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Caso Stefano Cucchi, interrogato il medico del carcere

 

Ha detto di aver subito pressioni per autosospendersi e ieri, Rolando Degli Angioli, il medico di Regina Coeli che il 16 ottobre scorso ha visitato Stefano Cucchi, è stato sentito dai pubblici ministeri che indagano sul caso. Con questo atto, la procura ha deciso di aprire contestualmente un fascicolo di indagine dopo aver ricevuto una segnalazione scritta e firmata da parte del presidente della commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, Ignazio Marino. Lo stesso Marino è stato ascoltato due giorni fa e ha spiegato di essere a conoscenza della questione, perché lui stesso destinatario delle confidenze del medico. A Degli Angioli, i pm Vincenzo Barba e Francesca Loy hanno, poi, chiesto spiegazioni su quanto raccontato dal parlarmentare del Pd, per cercare di capire se esistano anche altre responsabilità riguardo alla morte del geometra romano di 31 anni avvenuta il 22 ottobre, una settimana dopo l’arresto per droga, nel reparto penitenziario dell’ospedale Sandro Pertini. Dopo l’interrogatorio, il teste non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Con l’apertura del fascicolo processuale, gli inquirenti vogliono accertare se il medico sia stato vittima di pressioni per autosospendersi e se queste siano legate al caso Cucchi. Quando il geometra è arrivato in carcere, dopo il presunto pestaggio avvenuto in una cella di sicurezza del Tribunale e dopo la convalida del fermo, il dottor Degli Angioli ha diagnosticato un pericolo di vita del detenuto e ha protestato vivamente per il ritardo con il quale era avvenuto il trasferimento in ospedale, ma le cose andarono diversamente.

Prima del medico, era stato lo stesso Ignazio Marino a raccontare al procuratore Giovanni Ferrara di aver saputo dal sanitario la storia delle presunte pressioni esercitate su di lui per convincerlo a lasciare l’incarico. Una circostanza che, comunque, deve essere accertata. Marino avrebbe poi informato i pm che, avendo convocato il medico davanti alla commissione da lui presieduta, si sarebbe sentito rispondere che Degli Angioli era fuori dall’Italia. Un particolare che non corrispondeva al vero tanto che, alla fine, sono riusciti a trovarlo e a parlarci.
Il nuovo particolare va ad aggiungersi a una ricostruzione dei fatti che fa pensare quante possibili responsabilità ci siano state in questa vicenda. Al momento gli indagati sono nove, tra agenti penitenziari e medici, ma il numero potrebbe essere destinato ad aumentare.