NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

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DAVIDE LIBERO











Ucciso in carcere Marcello Lonzi

 

"Mio figlio morto in carcere, dopo sei anni nessuna verità"

 

Livorno - Marcello Lonzi, 29 anni, muore nel carcere delle Sughere l’11 luglio del 2003, secondo l’autopsia tra le 19,50 e le 20,14. Era stato arrestato per tentato furto. Il suo corpo venne ritrovato riverso sul pavimento tra la cella - la numero 21, sesta sezione, padiglione “D” - e il corridoio. La sua testa ostruiva la chiusura della porta. La scena presentava sangue ovunque. Sul suo corpo vennero rinvenute diverse ferite, al torace, al volto e alla fronte. La morte venne attribuita a un infarto per aritmia: “cause naturali”. Le ferite furono considerate come una conseguenza della caduta e dei tentativi di rianimazione. Il caso fu archiviato nel 2004 e riaperto due anni dopo grazie alla determinazione della madre, Maria Ciuffi, convinta che suo figlio sia morto dopo essere stato pestato.
Livorno «Ministro Alfano, guardi su Internet le foto di mio figlio. Mi dica perché è morto». Maria Ciuffi è una madre che non si arrende. Anche suo figlio, come Stefano Cucchi, è morto in carcere, in circostanze misteriose che la magistratura sta cercando di chiarire.
Si chiamava Marcello Lonzi, morì l’11 luglio del 2003 in una cella delle Sughere. Proprio guardando quelle foto Maria Ciuffi si è convinta che glielo abbiano ammazzato e che la versione delle “ cause naturali” - stabilita da una prima indagine con cui la magistratura archiviò il caso nel 2004, per poi riaprirlo due anni dopo - serva solo a coprire le responsabilità dei “colpevoli”.
Una verità non c’è ancora, ma per le prossime settimane è prevista la chiusura della seconda inchiesta, condotta dal pm Antonio Giaconi, che vede indagati un detenuto, con l’accusa di omicidio preterintenzionale, e due agenti di polizia penitenziaria per omesso controllo. Intanto, dopo sei anni e mezzo di domande senza risposta, Maria Ciuffi, ha preso carta e penna e ha scritto ad Alfano sull’onda del clamore suscitato dal caso Cucchi, di cui il Guardasigilli riferirà oggi in Senato: «Mi spieghi - scrive al ministro - perchè ci sono voluti sei maledetti anni per capire che era stato ucciso (questa è la convinzione della madre, le indagini sono ancora in corso, ndr). Le foto del cadavere di mio figlio sono così crude che io come mamma non dovrei neppure guardarle, ma se sono arrivata sin qui è solo grazie alla mia volontà di lottare».
Insiste Maria Ciuffi: «Mi chiedo perché per Marcello non ci fu tanto clamore. E non parlo solo per me, ma per tutte quelle madri che dopo aver perso il figlio in carcere non hanno ricevuto lo stesso trattamento riservato al caso Cucchi». Poi precisa le ragioni della sua lettera: «Ho sentito il ministro in televisione dire che sul caso di quel povero ragazzo morto a Roma farà questo e farà quello. E noi? Perché non si spende anche per gli altri casi? Il ministro si deve rendere conto che nelle carceri italiane si muore tutti i giorni, ma i tg non ne parlano mai».
La madre di Marcello non vuole entrare in nessuna competizione del dolore, né confrontare la sua tragedia con quella di nessun altro. La sua intenzione è segnalare ciò che ritiene un problema più grande, che secondo lei riguarda molte altre carceri: le morti oscure, rimaste senza perché.
Nei giorni scorsi Maria Ciuffi ha chiamato la mamma di Stefano Cucchi per esprimerle vicinanza: «So quello che passi - le ha detto - posso solo dirti di non fidarti dei politici, fanno tante promesse ma cercano solo pubblicità. Penso che anche tu resterai sola. Lotta e non ti arrendere”.
E' settembre 2003 Maria Ciuffi si presenta al consiglio comunale di Livorno per chiedere ai capigruppo dell’assemblea il loro appoggio e il loro aiuto per fare luce sulle cause del decesso di Marcello, a Ottobre L’Onorevole Giuliano Pisapia presenta un’interrogazione al Ministro della Giustizia Castelli chiedendo "se non intenda adottare le opportune iniziative, affinché sia istituita una commissione ministeriale per chiarire le eventuali responsabilità amministrative connesse con la morte del detenuto..."
11 giugno 2004
Maria Ciuffi si costituisce come parte offesa nel procedimento (a carico di ignoti) per la morte di suo figlio Marcello Lonzi. Tramite il suo avvocato si riserva di chiedere la riesumazione del corpo, per farlo sottoporre a nuove perizie.
1 luglio 2004
Il pm Roberto Pennisi avanza richiesta di archiviazione del procedimento (per omicidio), aperto contro ignoti, sulla morte di Marcello Lonzi. Secondo il pm Marcello sarebbe morto per un infarto, dovuto a "cause naturali".
23 luglio 2004
Maria Ciuffi si oppone alla richiesta di archiviazione, chiedendo un supplemento di indagine, a partire da alcune fotografie del cadavere di Marcello Lonzi. "In quelle foto - spiega l’avvocato Vittorio Trupiano - ci sono i segni di vere e proprie vergate, striature viola sulla pelle gonfia e rialzata... ecchimosi che possono essere state fatte solo con un bastone, un manganello. Certo, non sono i segni di una caduta".
8 settembre 2004
Il gip del Tribunale di Livorno, Rinaldo Merani, respinge la richiesta di archiviazione, avanzata dal Pm Roberto Pennisi, e fissa per il 10 dicembre l’udienza preliminare, durante la quale il caso sarà discusso.
