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Il muro del pianto. Su Instagram la rivolta delle donne contro la polizia

 

FONTE:huffingtonpost

 

Il post contro la violenza di genere sul caso Cecchettin è stato sommerso di commenti polemici, che per questo sono stati disattivati. Ma non sono troll, non sono attiviste organizzate, sono donne, ragazze, signore qualunque che lamentano di aver denunciato senza essere ascoltate. Proprio come è successo a Giulia

 

"Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima."

Questi i versi di una toccante poesia del 2011 di Cristina Torres Caceres che ci ricordano, oggi più che mai, l'importanza di essere uniti nel combattere la violenza sulle donne. Ricordate, se #questononèamore non siete sole. Insieme per l'eliminazione della violenza di genere. #essercisempre

Con questo post “creativo” su Instagram, all’indomani dell’assassinio di Giulia Cecchettin, l’account ufficiale della Polizia di Stato si è (curiosamente, va detto) impossessato di una poesia femminista della peruviana Cristina Caceres, lo ha pubblicato su sfondo bianco, aspettandosi forse di ricevere molte lodi e molti cuori. In un lampo, invece, la Polizia amica delle cittadine, la Polizia che non le lascia sole, si è ritrovata oltre tremila commenti tristi e inferociti, e aumentano di ora in ora.

Scrive @cometarossa2012: “Come quando vi ho chiamati perché il mio fidanzato (ormai ex) mi stava prendendo a calci e stava tentando di soffocarmi in macchina, siete venuti e non avete fatto niente, avete creduto alle sue parole da bravo manipolatore e ve ne siete andati lasciandomi sola con il mio carnefice”. Oppure @valentinaleporati: “Da voi mi è stato detto ‘Signorina è normale litigare’. Non era normale e era davanti ai vostri occhi’”. @cimdrp: “Torna quando ti avranno stuprata” mi avete detto quando sono venuta a denunciare le minacce di stupro. Con quale coraggio questo post”.

Migliaia di episodi come questo, di storie con nomi e cognomi. Non sono troll, non sono attiviste organizzate, sono donne, ragazze, signore qualunque che navigano su Instagram pubblicando e guardando gattini e tramonti, poi incappano nel post con sentiment della Polizia e la gola gli si chiude per la rabbia, quindi si vendicano delle trascuratezze e delle angherie e della misoginia incontrate quando hanno chiamato i numeri di emergenza o sono andate in commissariato cercando di salvarsi da violenza e persecuzione, quando rischiavano la vita, o avevano visto un’altra perderla. Per giunta, proprio in queste ore, sui social divampa la notizia che, la notte del femminicidio, qualcuno aveva chiamato il 112 vedendo Giulia Cecchettin a terra e presa a calci da Filippo Turretta, eppure nessuno si è mosso per cercare la Punto nera in cui Giulia, per almeno un’altra mezzora, sarebbe stata ancora viva. “Chissà se quel cittadino solerte avesse chiamato per dire che stavano cercando di forzare la serranda di un negozio”, dicono commenti. E anche: “Ci lasciano ammazzare”.

Perfino nelle chat di classe delle medie, ora le mamme commentano il fatto che, nonostante Gino Cecchettin si opponesse, la scomparsa di sua figlia è stata classificata come “volontaria” dalle forze dell’ordine. Le donne lo sanno perché molte ci sono passate, a tutte qualcosa è successo. Ma ora lo sa tutta Italia, sembra cambiata la coscienza in poche ore, come per contagio magnetico.

E allora sotto il post “poetico” della Polizia, scrive @martinacurreli (tanto per nominarne una, ma tantissime dicono circa lo stesso): “Giulia sarebbe ancora viva se voi aveste svolto il vostro lavoro in maniera adeguata intervenendo immediatamente dopo la chiamata del testimone che ha sentito le sue urla. Così come Rosy Bonanno, che aveva denunciato ben sei volte. Concetta Marruocco, uccisa dall’ex nonostante le misure restrittive, perché a poco servono se permettete che vengano violate. Alessandra Matteuzzi, che aveva denunciato l’ex per stalking”. E conclude: “Siete una delle cause principali di questo problema”. Mica solo le donne protestano, anzi. @andrea_lenny scrive: “Non siete sole”, peccato però che nonostante le numerose denunce fatte, mia cugina sia finita ad arricchire la tristissima e dolorosa statistica dei femminicidi del 2016. Non aggiungo altro”. @giuliettaisnothere è furiosa: “Quando sono stata trascinata in un parcheggio di forza e sono venuta a denunciare mi avete apostrofata come ‘quella a cui hanno dato un buffetto sul sedere’. Mi avete chiesto com’ero vestita. Siete il motivo per cui quando sono stata stuprata non sono andata a denunciare”.

Non appena le donne hanno scoperto questa valanga di proteste, prese in giro, accuse, recriminazioni, hanno cominciato a fare gli screenshot avvertendosi una con l’altra: “Sbrighiamoci, perché potrebbe sparire tutto”. E infatti alla fine questo muro del pianto è stato coperto (disattivato, per la precisione), ma gli screenshot restano.

Che boomerang. Speriamo si trasformi in una lezione.

 

 

Paola Tavella