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Da 8 mesi in carcere per “odore di marijuana”

 

Fonte:urla dal silenzio

 

Rosetta Fragone è la madre di un ragazzo, William, che il 13 giugno ha fatto 31 anni e che è rinchiuso nel carcere di Parma dal primo gennaio. Tutta la vicenda nasce da un presunto “odore di marijuana”, che un carabiniere, durante un “controllo” presso l’abitazione di William asseriva di sentire.
La marijuana non è mai uscita fuori, però William è stato comunque arrestato per presunto “oltraggio a pubblico ufficiale”. La madre sostiene che il carabiniere era deciso ad arrestarlo comunque, ricorrendo ad ogni possibile appiglio. Inoltre il carabiniere era solo, e non c’è un’altra persona che può confermare la sua ricostruzione dei fatti. Anzi, l’unica altra persona che era in casa, oltre al carabiniere e a William smentisce le ricostruzioni del carabiniere.
William il primo gennaio finisce in carcere, come dicevo. E da allora non è più uscito.
Rosetta racconta come attorno a suo figlio sia stata creata, a livello mediatico e anche a livello giudiziario, l’atmosfera del “tossico”. L’arresto e il processo a William è stato “raccontato” come l’arresto e il processo di un tossico. E, denuncia Rosetta, gli stessi organi di giudizio, nell’ambito del processo, hanno preso per buona questa rappresentazione del “tossico”.
Tutta questa vicenda ha segnato profondamente Rosetta e l’ha spinta ad iniziare una battaglia per la difesa di suo figlio. Ma la sua lotta è diventata anche una lotta contro le ingiustizie che tanti ragazzi subiscono dall’apparato della sicurezza e da quello giudiziario.

Pubblichiamo l’intervista a Rosetta, mamma di William.

-Quanti anni hai Rosetta?
Ne ho 52.

-E sei di?
Sono nata a Catania, però vivo a Parma.

-Di cosa ti occupi?
In questo momento sono pensionata.

-Raccontami la vicenda che ti riguarda.
Allora, l’1 gennaio del 2014, a Parma, hanno arrestato mio figlio William, che, il 13 giugno, in carcere, ha compiuto 31 anni. È stato arrestato per un presunto odore di marijuana. Un carabiniere, entrando in casa nostra, avrebbe detto che secondo lui c’era un odore di marijuana, al che mio figlio gli rispose: “Ma cosa sta dicendo? Lei vuole rovinarmi”. Ma lui non sentiva ragioni. Mio figlio gli diceva, anche, che se sentiva odore di marijuana, allora avrebbe dovuto trovarla ed invitò il carabiniere a cercarla in casa. William stesso aveva iniziato ad aprire i cassetti della cucina, ma il carabiniere gli chiese di porgergli le braccia, quando William obbedì, gli mise le manette. Non bisogna dimenticare che il carabiniere era entrato in casa senza nessun permesso e senza nessuna motivazione; anche se è vero che mio figlio doveva essere controllato perché era agli arresti domiciliari, aveva un precedente…

-Raccontami di questo precedente
Stava scontando una pena per estorsione di 4 anni e 8 mesi, aveva quasi finito la pena.

-Era un’accusa reale?
Anche quella non era un’accusa reale; anche in quel caso, purtroppo, hanno calcato la situazione. Si era trattato di un blitz in cui erano state coinvolte 32 persone. Una di quelle fantomatiche retate, per cui basta che tu conosca qualcuno per ritrovarti coinvolto. Comunque, lui si trovava agli arresti domiciliari per questo motivo, aveva già scontato più della metà della pena e quindi usciva per andare a lavorare, si è sempre comportato bene.William è un istruttore di body building, personal trainer. È un ragazzo normalissimo come tutti gli altri ragazzi. Nella sua vita ha anche fumato le canne, non l’ha mai negato. Ha fumato hashish e marijuana come tutti i ragazzi che oggi hanno paura di ammetterlo e come tanti che oggi lo ammettono. Lui rientra nella maggioranza di persone che hanno fumato sostanze leggere.