20 settembre 2004
Il Capogruppo dei Verdi Paolo Cento rivolge un’interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia sull’utilizzo delle cosiddette "celle lisce" nel carcere "Le Sughere" di Livorno.
23 settembre 2004
Ventiquattro detenuti del carcere di Livorno (che si firmano con nome e cognome), scrivono: "Siamo tutti sotto choc per quanto sta accadendo da quattro mesi a questa parte. Abbiamo paura anche di andare ai colloqui con i familiari, perché non sappiamo mai cosa possa accadere".
10 dicembre 2004
Il pm Roberto Pennisi - che ha chiesto l’archiviazione del caso - dichiara davanti al gip Rinaldo Merani che tutti gli atti di indagine "doverosamente eseguiti a seguito del fatto" sono valsi "a escludere ipotesi diverse da quelle che riconducono la morte del Lonzi a cause naturali".
10 dicembre 2004
Il giudice delle udienze preliminari, Rinaldo Merani, accoglie la richiesta di archiviazione presentata del pm Roberto Pennisi.
12 gennaio 2006
Maria Ciuffi denuncia il pm di Livorno Roberto Pennisi (magistrato di turno la notte del decesso), il medico legale Bassi Luciani (che eseguì l’autopsia) e un agente di polizia penitenziaria il cui nome non risulta chiaro negli atti (Giudice Nicola o Nobile Nicola). All'udienza, davanti al gip di Genova, dott. Fenizia, viene presentata una contro perizia medico - legale. Il gip si riserva di decidere se dare seguito alla denuncia, oppure se archiviarla.
28 gennaio 2006
Il gip di Genova archivia la denuncia di Maria Ciuffi, ma allo stesso tempo prende atto che la contro-perizia contiene elementi che potrebbero "avere una qualche rilevanza ai fini della riapertura delle indagini, a norma dell’articolo 414 del codice penale".
28 agosto 2006
Riaperto il caso della morte di Marcello Lonzi. Il risultato si deve soprattutto all'impegno della madre, Maria Ciuffi, che non si è mai data per vinta ed ha promosso anche una colletta per il pagamento delle spese legali raccogliendo 5.000 euro.
31 ottobre 2006
Il corpo di Marcello Lonzi viene riesumato per essere sottoposto ad una nuova perizia medico-legale. Alcune ferite non sono compatibili con la versione ufficiale della sua morte: arresto cardiaco per "cause naturali".
(Consequentemente ad essa nuove perizie hanno evidenziato numerose fratture costali, la frattura dello sterno ed altri inequivocabili indizi "stranamente" omessi nella precedente perizia.Tutto ciò ha portato alla riapertura dell'inchiesta ancora in corso.)
11 luglio 2007
A quattro anni dalla morte la madre di Marcello continua a chiedere giustizia: "Sono tornata qui anche oggi. E tornerò fino a quando riuscirò a camminare. Voglio sapere la verità su come è morto mio figlio". È arrivata davanti al carcere delle Sughere circondata da amici e conoscenti Maria Ciuffi, la madre di Marcello Lonzi, il detenuto che nel luglio di 4 anni fa fu trovato senza vita a 29 anni, nella cella dove scontava una breve condanna.
12 luglio 2008
Comunicato presidio per Marcello Lonzi
3 luglio 2008 A 5 anni dalla morte violenta di Marcello Lonzi nel carcere "Le Sughere" di Livorno, tra silenzi ed omertà, anche il sostituto procuratore di Livorno, dott.Antonio Giaconi, paventa la possibilità di un pestaggio quale concausa della morte.Dopo una prima archiviazione e la riapertura dell'inchiesta, si sono aggiunte nuove testimonianze di ex detenuti mai ascoltati nelle precedenti indagini, archiviate frettolosamente dall'ex procuratore Pennisi.
La riapertura dell'inchiesta nel 2007 è stata ottenuta solo grazie alla caparbietà della madre, Maria Ciuffi.
24 gennaio 2010
Sarebbe stato il suo stesso cuore malato ad ammazzare Marcello Lonzi alle Sughere di Livorno. E i buchi in testa se li sarebbe procurati cadendo su un secchio o su un termosifone. E le otto costole rotte e le ecchimosi sulla schiena gliele avrebbe procurati la foga dei soccorsi. Sette anni e mezzo dopo, la perizia finale sulla morte del detenuto ventinovenne, sembrerebbe annunciare un'archiviazione su cui il gip dovrebbe pronunciarsi entro pochi giorni. E allora si capisce perché il pm non l'aveva consegnata al legale di Maria Ciuffi prima della manifestazione dello scorso 16 gennaio a Livorno.
Maria è la madre di Lonzi, arrestato nel marzo del 2003, condannato a nove mesi per tentato furto. Ucciso dalla galera alle Sughere di Livorno nel luglio del 2003. «Ma davvero è morto in quella cella?», continua a chiedersi Maria Ciuffi, da quando i Ris di Roma, la scientifica dei carabinieri, le hanno esclusola presenza di una sola goccia di sangue. Le celle dell'isolamento delle Sughere sarebbero restate fuori dalle indagini. L'ultima perizia sembra una pietra tombale sulla battaglia di verità e giustizia ma il diario clinico, allegato alla documentazione della perizia, rivela che, giunto il 3 marzo 2003 Lonzi «riferisce percosse, plurime escoriazioni e lividi a cosce e gambe... dolore all' emitorace, si necessita radiografia (l'avrà poi fatta?, ndr), si trascina sulla gamba destra perché la sinistra riferisce che è contusa».
«In sette anni è la prima volta che viene fuori. E' la prima volta che lo leggo... Sembra il caso Cucchi», dice ancora la signora Lonzi che ora ha sporto denuncia per sapere se davvero suo figlio sia stato pestato dalla polizia al momento dell'arresto.