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Francia, torna la pirotecnica (che non se n’è mai andata)

 

FONTE:Sport People

 

Con il decreto 2023-216 del 28 Marzo 2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il Ministero dello Sport francese, di concerto con il Ministero dell’Interno, ha sancito il ritorno ufficiale della pirotecnica per tutte le tifoserie del calcio professionistico. Questo perché di fatto fumogeni e torce non sono mai del tutto spariti dagli spalti ed oltre a chi, a suo rischio e pericolo (in termini di ripercussioni legali, ovviamente…), decideva di accenderne qualcuna solo per dimostrare la stupidità del divieto, c’erano in realtà una serie di tifoserie come Lorient (già dal 2021), Toulouse, Angers, Le Havre, Clermont-Ferrand e altre che questa fase di “sperimentazione” l’hanno già attraversata. Questa non è che una, tra virgolette, ufficializzazione o, se vogliamo, allargamento della prassi su vasta scala.
Lo si deve anche al lavoro che possiamo definire di lobbing dell’ANS, l’Association Nationale des Supporters, praticamente il corrispettivo francese di quello che fu e che fece Movimento Ultras in Italia e che, coadiuvata dall’INS, l’Instance nationale du supportérisme, che è invece un’organizzazione governativa che si occupa della stessa materia, ma evidentemente non con il paraocchi come fanno i suoi emuli italiani, ha ottenuto questa piccola grande vittoria.

Siamo più o meno di fronte al filosofico dubbio fra il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, sta di fatto che un passo verso la depenalizzazione della pirotecnica è stato mosso, un’apertura ai tifosi e alle loro esigenze o alle loro prassi rituali è stata fatta. Certo ci sono tutta una serie di vincoli e di regolamentazioni che agli ultras italiani più duri e puri farebbero storcere la bocca e che, per certi versi, ricordano molto da vicino il percorso in Italia appena abbozzato (e sempre fortemente osteggiato) delle autorizzazioni degli striscioni.

In questo caso specifico e in tal senso, il salto in avanti in termini di richieste ed obblighi da parte dello Stato diventa ancora più restrittivo e oberante: bisogna fare richiesta al prefetto locale almeno un mese prima della partita, designando un responsabile all’interno del gruppo in possesso di un particolare certificato di qualifica (che ne determini conoscenza degli artifici pirotecnici, il loro uso, i pericoli, lo smaltimento, ecc.) e che sovrintenda un gruppo di persone che – sempre dopo aver dichiarato le loro generalità all’interno della richiesta – saranno poi autorizzate alla realizzazione della coreografia pirotecnica. È inoltre richiesta, oltre a un elenco degli artifici pirotecnici da usare, anche una piantina dell’area dove lo spettacolo verrà strettamente realizzato, un’assicurazione di responsabilità civile a copertura degli eventuali danni, l’impegno a usare correttamente e correttamente smaltire tutto, compresi eventuali articoli difettosi e inutilizzati.

Messa giù così sembrerebbe un’apertura solo teorica e di fatto inaccettabile. All’atto pratico i riscontri provenienti da quelle piazze dove già nel recente futuro è stata avviata, in piccolo, una primissima sperimentazione simile, parlano di una ipertrofica burocratizzazione che è comunque più presunta che reale e che, nei fatti, è facilmente espletabile e superabile.

Resta, se guardiamo la cosa da un ortodosso punto di vista ultras, un’istituzionalizzazione del tifo organizzato e una compressione dei suoi riti all’intero di regole così stringenti, che finirebbe per svilirne la loro natura spontaneistica. Senza contare che l’asservimento a logiche e voleri imposti dall’alto finirebbero per renderlo ricattabile, addomesticato in certo qual senso, annichilendone l’indole ribellistica e con essa tutte le spinte antagoniste al calcio moderno, alle scelte dei proprietari e della politica, ecc. Tutti pericoli reali, tutte paure legittime ma tornando al filosofico bicchiere di cui sopra non si può che vederlo mezzo pieno. Soprattutto fa specie che un Governo proprio in questi giorni impegnato nei suoi duri slanci repressivi di piazza, si interfacci nel dialogo, nel confronto e in concessioni, marginali quanto vogliamo ma che diventano clamorose in rapporto alla situazione nostrana, imperniata su uno Stato e un’opinione pubblica che hanno sempre visto e trattato il tifo organizzato al pari di un’associazione terroristica, senza dignità di parola, di diritto o di confronto.

È indispensabile però che questo sia solo un punto di partenza. E come nel passato c’era chi disattendeva e sfidava divieti, punizioni, carte e cartacce dei grigi censori, si continui a dimostrare non solo nelle stanze dei bottoni ma anche fattivamente quanto stupidi siano queste pretese e queste limitazioni.

 

Matteo Falcone