-Ti capisco perfettamente, nel senso che in Italia, credo che siano davvero pochissime le persone che, in vita loro, non abbiano fumato qualche canna. Inoltre ho conosciuto persone che fumando cannabis hanno migliorato problemi come asma, ansia, depressione.
Questo lo so perfettamente. Credo che non ci sia nulla di cui vergognarsi e nulla da temere per il fatto di avere fumato canne; perché per me la delinquenza e il delinquere sono altre cose. Io ancora oggi, e posso dirlo ad alta voce, penso che mio figlio non è un delinquente. E’ un ragazzo che non ha mai fatto del male a nessuno. Ma a questo ragazzo pubblici ufficiali e forze dell’ordine hanno rovinato la vita. Da qui è iniziata la mia lotta. Una lotta che non finirà. Mio figlio è da 7 mesi in carcere per una condanna di un anno e 6 mesi per un presunto odore di marijuana. È da tener presente che non hanno mai trovato marijuana, non hanno mai trovato droga nella vita di mio figlio. Non possono neanche dire di aver trovato un grammo, mezzo grammo di qualcosa; una canna due canne. Non hanno mai trovato niente. Quindi hanno arrestato un ragazzo solo per un presunto odore di marijuana e puoi stare certo che, per una cosa di questo genere, la rabbia ti sale. Poi, non avendo trovato droga durante la perquisizione, l’hanno arrestato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Un classico insomma. Mio figlio ha rischiato di morire in carcere, ancora oggi è in carcere e ancora oggi si chiede: “Cosa ho fatto per avere scontato tutti questi mesi di pena?”

-Fanno questa assurda perquisizione, non trovano marijuana ma lo arrestano comunque per questo presunto “oltraggio”.
Esatto. Tra l’altro, dei due pubblici ufficiali, uno era rimasto giù e uno era venuto su e che fu quello che poi lo ammanettò. Mentre questo carabiniere lo stava ammanettando, i due cani che abbiamo in casa gli si avvicinarono e lui, spaventato, estrasse la pistola, ed in quel momento poteva succedere di tutto. Un’altra cosa importante è che mio figlio in casa non era da solo. Con lui c’era un testimone, tutto questo è successo con un testimone. Ma questo testimone, nel primo e nel secondo grado del giudizio, è stato considerato tra i testimoni ritenuti non attendibili. Questa è una delle solite farse che esistono ancora in Italia. Prima di questo accaduto, io avevo un minimo di rispetto per le forze dell’ordine; un rispetto che oggi non ho più. Ogni anno, l’ultimo giorno dell’anno, ho sempre chiamato il 112, 113, 115 e il 118 facendo gli auguri di buon anno perché pensavo che, mentre tutti festeggiano, loro lavorano per tutti noi, ma adesso non lo farò mai più. Basta. Ci sono state troppi morti di Stato, perché i pubblici ufficiali approfittano della loro divisa e di un potere che non gli ha dato nessuno. Io oggi sono in contatto con tutte le mamme dei ragazzi che hanno subito ingiustizie, abusi di potere. Sappiamo come agiscono. Io non sono una pazza, sono una persona che sa quel che dice. Quando mi dicono che mio figlio è un tossicodipendente, io rispondo che non sanno cosa significhi questa parola. Non permetto a nessuno di dire che mio figlio è un tossicodipendente. E pensa che anche il giudice l’ha gridato 3 volte in aula.

-In che senso l’ha gridato?
L’ha gridato formulando la domanda alla ragazza che era testimone di mio figlio. Ha usato queste parole: “Ma lei sa chi è il signor William Nocera è un tossicodipendente? Lei lo sa che è un tossicodipendente.” L’ha urlato 3 volte.

