NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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I vostri abusi sempre impuniti: ALDO BIANZINO

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°61

 

TERAMO-PISA 2015/16

 

Il 14 ottobre 2007, nel carcere di Capanne a Perugia, moriva Aldo Bianzino, arrestato il venerdi precedente a Pietralunga, nella sua casa di campagna, vicino Citta’ di Castello, per coltivazione e detenzione di canapa indiana e trasferito nella stessa giornata in carcere dove deve restare in isolamento almeno fino a lunedi 15 ottobre, quando incontrera’ il giudice titolare dell’inchiesta. Sabato 13 ottobre alle ore 14 il legale d’ufficio incontra Aldo e riferisce alla moglie di averlo trovato in buona salute. La domenica seguente, al mattino, la famiglia viene pero’ informata che Aldo e’ morto. Aldo sarebbe morto per malattie cardiache e non presenterebbe segni esterni di violenza; conoscendo Aldo come persona sana, la famiglia non ci crede e chiede l’autopsia. L’autopsia viene affidata al dott. Lalli, un medico legale noto per essere eticamente irreprensibile e dal cui esame risulta che Aldo e’ morto per cause non accidentali e che il suo cadavere presenta chiari segni di lesioni traumatiche: 4 ematomi cerebrali, fegato e milza spappolati, 2 costole fratturate. Il giudice Petrazzini (lo stesso che aveva condotto l’inchiesta sulla coltivazione e detenzione di canapa indiana) apre formalmente una indagine per omicidio volontario, ma l’unico finito sotto processo e’ Gianluca Cantoro, una guardia carceraria, colpevole di omissione di soccorso, falso e omissione di atti d’ufficio. Pena ridicola se confrontata alla gravita’ del reato. Perche’ quella notte le cose andarono diversamente da come si ostina a raccontarle la guardia del carcere. Aldo Bianzino non mori all’improvviso per un aneurisma celebrale – come hanno cercato di dimostrare, senza riuscirci, i periti della difesa della guardia carceraria – ma si e’ spento lentamente e fra atroci dolori per un’emorragia cerebrale detta subaracnoidea, dalla quale avrebbe potuto salvarsi se accompagnato d’urgenza in ospedale. Invece, nonostante le urla e i lamenti del prigioniero, nessuno corse in suo aiuto. Cantoro finse di non sentire e il medico non arrivo’ se non per constatare il decesso. Sin da subito, l’agente ha cercato di truccare i registri per camuffare la sua colpa e l’amministrazione carceraria – nel panico per l’accaduto – prima ha creduto alla tesi di un complotto di detenuti contro la polizia penitenziaria, poi alla versione del campanello d’emergenza rotto. I legali e i periti della famiglia Bianzino hanno spiegato con chiarezza in aula, documenti alla mano, che Aldo avrebbe potuto salvarsi vista la vicinanza al carcere di Capanne di un ottimo ospedale, quindi, come precisa il legale Fabio Anselmo, “la negazione del soccorso a una persona imprigionata altro non e’ che tortura, alla faccia dell’articolo 13 della Costituzione”. Perche’ su questo caso si adombrano anche forti sospetti di torture fisiche subite prima del decesso. Sospetti che e’ stato impossibile verificare, visto che il giudice ha archiviato la faccenda e dunque gli accertamenti incrociati sul legame fra le cause della morte, la colpa del secondino e l’eventuale compartecipazione di chi disponeva delle chiavi della cella. Perche’ l’agente condannato non le aveva, quindi non c’entra con le botte, tante, date ad Aldo e i cui segni erano evidenti sul cadavere. L’autopsia parlava chiaro: Aldo e’ morto per cause non accidentali e il suo cadavere presentava chiari segni di lesioni traumatiche. Definire questo processo vergognoso e’ un eufemismo, la chiara volonta’ di coprire l’ennesimo abuso di potere non e’ che l’ulteriore dimostrazione di quello che da anni denunciamo, la garanzia d’impunita’ che hanno gli assassini in divisa. In questa tragica ricorrenza il nostro pensiero non puo’ che andare ai tre figli di Aldo, con un abbraccio particolare a Rudra, che abbiamo avuto l’onore di conoscere qualche anno fa, quando l’abbiamo invitato alla decima edizione del nostro torneo “Francesco per sempre” e che possiamo considerare a tutti gli effetti un fratello della Curva Est di Teramo.