NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











RICORDIAMO GABRIELE SANDRI

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°64

 

TERAMO - LUPA CASTELLI RM 2015/16 Coppa Italia

 

Per chi vive il nostro mondo ci sono domeniche che non si dimenticheranno mai. Ci sono quelle che ci riguardano individualmente, come tifoseria e sono tante, legate a gioie, soddisfazioni, cosi come quelle legate a momenti meno belli, di difficolta’, che, come accade nella vita, ci lasciano sempre un segno, piu’ o meno profondo. Ci sono domeniche dove, invece, tutto diventa surreale, soprattutto quello che circonda il mondo italiano del pallone. Quelle domeniche, irrimediabilmente, segnano epoche storiche, soprattutto per le curve, perche’ rappresentano veri e propri “anni zero” del movimento Ultras in generale. Dopo certe domeniche, insomma, nulla sara’ piu’ come prima.
E’ la tarda mattina di domenica 11 novembre del 2007, quando inizia quello che si puo’ definire un autentico show che gli organi statali mettono in atto, attraverso l’uso del sistema mediatico. Volendo approfondire l’analisi di quelle prime ore, si susseguono in ordine di tempo notizie discostanti, che parlano prima di una rissa tra tifosi dove qualcuno avrebbe tirato fuori una pistola, fino a giungere ai colpi sparati in aria dall’agente Spaccarotella, nella conferenza stampa serale dell’allora questore di Arezzo, Giacobbe. Ci sembra chiaro il meccanismo messo in atto fin da subito, per mettere a tacere una situazione scomoda, che andava trattata come negli anni della “strategia della tensione”, dove la mano della complicita’ dello stato andava sottaciuta nel piu’ assoluto silenzio e gli avvenimenti servivano per demonizzare, in questo caso, gli Ultras. Nella memoria rimangono incancellabili le ridicole trasmissioni che si susseguirono nei salotti della domenica televisiva, dove improbabili buffoni di corte e puttane d’alto bordo impartivano la moralistica lezioncina della severita’, colpevolizzando chi quella domenica era stato solo ed esclusivamente vittima della follia omicida di un singolo, al quale era stata riservata dallo Stato Italiano una forma di protezionismo tipico del padrone con il proprio cane da guardia. In quel preciso istante era chiaro che ad essere scomode risultavano le nostre idee e a non contare nulla, per questo Stato parassitario, erano le nostre stesse vite. Continuiamo ad annoverare Gabriele Sandri fra gli abusi impuniti, anche se qualcuno potrebbe obbiettare che e’ stata riconosciuta la colpevolezza dell’agente Spaccarotella (e ci mancherebbe altro, aggiungiamo noi), ma il delitto di Gabriele rimane impunito perche’ se la vita di un ragazzo di 26 anni vale 9 anni di carcere (e non staremo certo qui a fare conti giustizialisti, visto che alla loro giustizia abbiamo smesso di credere da un pezzo), dovremmo andare a sindacare su quanti processi per omicidio colposo, commessi da quelli che lo Stato considera “normali cittadini” e non suoi rappresentanti, si hanno pene ben piu’ severe. Il delitto di Gabriele Sandri rimane impunito perche’ ognuna di quelle voci, che in quel giorno si susseguirono, giornalisti e istituzioni, dichiarando il falso nel pieno della loro consapevolezza, continua tranquillamente ad occupare, ad oggi, la sua posizione e qualcuno ha fatto (come da italica tradizione) addirittura carriera. Dire menzogne belle e buone da dare in pasto all’opinione pubblica, da parte di questi soggetti, risulta molto piu’ grave del gesto di chi, distendendo le braccia, ha sparato volontariamente un proiettile che ha attraversato 4 corsie d’autostrada, dove transitavano ignari viaggiatori e si e’ andato a conficcare nel collo di un ragazzo come tanti, che si era addormentato con il pensiero di andare ad assistere ad una partita della sua squadra del cuore. Tutti complici dell’assassino, nessuno ha pagato. Al posto di Gabriele poteva trovarsi chiunque. Per questo quello di Sandri, per noi, rimane un abuso impunito.