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L’abuso del 41bis non ha alcuna giustificazione

 

FONTE:contropiano

 

Nelle carceri italiane le persone detenute in regime di 41 bis sono salite a 740. In media l’età dei detenuti al 41 bis va dai 50 ai 69 anni ai quali si aggiungono 87 detenuti che hanno superato i 70 anni. Le donne sono sei.

La maggior parte dei detenuti sono riconducibili a organizzazioni criminali, ad eccezione di 4 prigionieri politici tra cui Alfredo Cospito, militante anarchico. Gli altri sono prigionieri militanti delle ultime Brigate Rosse, in carcere dai primi anni 2000.

È questo il quadro emerso dall’ultimo rapporto presentato dal Garante delle persone private della libertà personale. Secondo Mauro Palma, il numero di detenuti nel regime del carcere duro però sarebbe troppo elevato, anche a voler prendere per buone – e non è francamente possibile – le ragioni solitamente addotte da tutti i governi.

Deriva da questa considerazione la sua richiesta di indirizzare alcuni di questi detenuti al regime di Alta sicurezza (che, come dice la stessa definizione, è comunque un regime carcerario afflittivo e restrittivo).

I 740 detenuti attualmente al regime del 41 bis sono rinchiusi in 12 istituti penitenziari e distribuite in 60 sezioni.

Di questi sono 613 le persone con una condanna definitiva. Per altre 121, invece, si tratta di una “misura cautelare”. In 6, infine, sono sottoposte a misure di sicurezza. Si tratta di numeri che non si discostano troppo da quelli registrati negli ultimi dieci anni.

Il numero più alto di persone detenute in regime di carcere duro si concentra nel carcere de L’Aquila, seguito da quello milanese di Opera, dall’istituto Bancali di Sassari e da quello di Spoleto.

Presentando il rapporto, il Garante Mauro Palma ha espresso perplessità sul regime del 41 bis. La misura, infatti, incide significativamente sulla vita delle persone ristrette con misure che in nessun modo possono essere presentate come strettamente funzionali al regime carcerario. Tutti abbiamo presente il divieto opposto, per esempio, ad Alfredo Cospito di tenere in cella una foto dei genitori…

Ma soprattutto, Palma evidenzia che durante la detenzione bisogna in ogni caso prestare molta attenzione all’evoluzione dei legami tra la persona detenuta e le organizzazioni criminali. Se questo non accade, il rischio è di rinnovare la misura solo in riferimento al reato iniziale, con il risultato di prorogare il 41bis per “impedire i contatti con organizzazioni”… che non esistono più.

Alla luce di tutto ciò, il Garante ha chiesto “alla politica” una serie di interventi, tra cui l’abolizione delle aree riservate e l’alfabetizzazione delle persone detenute fornendo loro almeno libri elettronici.

Mauro Palma ha rivolto anche un appello ad Alfredo Cospito a cessare il suo sciopero della fame e quindi la morte. Il “sacrificio” di una persona non ha mai portato in uno Stato democratico “alla modifica di una legge“, ha osservato Palma, ma la sua protesta “ha fatto sì che ora del 41bis si ridiscuta“.

Il Garante delle persone detenute ha chiesto di “Percorrere tutte quelle vie che, non negando con un atto di imperio le decisioni della magistratura, diano soluzione al problema individuale“.

I legali di Alfredo Cospito, di fronte all’ennesimo rifiuto della magistratura di revocare il 41 bis stanno procedendo con un ricorso in sede di Corte Europea dei Diritti Umani.