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Suicidio in carcere, atroci commenti di alcuni agenti su Fb: “Uno di meno”

 

FONTE: la Repubblica

 

Un uomo si suicida nel carcere di Opera. E gli agenti di Polizia penitenziaria si esibiscono in un diluvio di commenti di questo genere: “Meno uno”. “Un rumeno in meno”, “mi chiedo cosa aspettino gli altri a seguirne l’esempio”. L’ultima vergogna italiana è qui, in un gruppo Facebook di un sindacato di agenti, dove nelle ultime ore si è scatenata una caccia all’uomo che rischia di avere gravi conseguenze.
La cosa nasce due giorni fa quando qualcuno pubblica la storia di un detenuto rumeno di 39 anni, Ioan Gabriel Barbuta, suicida nel carcere di Opera dopo essere stato condannato all’ergastolo nel giugno del 2013 per l’omicidio di un vicino di casa. Una storiaccia emblematica anche perché documenta per l’ennesima volta la barbarie delle condizioni delle carceri in Italia, sia per i detenuti sia per chi ci lavora. “Noi poliziotti penitenziari – diceva non a caso nell’articolo un sindacalista del Sappe – siamo attenti alle difficoltà di tutti i detenuti, indipendentemente dalle condizioni sociali o dalla gravità del reato commesso”. Il problema è però evidentemente come si declinano questa “attenzione e sensibilità”.
Perché i commenti a corredo del post che sono apparsi sulla pagina Facebook dell’Aslippe, uno dei sindacati della Polizia penitenziaria, sono stupefacenti: “Meno uno”. “A me dispiace per i colleghi che si suicidano per soggetti come questo. Per lui no!”, e ancora “chi se ne frega?”, “uno de meno che lo stato non ha da magna…” e a chi faceva notare che i commenti erano fuori luogo la risposta era chiara: “Lavora all’interno di un istituto. Sono solo extracomunitari. Per fare questo mestiere devi avere il core nero”. E la cosa incredibile è che la maggior parte di queste persone arrivavano non soltanto da agenti ma anche da chi ha responsabilità sindacali. Insomma, rappresentanti della categoria.
Questa storia probabilmente però non finirà qui. Perché grazie all’intelligenza e alla sensibilità di qualcuno che lo ha denunciato sui social, è finita all’attenzione del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha immediatamente avviato un’inchiesta interna.