfanumerici sulle divise della polizia e del reato di tortura, ma tali strumenti, osteggiati ovviamente dai vertici come dai sindacati di polizia, non sono mai presi realmente in considerazione dagli organi istituzionali, forse per non urtare la sensibilità dei propri cani da guardia?
E allora preso atto di ciò - ci ripetiamo - solo con una presa di coscienza dal basso, nell’opinione pubblica, si può sperare di cambiare qualcosa; solo aumentando la sensibilità di tutti di fronte a questa problematica si accendono i riflettori e la dimostrazione sono quei casi che sono riusciti negli ultimi anni a balzare agli onori delle cronache; ciò è stato possibile solo grazie a famiglie determinate e a chi ha martellato dal basso chiedendo ripetutamente la verità.
Nel film-documentario che proietteremo questa sera, “148 Stefano mostri dell’inerzia”, si ricostruisce la storia di Stefano Cucchi; con essa era nostro interesse porre quest’anno l’accento sulla situazione delle carceri, terreno fertile di abusi perché lontano dagli occhi di tutti e più in generale una situazione che definire disumana è un eufemismo. Per questo abbiamo deciso di invitare l’associazione “Antigone”, che si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale, e che soprattutto negli ultimi anni si è battuta molto per l’introduzione del reato di tortura, strumento necessario per garantire pene certe a chi si macchia di abusi in divisa.
CONTINUEREMO CON I NOSTRI MEZZI A DENUNCIARE TALI ABUSI, CON IL “PRIVILEGIO” DI CHI CONOSCE BENE L’IMPUNITA’ DEGLI UOMINI IN DIVISA.