-Ma un giudice non può fare così. Cose del genere potrebbero invalidare un processo.
Tutti i processi, anche quello d’Appello, che mio figlio ha già fatto, sono una farsa, un prendere in giro le persone. Addirittura la dottoressa Calandra, che era tra i giudici dell’appello, era lo stesso giudice che qualche mese prima aveva riconfermato la precedente sentenza, quella dei 4 anni e 8 mesi. In questo caso l’avvocato disse che se lo avesse saputo prima avrebbe chiesto di spostare l’udienza, perché mio figlio non si trovasse di fronte la stesso giudici che era già intervenuto, nell’altro procedimento, contro di lui. Mio figlio era già stato giudicato da quella dottoressa e quella dottoressa aveva già pronunciato sentenza contro di lui. Nel corso del processo d’appello, a Bologna, l’avvocato aveva mandato tutti i documenti nei termini di legge; ma il giudice non li aveva accettati perché, fu la sua motivazione, erano arrivati in ritardo. Ma questo non è vero e lo testimoniano i timbri postali. Ecco perché io dico che quando ci vogliono uccidere ci uccidono. Comandano loro, noi siamo nullità, siamo pedine. Anche davanti ai fatti veri loro negano ed i testimoni vengono ritenuti inattendibili. Se loro non individuano un capro espiatorio, si sentono male. Sono molto arrabbiata. Noi vediamo che i veri delinquenti non pagano mai o pagano in minima parte. E vediamo innocenti, o persone che hanno fatto cose lievi, essere arrestati anche per mesi ed anni. E questo è grave. Ed è grave che lo Stato uccida, perché anche questo avviene. Qualcuno potrebbe dire che le mamme difendono sempre i propri figli, ma io i miei figli non li ho mai difesi quando hanno commesso degli errori. Qui io sto parlando a ragione veduta. A mio William potevano fare un test; perché non gliel’hanno fatto? Se questo carabiniere era così sicuro, tanto da aver riportato nel verbale che è entrato in casa ed ha sentito odore di marijuana, perché non è stato fatto un test?

-Quando è stato fatto l’arresto?
L’1 gennaio del 2014.

-Descrivimi la dinamica successiva?
Dopo l’arresto, lo hanno portato in carcere, quindi gli hanno interrotto gli arresti domiciliari e il terzo giorno, il 3 gennaio, gli hanno fatto il processo e lo hanno condannato ad un anno e 6 mesi per resistenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale. Lesioni perché il carabiniere ha dichiarato che il cane, un rottwailer, l’ha morso.

-Ma anche se il cane l’avesse morso, cosa c’entrerebbe tuo figlio?
Bravo. E quando l’avvocato ha chiesto in aula di far vedere il morso, il carabiniere si è rifiutato. Inoltre già se si venisse morsi da un cane di taglia piccola, i segni si vedrebbero; immaginiamo cosa dovrebbe essere il morso di un rottweiler. Se il cane l’avesse morso, il carabiniere sarebbe andato via da casa mia con l’ambulanza, mentre invece era in perfette condizioni. Semplicemente, dopo “l’operazione”, andò al pronto soccorso ed in 10 minuti ne uscì con il certificato in mano. Ci sarebbero davvero tante cose su cui soffermarsi. Comunque, continuando, dopo il processo del 3 gennaio, diedero a William un anno e 6 mesi per oltraggio, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. E da allora mio figlio è dentro. La Corte d’Appello si è pronunciata il 22 maggio, confermando la pena. Prima dell’appello avevo cambiato l’avvocato.

-Perché l’hai cambiato?
Avevo un avvocato di Parma e adesso ho un avvocato di Roma, il signor Spaziani Fabio. L’ho cambiato per due motivi. Il primo è perché Parma e una città particolare dove si conoscono tutti, quindi non si mettono tra di loro i piedi in faccia. E poi lui super la misura quando mi disse: “Purtroppo questo è il sistema…”. Io non ho mandato giù queste parole. Se tu, come avvocato, hai visto che tutta questa storia era una farsa, come ha potuto dirmi una cosa del genere? L’avvocato deve fare il lavoro dell’avvocato, deve attenersi alle leggi e quando vede che c’è un appiglio deve tirarlo fuori. Non può dire: “Questo è il sistema”.

-Hai fatto benissimo a cambiarlo.
Lui era il mio avvocato, doveva stare dalla mia parte, non dalla parte del giudice, altrimenti avrei anche fatto a meno di un avvocato. Attraverso un passaparola ho trovato questo nuovo avvocato, che è di Roma, il dottor Fabio Spaziani. E’ un avvocato preparato.

-È giusto che per questi errori, per questi abusi, si paghi.
Io non posso stare zitta. Se io vado a rubare sono consapevole di due cose: se mi va liscia è ok e non ci piove, ma se mi prendono e finisco in galera è perché ho sbagliato, perché mentre rubavo ero consapevole di quello che stavo facendo. Ma se vado dentro, venendo falsamente accusata di furto, non potrò mai tacere, per questo ora urlo. Perché devo stare zitta quando ho ragione? E comunque, anche se mio figlio avesse effettivamente fumato una canna. Non lo si poteva arrestare solo perché solo per questo.

