NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

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GIUSTIZIA PER STEFANO CUCCHI!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°67

 

 

E’ di venerdi scorso la notizia che la procura di Roma, in una richiesta di incidente probatorio, ha chiesto al gip una nuova perizia medico legale sulle lesioni patite da Stefano, che mori nell’ospedale “Pertini” di Roma il 22 ottobre 2oo9, una settimana dopo il suo arresto. Nell’inchiesta sono indagati cinque carabinieri della stazione Roma Appia. Si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro, Francesco Tedesco (tutti per lesioni personali aggravate e abuso d’autorita’), nonche’ di Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini (per falsa testimonianza e, il solo Nicolardi, anche di false informazioni al pm). In particolare, ai primi tre si contesta, dopo avere proceduto all’arresto di Cucchi e dopo aver eseguito una perquisizione domiciliare, “spingendolo e colpendolo con schiaffi e calci, facendolo violentemente cadere in terra” – si legge nel capo d’imputazione – di avergli cagionato “lesioni personali, con frattura della quarta vertebra sacrale e della terza vertebra lombare”. La richiesta di una nuova perizia medico-legale, in sede d’incidente probatorio (il cui esito avrebbe valore di prova in un eventuale processo) e’ basata sulle risultanze di una consulenza del radiologo Carlo Masciocchi, il quale nelle radiografie ha trovato una frattura lombare recente sul corpo di Cucchi. Per gli inquirenti questo elemento di novita’ rende necessaria una rivalutazione dell’intero quadro di lesivita’ anche ai fini della sussistenza o meno di un nesso di causalita’ tra le lesioni patite da Stefano Cucchi a seguito del pestaggio, e l’evento di morte. Le parole che la procura usa sono chiarissime: “Nella notte tra il I5 ed il I6 ottobre 2OO9 Stefano Cucchi fu sottoposto ad un violentissimo pestaggio da parte di Carabinieri appartenenti al comando stazione di Roma Appia”. E’ paradossale che, dopo due gradi di giudizio e sei anni, in cui la famiglia in primis, aveva sempre chiesto di fare chiarezza su quello che era accaduto nella stazione dei Carabinieri di via Appia, mentre tutto l’iter processuale era ruotato attorno a quello che era accaduto al Pertini, all’omissione di soccorso, come se il corpo martoriato di Stefano non dimostrasse da solo che il problema era anche e soprattutto chi l’avesse ridotto in quelle condizioni. Meglio tardi che mai verrebbe da pensare, non ci resta che aspettare e sperare che finalmente Stefano e la sua famiglia possano trovare quella giustizia che fino ad oggi gli e’ stata negata dallo Stato, giustizia che invece ha trovato nella gente comune, in chi non ha avuto bisogno di un esame radiologico per capire quanto male sia stato fatto a quel ragazzo ucciso, senza ombra di dubbio, da soggetti in divisa che hanno abusato del loro potere e vigliaccamente della loro forza e da chi lo ha lasciato morire nell’indifferenza e nel silenzio. Noi questo abbiamo sempre affermato e questo continueremo ad affermare, con forza, indipendentemente da quello che dicono i loro tribunali.