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Carabinieri criminali da rapina a Ottaviano: il segno di un malessere grave

 

FONTE:osservatoriorepressione.info

 

Non è stato un evento frequente quello che è accaduto mercoledì 25 marzo a Ottaviano. Sono avvenuti e avvengono coinvolgimenti penali pesanti di poliziotti o carabinieri: proprio nei giorni scorsi un agente della Mobile di Roma è stato arrestato in relazione all’inchiesta sullla presenza criminale di ndrangheta nel quartiere romano di Primavalle. Ma quanto accaduto a Ottaviano ha superato l’asticella e va oltre la complicità con criminali o altri fatti di mala polizia che sono noti. Si tratta di due carabinieri che hanno preparato una rapina a mano armata in un supermercato, la hanno attuata dando luogo a scene da Far West. I due carabinieri, di stanza a Mestre, sfruttando un giorno di ferie, si sono recati in Campania a 600 Km di distanza per commettere una rapina a mano armata. Uno dei due carabinieri è della Laguna Veneta, l’altro è di origine campana.

Durante la rapina avviene di tutto con episodi da pulp fiction di Tarantino: sparatorie, sangue, scazzottate tra rapinatori e rapinati, col coronamento finale dei rapinati che speronano i rapinatori in auto. A dire il vero è pure alquanto inconsueto un inseguimento di questo genere.

Questo è il resoconto del Corriere della Sera “Volevano farsi giustizia da soli i fratelli Pasquale e Donato Prisco, gestori di fatto del supermercato Eté di Ottaviano. Dopo il colpo, sono stati avvertiti da un dipendente del market e hanno subito dato il via a una missione punitiva. In otto, tra i Prisco e loro dipendenti, anche di un altro market, sono partiti a bordo di due auto – una Volkswagen Polo e una Audi A3 – alla ricerca dei due carabinieri-rapinatori, in fuga su una Lancia Lybra SW. L’auto dei malviventi è stata raggiunta e poi speronata sulla strada statale 268, all’altezza della zona industriale di Ottaviano. Tutti sono scesi dalle vetture: è scoppiata una violentissima colluttazione culminata con la reazione dei carabinieri che, verosimilmente con le loro armi di ordinanza, hanno sparato contro gli aggressori, ferendone alcuni. Loro stessi sono rimasti feriti. Uno ha riportato una frattura delle ossa facciali, l’altro da un colpo di pistola al gluteo. Non è ancora chiaro se che anche gli inseguitori fossero armati. A fare luce sulla circostanza saranno gli esiti dell’esame dello stub, eseguito su tutti i feriti. Nei riguardi dei due carabinieri sono ipotizzati i reati rapina aggravata e tentato omicidio plurimo. Il decreto di fermo è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Nola sulla base degli elementi raccolti dai carabinieri di Torre Annunziata. Entrambi i carabinieri fermati sono stati sospesi dal servizio con effetto immediato. I due sono del Battaglione Mestre e si trovavano in Campania in permesso ordinario. Forti contraddizioni sono emerse nelle dichiarazioni rese agli inquirenti. Sono tra le dieci persone ferite nella tentata rapina al supermercato Eté di Ottaviano.

La sparatoria in un supermercato della catena Eté, tra il cimitero di Ottaviano e San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli. Coinvolte molte persone presenti nell’esercizio commerciale. Nell’azione sono rimasti feriti un dipendente del supermarket e i due carabinieri del Battaglione Mestre, liberi da servizio. Uno dei militari è ferito ad un gluteo; l’altro, colpito in diverse parti del corpo, è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico con asportazione della milza. Nella fuga in auto, una Lancia Station Wagon, i banditi hanno sbandato finendo contro il guardrail. Rimasti appiedati, hanno poi bloccato addirittura un’autoambulanza a bordo della quale la fuga è proseguita. Ma solo per pochi chilometri: sono stati infatti fermati dai carabinieri e portati all’ospedale di Nocera (Salerno) dove sono attualmente piantonati.

L’auto dei malviventi è uscita di strada sulla statale 268 tra Palma Campania e Ottaviano, in direzione Sud: tre feriti in seguito all’impatto. Almeno tre auto civili hanno partecipato all’inseguimento che ha fatto seguito al tentativo di rapina a mano armata al supermercato. Oltre all’auto dei rapinatori, fuggiti subito dopo il mancato colpo, sulle strade dei comuni vesuviani hanno partecipato all’inseguimento altre auto, una delle quali (una Station Wagon di colore blu) è rimasta coinvolta nell’incidente sulla strada statale 268 «del Vesuvio». Le altre auto non sono state, al momento, ritrovate. Alle indagini stanno prendendo parte numerosi carabinieri dei reparti territoriali e investigativi del comando provinciale di Napoli impegnati a ricostruire quanto accaduto e verificare varie ipotesi, tra le quali anche quella secondo la quale i banditi sarebbero stati inseguiti anche da alcuni civili.

