NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

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Andare pacificamente al derby ed essere picchiati dalla polizia

 

Simone 22 anni si incammina, come ogni domenica in cui la Roma gioca in casa, allo stadio per incontrarsi con Valentina, l’amica con cui condivide la stessa passione.
Si avvia all’appuntamento ai cancelli come al solito da solo, Simone non fa parte di alcun tifo organizzato.
Nel tragitto, dopo lo scoppio di alcune bombe carta nelle vicinanze, viene intercettato da alcuni agenti delle forze dell’ordine.
Fin qui niente di male, sembrerebbe un normale controllo, anche auspicabile nella lotta contro i violenti, ma la situazione prende una piega diversa.
L’agente chiede il documento di identificazione, ma non si sofferma a controllare l’identità e procede in un ingiustificato attacco fisico.
Simone viene circondato da una decina di agenti che iniziano a prenderlo a calci, pugni e manganellate, apostrofato bastardo da uno di essi, riceve dallo stesso uno sputo in faccia.
Simone non oppone alcuna resistenza e viene poi lasciato allontanare.
Dopo pochi metri viene nuovamente intercettato da un secondo manipolo di forze dell’ordine che sembrerebbero propense a riservargli lo stesso trattamento.
Ma quello che sembra il capo del precedente attacco, si avvicina al secondo gruppo dicendo “lasciatelo ne ha già prese abbastanza”.
Simone sporge regolare esposto al commissariato di polizia, con purtroppo la certezza che poco sarà fatto per perseguire i colpevoli. Si reca poi in pronto soccorso ( San Pietro) per effettuare lastre a zigomi e costole, ed esami per accertare che non ci sia trauma cranico fortunatamente con esiti negativi.
Evidentemente i casi del passato non hanno ancora insegnato nulla. E' assolutamente ovvio che in momenti di tensione per l'ordine pubblico si possa intervenire colpendo con i manganelli, del tutto meno ovvio è che quando una persona venga fermata per l'identificazione ci si accanisca contro per puro sadismo. Da tempo vado dicendo che siamo l'unico Paese d'Europa in cui gli agenti del Reparto Mobile non hanno i numeri dientificativi sui caschi e mi chiedo quanti altri casi come questo dovranno accadere prima che i nostri governaneti si adeguino, non dico alla Gran Bretagna, ma almeno alla Lituania.