NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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LE VITTIME DEL DOVERE

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°90

 

Sia chiaro fin dall’inizio davvero nulla piu’ ci stupisce. In questi anni passati a raccontare e vivere la giustizia di questo Paese, ci siamo resi conto di quanto la stessa non rappresenti le istanze dei cittadini ancor meno quando gli stessi si trovano ad aver a che fare con lo Stato e chi lo rappresenta. Se un iniziale stupore, misto a rabbia, ci sorprendeva nel documentare le storie di abusi di potere, di corpi massacrati dalle forze dell’ordine, e delle difficolta’ con le quali le famiglie delle vittime stesse, riuscivano a far emergere cio’ che spesso era maledettamente evidente, per avere un briciolo di giustizia. Tutto questo oggi ci sorprende sempre meno e lo incaselliamo fra le consapevolezze, nulla ci aspettiamo e nulla ci colpisce di questo Stato, se siamo qui a raccontarlo non e’ per stupirvi o per indignarvi ma perche’ ci auguriamo che la consapevolezza aumenti in sempre piu’ persone. Crediamo che a cambiare quello che ci circonda non e’ lo stupore o l’indignazione ma la consapevolezza forgia le coscienze, attraverso di essa le azioni quotidiane dei singoli cambiano e solo attraverso questo si puo’ sperare davvero di cambiare qualcosa, il percorso e’ lungo inimmaginabili i risultati, ma noi nella nostra terra, dai gradoni di questa curva mettiamo la nostra goccia nel mare. La Corte dei conti di Roma la settimana scorsa ha decretato la conclusione del procedimento per il risarcimento al ministero di quanto pagato alla famiglia Aldrovandi per l’uccisione colposa del diciottenne figlio Federico. Chi ha ucciso Federico Aldrovandi per la corte dei conti ha diritto ai benefici di una legge pensata per quegli appartenenti alle forze dell’ordine caduti o rimasti invalidi nella lotta alla criminalita’ organizzata o al terrorismo. Questo si evince leggendo le sei pagine della seconda sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei Conti di Roma. Gli avvocati delle quattro “vittime”, che in una notte di settembre del 2OO5 massacrarono e uccisero un ragazzo di diciotto anni, hanno giocato le loro carte su cavilli burocratici, su comprovati ed evidenti, a loro parere, precedenti casi della stessa tipologia. A tanti era sembrato assurdo che questi soggetti dopo la condanna , per omicidio colposo, continuassero ad indossare la divisa e rappresentare l’ordine dello Stato nelle strade, invece come in un escalation, dove al peggio non c’e’ mai fine, arriva questa ennesima sentenza a dimostrazione che nessun becero omicidio giustifica la condanna di un cane da guardia del potere, soprattutto quando i cani sono fra i piu’ fedeli e i piu’ feroci. Per dovere di cronaca gli stessi dovevano un risarcimento di 67mila euro, via via ridotto fino a I6mila euro dalla Corte dei Conti regionale dell’Emilia Romagna. Dopo l’ultima sentenza ai poliziotti rimane solo l’incombenza di pagare i I28 euro di giudizio. Non aggiungiamo altro, lasciamo alle vostre riflessioni tutto questo. Ci permettiamo nel nostro piccolo da queste pagine di mandare un abbraccio alla famiglia di Federico che vede ucciso quotidianamente il rispetto per il proprio dolore.