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DAVIDE LIBERO











IL PREFETTO MANGANELLI E L’INDIGNAZIONE: IL MONDO PREDISPOSTO PER CHI COMANDA

 

La reazione del Capo della Polizia alle parole di De Rossi sulla tessera del tifoso mette a nudo ambiguità e paradossi dello Stato italiano che non possono essere sciolti.
L’Italia, ormai, vive di paradossi: è da oggi di pubblico dominio il “Rapporto 2010” di Amnesty International, quel documento annuale che analizza la situazione dei diritti umani nel mondo. Leggendolo ti aspetteresti di trovare esclusivamente riferimenti a paesi del terzo mondo o a dittature militari o politiche sparse sull’intero orbe terracqueo, ma la sorpresa da cui si viene colti, leggendolo, a ben pensare, non è poi così stupefacente.
“A distanza di oltre 20 anni dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, l'Italia resta priva di uno specifico reato di tortura nel codice penale. Di conseguenza, gli atti di tortura e maltrattamenti commessi dai pubblici ufficiali nell'esercizio delle proprie funzioni vengono perseguiti attraverso figure di reato minori (lesioni, abuso d'ufficio, falso ecc.) e puniti con pene non adeguatamente severe e soggetti a prescrizione”.
Che cos’è in Italia che oggi suscita indignazione? Sarà mai possibile dare in Italia una definizione codicistica di tortura e maltrattamenti commessi da pubblici ufficiali? Mi pongo queste domande dopo aver assistito al macello organizzato del G8 nella mia città nove anni fa e come sottolinea lo stesso Rapporto Annuale “Nei nove anni trascorsi non c'è stata alcuna parola forte di condanna da parte delle istituzioni per il comportamento tenuto dalle forze di polizia, né un'analisi interna ai corpi di polizia relativa al fallimento nella gestione dell'ordine pubblico a Genova nel 2001”…
Leggo ancora dei dieci vigili urbani parmensi e del pestaggio gratuito e razzista del ghanese Bonsu, di altri casi che conosciamo bene come Aldrovandi, Sandri e Cucchi, e ancora di Aldo Branzino, tutti accaduti negli ultimi cinque anni e tutti per mano di pubblici ufficiali, episodi che il prefetto Manganelli si guarda bene dal citare quando per spiegare il “caso Gugliotta” parla di “strumentalizzazione di un occasionale episodio”…
Strumentalizzazione? Il calciatore Daniele De Rossi – una persona che non stimo particolarmente, ma che ha il grande dono del “pane al pane e vino al vino” – si schiera apertamente e pubblicamente con la casacca della Nazionale addosso per dire ciò che la gente “normale” continua a dire da anni: “Sono contrario alla tessera del tifoso, perché sono contrario alle schedature (preventive, aggiungo io…) e perché a fronte di certi episodi ci vorrebbe la tessera del poliziotto…” e Manganelli parla di vergognosa strumentalizzazione? Strumentalizza anche Amnesty International quando dice testualmente: “L'Italia non ha ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, che imporrebbe l'adozione di meccanismi di prevenzione della tortura e dei maltrattamenti, tra cui un'istituzione indipendente di monitoraggio sui luoghi di detenzione, e non si è dotata di un'istituzione indipendente per il monitoraggio sui diritti umani né di un organismo indipendente di denuncia degli abusi della polizia. Tuttora non dispone di regole per l'identificazione degli agenti di polizia durante le operazioni di ordine pubblico”.
Come mai il “caso Gugliotta” è esploso? Perché qualcuno ha ripreso il pestaggio selvaggio ed ingiustificato con un telefonino, ma se nessuno avesse filmato? Ci troveremmo davanti ad un altro Federico, ad un altro Gabriele, ad un altro Stefano? Per chi frequenta gli stadi da oltre trent’anni senza essere un violento, come il sottoscritto, ci sarebbero mille altri episodi da raccontare, ma li abbiamo già tante volte descritti… E i fatti, poco prima dell'ultimo derby Sampdoria-Genoa, abbastanza recenti, dunque, parlano da soli...
Quello che mi preme, ora, è capire il concetto di “indignazione” che ronza nel cervello del Capo della Polizia, nonché il suo concetto di “etica dello Stato”: per me, ma soprattutto per Aristotele, l’indignazione è l’esatto contrario dell’arché. Quest’ultima è insieme di principio e di comando, è la genesi e l’ordine, che si unificano tanto nel concetto quanto nel reale: chi fonda il proprio agire sull’arché, trovandosi in una posizione di comando, trae dalla trascendenza di tale principio le finalità del comando, volto nell’interesse della collettività.
Chi si indigna, normalmente, lo fa perché mosso da un interesse di protezione personale, vivendo in un mondo predisposto non per chi obbedisce, quanto per chi comanda, non per chi ammira, quanto per chi si indigna solo quando fa comodo a lui. Dov’era l’indignazione del Prefetto Manganelli quando sono stati ammazzati Aldrovandi, Sandri e Cucchi? Dov’era quando Stefano Gugliotta è stato massacrato di botte e lui si limitava ad esprimere “rammarico”? Rammarico? Ma scherziamo?
Siamo sicuri, con tutti i vertici delle forze dell’ordine al G8 condannati e ben saldamente ancora in sella al loro cavallo, che l’Italia sia ancora un paese democratico?
Siamo sicuri che coloro che il prefetto Manganelli definisce “uomini che darebbero anche la vita per difendere tutti” non irrompano in realtà in un rapporto di forza che deve essere predeterminato, e che venendo sconvolto finisce col corrompere la natura stessa del loro compito istituzionale?
Io, personalmente, ho perso da tanto tempo la fiducia nelle istituzioni, ma oggi francamente comincio ad aver paura: se un personaggio pubblico come De Rossi afferma un’opinione personale, in modo colorito come detta la sua cultura, e viene zittito, censurato, ripreso ufficialmente dalla FIGC e poi costretto a scusarsi, addirittura a ritrattare quanto affermato in conferenza stampa, siamo sicuri che esista libertà di parola, ma soprattutto libertà di opinione?
Ambiguità e paradossi, ma una certezza: bisogna, adesso, stare attenti anche a quello che si dice. Come nel Cile di Pinochet, quando menti come quella di Sepulveda, solo per fare un esempio, furono costrette a fuggire dal Paese, per non subire la tortura. Ed io, persona normale, che esprime sempre quel che pensa, ma soprattutto quel che vede, devo cominciare a stare attento? Se un giorno mi succedesse qualcosa, per quello che scrivo, sarà chiaro dove si dovrà venirmi a cercare…
Scherzo, ma mica troppo: solo perché sono preda del demone della verità e la verità rompe sempre l’attesa di interessi precostituiti su cui si fonda la repressione poliziesca del Terzo Millennio...