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Erri De Luca assolto dall’accusa di istigazione al sabotaggio

 

FONTE:osservatorio sulla repressione

 

Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di «istigazione al sabotaggio». Lo scrittore era imputato per l’intervista all’Huffington Post nel settembre 2013: i pm avevano chiesto una condanna a 8 mesiUn «processo alle idee», come avevano dichiarato in molti, e lo stesso scrittore.

 

Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di istigazione a delinquere nel processo per alcune interviste in cui sosteneva che la “Tav va sabotata”.
Il pm aveva chiesto una condanna di otto mesi di reclusione. Per il giudice Immacolata Iadeluca il “fatto non sussiste“.
La sentenza è stata accolta dagli applausi dei numerosi No Tav presenti in tribunale a Torino. “E’ stata impedita una ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo” ha commentato De Luca dopo la pronuncia del dispositivo della sentenza. “Ora – continua lo scrittore – mi sento tornato un cittadino qualunque“.
In apertura di udienza Erri De Luca ha letto una dichiarazione spontanea:
Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura.
 Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per sapere se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione.
Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe scavalcato quest’aula e questo tempo prezioso. 
Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in un commissariato, in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società.
Inapplicabile al mio caso le attenuanti generiche,se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo.
Sono incriminato per avere usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da valorose figure come Gandhi e Mandela, con enormi risultati politici. Democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota la produzione. Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire condanna penale per il suo impiego, ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. 
”A questo servivano le cesoie” : a cosa? A sabotare un’opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica? Non voglio sconfinare nel campo di competenza dei miei difensori.

Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val di Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata.
La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato.
Per Gianluca Vitale, avvocato di De Luca: “Questa sentenza riporta le cose al posto giusto e dimostra che non avremmo dovuto essere qui. Mi auguro che la Procura e la Digos di Torino capiscano che c’è un limite anche all’attività di repressione. La libertà di pensiero deve essere tale in Valle di Susa come nel resto del Paese”.
In un paese normale, dove le contese politiche e sociali non si risolvono a colpi di condanna, ci sarebbe da chiedersi se dopo l’ennesima cantonata, spacciata come fiore all’occhiello, l’apparato giudiziario del sistema tav, non debba essere messo in condizioni di non far ingolfare i tribunali per l’ossessione notav, ma sappiamo che non sarà così, quindi per oggi, non dimenticando nessun notav inquisito o incarcerato, festeggiamo l’assoluzione di Erri e la vittoria della parola contraria, più forte (anche senza sentenze) delle parole del potere!
Lo scorso 15 ottobre, giovedì, si era invece aperto – e subito rinviato – il processo d’appello per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, riportati in aula dalla Procura di Torino dopo averli tenuti oltre un anno in carcere e tutt’ora ai domiciliari, nuovamente con l’assurda accusa di terrorismo già bocciata dalla Cassazione.
Gli avvocati della difesa hanno chiesto e ottenuto (al 30 novembre) il rinvio dell’udienza per leggere le motivazioni della sentenza della Cassazione, utili a condurre il processo, chiedendo (e ottenendo) nuovamente la sospensione delle misure cautelari per i quattro No Tav..