-Anche secondo la vecchia legge –recentemente fatta venire meno dalla Corte Costituzionale- si veniva arrestati solo se si era in possesso di una certa quantità di stupefacente.
Non si può arrestare una persona solo perché secondo le fantasie di qualcuno ha fumato marijuana. Dove è il codice che prevede questo? Siamo veramente nella follia. E pensa che, appena si è verificata la vicenda, subito le TV e i giornali locali hanno parlato di mio figlio, definendolo un pluripregiudicato e un tossicodipendente. Quando il nuovo avvocato ha incontrato William, si è reso conto che lui neanche sa cosa significa essere tossicodipendente. E poi anche nel caso di ragazzi tossici, se tu li metti in carcere non solo non li aiuti, ma li rovini.

-Sì, così si peggiora solo la loro situazione.
Esatto. Il ragazzo che si trova in quella condizione ha bisogno di un aiuto, non ha bisogno del carcere. Se un ragazzo tossico fa un furto, lo fa per comprare la droga e quindi va aiutato. Se lo sbatti dentro e prima non era delinquente, quando esce lo diventa. Pensa che mio figlio non ha mai fumato sigarette fino a 31 anni; e adesso, in questi mesi di carcere, ha iniziato a fumare sigarette. Dice che li dentro si impara tutto. Si lamentano che abbiamo le carceri piene, ma piene di chi? Quando vado ai colloqui li vedo i detenuti. Mio figlio è stato in tutte e tre le sezioni del carcere di Parma, quindi in questi mesi li ho visti tutti.

-Solo una persona come te, che ha riscontrato con i proprio occhi la realtà del carcere, può capire; finché si è all’esterno non si capisce nulla.
Esatto. Questo è il problema. Poi ci sono i grossi delinquenti, che per me sono quelli che fanno male alle persone, che fanno veramente danni gravi. Non ci sono nemmeno leggi eque. Per esempio, non può esserci la stessa pena per uno che ruba una mela e uno che ha fatto male ad un bambino.

-È un sistema pieno di contraddizioni il nostro.
Esatto. Io poi sono una mamma ormai stanca di lottare, perché già lotto per la mia malattia da 4 anni.

-Che malattia hai?
Io ho un tumore al pancreas.

A che livello è questo tumore?
Si può dire che io fino ad oggi sono una miracolata. Mi hanno operata e mi hanno tolto due tumori, un carcinoma e un mucinoso, coda, testa e corpo pancreas. È dura, non vivi più, la vita ti cambia, non sei più la persona di prima, non puoi vivere più come prima. Tutti mi dicono che sono forte e mi ammirano, però non è facile. Ecco perché io oggi ti ho detto che vivo di pensione, perché a 52 anni ti tolgono tutto. Parliamo di una pensione di 282 euro, sono invalida civile al 100%.

-Grazie Rosetta.

 