Quattro delle persone rimaste ferite sono ricoverate con prognosi riservata in vari ospedali delle province di Napoli e Salerno. Nell’ospedale «Villa Malta» di Sarno dove è morto il figlio del proprietario del market sono ricoverati altri cinque feriti fra i quali i due carabinieri, uno di Chioggia e l’altro originario del Napoletano. «Uno dei due – ha riferito il direttore sanitario Crescenzo – sicuramente è giovanissimo. Ha una ferita al gluteo, l’altro una frattura alle ossa nasali. Abbiamo anche un altro italiano con leggere ferite lacero-contuse e due rumeni, uno con ferite lievi e l’altro con una ferita all’omero».”

I gestori del supermercato di Ottaviano non è noto se fossero armati e/o abbiano risposto al fuoco dei rapinatori.

Soltanto nella vicenda di fine anni ’80 dei poliziotti della Uno Bianca si ricorda di agenti di PS che facevano rapine sparando e ammazzando a go go.

Forse si tratta di una nuova vicenda tipo Uno Bianca agli inizi, poi incartatasi su se stessa? Si direbbe di no. Il problema è presumibilmente altrove ed è complesso. Uno dei carabinieri coinvolti ad Ottaviano ha 34 anni e l’altro 41. Quindi almeno uno dei due appartiene alla generazione di chi è entrato nei carabinieri in quanto aveva assolto il servizio militare volontario: e questo è uno dei problemi. L’Italia ha bisogno di soldati volontari dopo la soppressione della leva obbligatoria. Non tutti si riescono a raffermare nella vita militare, ma hanno garantito uno sbocco con riserva per entrare nelle forze dell’ordine. Da molti anni, disattendendo le disposizioni europee (ma l’Europa stavolta non ce lo chiede?) l’unica via di accesso ai concorsi per entrare nelle forze dell’ordine è quella di aver compiuto almeno un biennio di servizio militare. Chiunque conosca le funzioni di ordine pubblico/tenuta della piazza o di polizia giudiziaria investigativa sa quanto l’attività militare abbia poco a che fare con le divise e le funzioni di carabinieri, poliziotti, finanzieri. Molti dei giovani che entrano nelle forze dell’ordine in Italia hanno prestato servizio per mesi in Afghanistan o Iraq tra bombe, rastrellamenti, attentati dove l’avversario è un nemico pervasivo e informe che ti entra nell’immaginario, nelle ossa e nella pelle per sempre. Ma ci sono altri elementi del puzzle.

Nelle caserme, nelle stazioni, nei commissariati è diffusa, qua e là, un’aria pesante. Alcuni elementi tracimano di filippiche e prediche contro i negri, le zecche rosse, i rompicoglioni, puntando anche sul malessere diffuso, su questioni reali quali la leggerezza dei salari e la carenza di logistica sufficiente (dall’igiene dei bagni alla mancanza dei toner). Spesso questi personaggi sopra le righe sono gli stessi che si danno da fare tra i colleghi a reclutare buttafuori per le discoteche oppure autisti per personaggi altolocati per un secondo lavoro. Ovviamente si tratta di attività illegali su cui spesso nelle caserme e commissariati si usa chiudere un occhio da chi è preposto ai controlli. Raramente sono noti provvedimenti disciplinari duri contro questi figuri.

Infine un problema che è reale, ma sottaciuto, appena appena bisbigliato: la presenza di agenti delle forze dell’ordine tossici o comunque facenti uso frequente di droghe pesanti come eroina, cocaina o sostanze sintetiche. Le caserme non sono impermeabili alle contraddizioni del mondo esterno, l’Italia di oggi. Le tossicodipendenze degli agenti delle forze dell’ordine andrebbero gestite con mano leggera sulla repressione e sul licenziamento, che deve restare l’extrema ratio rispetto a programmi di recupero o al trasferimento in altri settori della pubblica amministrazione, laddove il tossicodipendente ha meno problemi di interferenza e di ricatti connessi alla delicatezza del proprio lavoro. Comunque il problema va affrontato.

E’ perciò un mix di misure e di questioni urgenti che vanno prese di petto senza ipocrisie e infingimenti, altrimenti presto può capitare che agli assalti armati dei furgoni portavalori si troveranno membri delle forze dell’ordine; oppure avremo le forze dell’ordine come quelle greche, dove il 75% apparteneva o era simpatizzante di Alba Dorata.

 

Claire Lacombe