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Carcere Cerulli di Trapani: Leonardo B., un morto che non fa notizia

 

FONTE:Fronte Ampio

 

Leonardo B., 61 anni, trapanese, era stato arrestato il 19 luglio scorso. La sua colpa? Vivere a Rione Palme, un quartiere popolare fatto di casermoni dove ci si conosce tutti e dove si combatte la disoccupazione e si sopravvive con ogni mezzo, lecito o meno.

 

 

Leonardo B., 61 anni, trapanese, era stato arrestato – nell’operazione di polizia “piazza pulita” del 19 luglio scorso che aveva coinvolto 22 soggetti [1] – per una presunta partecipazione ad un’attività di traffico di stupefacenti.

La sua colpa? Vivere a Rione Palme, un quartiere popolare fatto di casermoni dove ci si conosce tutti e dove si combatte la disoccupazione e si sopravvive con ogni mezzo, lecito o meno.

Leonardo B., dall’arresto alla morte nel carcere di Trapani in 33 giorni

In carcere, Leonardo B. ci stava da appena 33 giorni.

Cardiopatico, il magistrato aveva respinto una richiesta di scarcerazione per motivi di salute.

Erano dieci giorni che marcava visita in infermeria e chiedeva inutilmente una visita specialistica – dicono i familiari – quando, il 21 agosto del 2023, probabilmente un malore, un infarto, gli ha stroncato la vita. Dell’autopsia disposta dal magistrato ancora la famiglia sconosce l’esito.

La vicenda umana di quest’uomo non è stata meritevole di apparire sulla stampa locale, sempre invece prodiga di spazi a favore di questo o quel sindacalista della penitenziaria che lamenta la necessità di “sezioni speciali” per i detenuti [2] e loro hanno “le mani legate” a causa della legge che vieta la tortura in carcere [3] . Eppure delle pessime (eufemismo) condizioni di vita dei detenuti del carcere “Pietro Cerulli” di Trapani, rilevate da una visita dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, solo un mese prima ne aveva parlato l’Unità.

Un giornale nazionale sì, quelli locali no.

Leonardo B. è uno delle migliaia di cittadini italiani in carcere da innocente, ovvero per i quali un processo non ha dimostrato la sua colpevolezza in tutti i suoi gradi di giudizio, al di la del ragionevole dubbio.

Carcere: un po’ di numeri, anche se i detenuti non sono numeri

Sono circa 19.000, su 54.000 complessivamente presenti nelle carceri italiane, i detenuti per reati connessi al traffico di stupefacenti [4]. Più di 8.000 quelli in carcere “in attesa di primo giudizio”, insomma da imputati non da condannati [5].

Due numeri, 19.000 e 8.000, che dovrebbero aprire seri dibattiti sulla depenalizzazione dei reati di droga e sul carcere preventivo. Ma che invece restano silenziati nel nome del “pugno duro” contro i poveracci che “la massa“, sapientemente manipolata dai media, chiede e che la Destra applica.

Leonardo B., mentre attendeva di sapere se fosse innocente o colpevole, stava in carcere.

E mentre un presunto innocente attende di essere possibilmente scagionato in giudizio, muore nelle mani dello stato [6]. Sono già 127 i morti in carcere nel 2023; circa metà (55) per suicidio, il resto per malattie, overdose, omicidio, cause “da accertare” (?); furono 171 l’anno precedente [7].

 

Fonti e Note:

[1] Polizia di Stato, 19 luglio 2023, “Trapani: “Operazione Piazza Pulita” disarticolata una pericolosa e radicata piazza di spaccio”.

[2] SocialTP, 14 ottobre 2023, “Rivolta al “Cerulli”, Veneziano: “non basta trasferirli, serve una sezione speciale”.

[3] SocialTP, 13 ottobre 2023, “Trapani, rivolta dei detenuti al “Cerulli”. veneziano: hanno occupato un intero piano” .

[4] ISTAT, 2022, “Detenuti adulti presenti nelle carceri italiane” per tipo di reato.

[5] Ministero della Giustizia, “Detenuti presenti per posizione giuridica – Situazione al 31 dicembre 2022”.

[6] Poco importa, ai fini di questa storia, se Leonardo B., per le stesse ragioni, avesse subito un altro arresto nel 2017. Aveva diritto a vivere, aveva in ogni caso diritto alle cure specie se, da “ristretto”, era nell’incapacità di provvedersi da se.

[7] Ristretti Orizzonti, “Morire di carcere – Aggiornamento al 18 ottobre 2023 – Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose”.

 

Natale Salvo