‘Hanno tentato in tutti i modi di non farmi entrare. Mi chiedevano di tornare in altro momento, adducendo che non vi era in servizio né il Direttore né il Comandante di Reparto.
Alla fine, solo per la mia ferma opposizione, gli Agenti di Polizia Penitenziaria mi hanno consentito di entrare privandomi dei miei collaboratori tra cui l’esponente radicale Emilio Quintieri con il quale stiamo facendo diverse visite ispettive a sorpresa’. E’ quanto denuncia l’Onorevole Enza Bruno Bossio, Deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Bicamerale Antimafia che nel tardo pomeriggio di sabato, si era presentata, senza alcun preavviso, alla Casa di Reclusione di Rossano per effettuare una ispezione. Com’è noto l’Art. 67 dell’Ordinamento Penitenziario consente anche ai membri del Parlamento ed ai loro accompagnatori di ispezionare in qualunque momento gli Istituti Penitenziari senza la necessità di essere autorizzati per accertare se le condizioni di detenzione siano conformi al dettato costituzionale e cioè che non siano contrarie al senso di umanità e che rispettino la dignità della persona.
“Volevo verificare, in particolare, la condizione di un detenuto che avevo precedentemente incontrato a Catanzaro e che, dalla sera alla mattina, senza alcun motivo, era stato trasferito al Carcere di Rossano anche perché, lo stesso, tramite i familiari, mi aveva segnalato che si trovava segregato in isolamento in modo inumano e gli avevano bloccato la corrispondenza epistolare e telegrafica anche con me mentre non lo potevano fare”. Gli Agenti della Polizia Penitenziaria credevano, invece, che si trattasse di una “tranquilla visita di cortesia”. Tant’è vero che hanno detto alla Parlamentare “Onorevole, attenda in questa stanza, le andiamo a prendere il detenuto che ha chiesto di vedere”. La Bruno Bossio però si è opposta. “Questa è una ispezione, voglio andare a vedere dov’è ristretto questo detenuto e le condizioni delle celle. Non serve a nulla avere un colloquio in questa stanza”. Detto questo, finalmente, ha avuto la possibilità di accedere nel Reparto di Isolamento, posto al piano terra della struttura penitenziaria che, attualmente, a fronte di una capienza regolamentare di 215 posti, ospita 258 detenuti , tantissimi dei quali appartenenti al Circuito differenziato dell’Alta Sicurezza. “Gli Agenti stavano provvedendo a chiudere le porte blindate delle celle di tutti i detenuti allocati in Isolamento, lasciando aperta solo quella del detenuto che volevo visitare. Ad un certo momento gli altri ristretti si sono messi ad urlare chiedendo che vedessi in che condizioni erano costretti a vivere.
Ho chiesto di aprire le celle ma gli Agenti mi hanno detto che non avevano le chiavi per cui non sono potuta entrare. In ogni caso ho visto le condizioni illegali che, sinceramente, non pensavo esistessero in un carcere d’Italia. Ho trovato detenuti sostanzialmente nudi, soltanto con gli slip, in delle celle in cui non c’era neanche il letto, quindi seduti per terra, in mezzo ai loro escrementi, al vomito ed ai piatti sporchi. Mi riferisco, in particolare, alle celle 1, 2 e 7. Uno di loro, italiano, era stato messo lì per aver tentato il suicidio e quindi, assolutamente, doveva essere tenuto in Isolamento. L’esperienza ha dimostrato gli effetti deleteri che l’isolamento produce sulla psiche e sul fisico delle persone costrette a subirlo. Gli altri due, a quanto pare, avevano tentato una evasione. Questi ultimi hanno sostenuto di essere stati pestati dalla Polizia Penitenziaria ed infatti si vedeva che avevano ricevuto delle percosse. Ad uno di loro avrebbero rotto anche un orecchio e non avrebbero ricevuto alcuna assistenza sanitaria”.
Ad aggravare la situazione si è aggiunto il comportamento posto in essere dal Comandante della Polizia Penitenziaria di Rossano, Vice Commissario Elisabetta Ciambriello, la quale ha preteso che l’On. Enza Bruno Bossio fosse accompagnata fuori dal Reparto, ad una postazione telefonica, per potergli parlare. Brevemente le ha detto “Onorevole lei non si doveva permettere di venire al Carcere senza preavviso. Quando si va a casa degli altri si chiede il permesso.” Affermazioni gravissime alle quali il Deputato ha risposto che “Io sono un Parlamentare ed in tale qualità posso ispezionare le Carceri quando ritengo opportuno, senza preavviso e senza chiedere il permesso a nessuno.” Di quanto accertato e dell’ostruzionismo fatto dalla Polizia Penitenziaria che ha limitato l’attività di Sindacato Ispettivo Parlamentare, ne sono stati già informati l’On. Rita Bernardini, Segretario Nazionale dei Radicali Italiani, Sandro Favi, Responsabile Nazionale Carceri del Partito Democratico e la Segreteria del Ministro della Giustizia On. Andrea Orlando. Nei prossimi giorni si procederà ad una formale denuncia indirizzata alla Procura della Repubblica di Castrovillari ed ad una Interrogazione a risposta scritta rivolta al Governo. L’Onorevole Bruno Bossio, ha inteso precisare che, nei prossimi giorni, ritornerà a fare una ennesima visita ispettiva alla Casa di Reclusione di Rossano per fare degli approfondimenti.
Pochi giorni fa alcuni detenuti Del carcere di Rossano avevano preparato un piano per evadere sventato dalla polizia penitenziaria. Lo rendono noto Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale. I detenuti stavano allargando le sbarre della finestra per calarsi con le lenzuola.