NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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Condanna G8: vergogna!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°54

 

Nella settimana appena trascorsa la Corte Europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per i fatti del G8 a Genova. Da questa condanna si evince che e’ stato violato l’articolo 3 della convenzione sui diritti dell’uomo, che recita: “Nessuno puo’ essere sottoposto a tortura, ne’ a pene o trattamenti inumani o degradanti”. La stessa ha stabilito che il trattamento che e’ stato inflitto deve essere considerato come “tortura”. Nella sentenza i giudici sono andati oltre, sostenendo che, se i responsabili non sono mai stati puniti, si deve soprattutto all’inadeguatezza delle leggi italiane che, quindi, devono essere cambiate. La Corte ritiene, inoltre, che la mancanza in giurisprudenza dell’introduzione di determinati reati non permette allo Stato di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte delle forze dell’ordine.
Questo antefatto non ci serve a cominciare un ragionamento, ma a proseguire un discorso aperto da anni. Non ci accoderemo agli “scandalizzati” dell’ultima ora, alle menti sopite dalle notizie da prima pagina. Noi, del G8 di Genova, parliamo da quattordici anni sui nostri mezzi di comunicazione, raccontiamo le sentenze, le assoluzioni, che quasi sempre hanno riguardato i vertici, raccontiamo di come gli stessi si riciclino in nuovi ruoli di potere. La tortura in Italia ha tanti altri volti (da Aldrovandi a Cucchi, passando per Bianzino fino a Magherini, giusto per citarne alcuni) nelle carceri, come nelle strade e l’impunita’ dei responsabili rimane l’unica costante ma, in questi giorni, nessuno sugli “organi ufficiali” ha preso in considerazione quello che e’ successo, nessuno ha preso realmente coscienza che il problema non puo’ essere relegato ad un semplice episodio come quello del G8 di Genova, ma va invece cercato in un ben piu’ radicato modus operandi che non e’ lontano da noi, ma e’ qui, adesso e incrocia le nostre vite ogni giorno. Tutto cio’ non e’ casuale ma voluto, studiato e applicato nelle dinamiche che cristallizzano il rapporto che intercorre tra un padrone, che detiene il potere e il proprio cane da guardia. Nonostante siano anni che ci battiamo per vedere riconosciuti sacrosanti diritti degni di un paese che voglia definirsi civile, attraverso l’introduzione di norme, come ad esempio i numeri identificativi sulle divise, che possano regolamentare l’operato di chi ha dimostrato in modo sistematico di saper commettere esclusivamente abusi, non ci aspettiamo nessuno stravolgimento dello status quo. Difficilmente vedremo nascere una legge che tuteli davvero il cittadino, ma non ci stancheremo mai di ripetere che solo con una reale presa di coscienza dal basso, solo quando tutti smetteranno di credere alle loro cazzate e inizieranno a pretendere veramente giustizia, solo allora, forse, cambiera’ qualcosa. Fino ad allora gli unici colpevoli continueremo ad essere noi e la gente come noi, chi continuera’ ad essere se stesso, senza scendere a compromessi.