NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











QUANDO LA DISCREZIONALITA' DIVENTA UN CAPRICCIO!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°41

 

Nell’ultima partita in casa abbiamo ricordato Bruno, nonostante tutto, con le voci e con le mani. Bruno e’ stato lì, in mezzo a noi come sempre, come ci stanno tutti quei fratelli di curva che vivono nel nostro ricordo e ci accompagnano. “Nonostante tutto” perche’ il dirigente del servizio d’ordine ha deciso, a sua “discrezione”, che due stendardi in ricordo di Bruno non potevano entrare. Alla richiesta di spiegazioni ha candidamente risposto di come fosse infastidito dal fatto che, nelle scorse partite, sarebbero entrati striscioni non controllati. Ecco quindi che torna a galla il modo di operare che da sempre contraddistingue la questura cittadina ed i suoi zelanti operatori, simili a suocere isteriche, che reprimono e castigano tutto cio’ che sfugge al loro asfissiante controllo, che non ottiene la loro “benedizione”, il loro placet, che secondo queste menti contorte dovrebbe avere la loro autorizzazione. Tutto cio’ che si affannano a rincorrere, ad osteggiare con continui sgambetti, che vorrebbero sparisse per sempre, ma che continua a rappresentare il primo dei loro pensieri: il nostro modo di essere, le nostre libere idee.
Come se non bastasse l’utilizzo della discrezionalita’ nell’applicazione di leggi che sono vere e proprie aberrazioni giuridiche, ecco adesso la moda della discrezionalita’ “a capriccio”, della ripicca e del dispetto. Ecco che si colpisce al cuore, si colpiscono i nostri valori, senza nessun rispetto, neanche per chi non c’e’ piu’. D’altronde, per questi signori, e’ sempre stato piu’ facile e naturale vivere la loro misera esistenza nascondendo la testa sotto la sabbia, piuttosto che affrontare la triste realta’ fatta del loro viscidume e della loro ipocrisia, convinti come sono che chi rappresenta lo stato – questo stato! - abbia la facolta’ di stabilire in quale modo, non importa se sia giusto o sbagliato, bisogna colpire uno scomodo pensiero, piuttosto che assumersi le responsabilita’ delle proprie azioni e di ammettere che, in realta’, si e’ incapaci di fare persino il proprio lavoro.
La spietatezza, l’ignoranza, l’infamia di questa repressione rafforza la nostra convinzione che nulla e’ piu’ dignitoso per un uomo che lottare per difendere la propria liberta’ d’espressione. Lo ribadiamo con forza, lo ripeteremo sempre:
CHI CI CENSURA DEL NOSTRO PENSIERO HA PAURA!