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Ferrara: I poliziotti condannati per l'omicidio di Aldrovandi, ora denunciano anche i bloggers

 

I MAIALI IN DIVISA SENZA UN BRICIOLO DI DIGNITA'

 

Dopo aver denunciato la madre di Federico Aldrovandi – il ragazzo, ora si può dirlo, ucciso da quattro agenti di polizia mentre tornava a casa dopo una serata con gli amici – per diffamazione, i quattro poliziotti di Ferrara se la prendono anche con la rete. Tramite il loro avvocato fanno sapere di aver intentato una causa contro alcuni frequentatori del blog aperto dalla mamma di Federico, attorno al quale in questi anni si sono riuniti diverse persone a portare la solidarietà alla famiglia.
I fatti, o meglio i post “incriminati”, riguardano contenuti pubblicati dall’autunno 2007 all’estate 2008, “quando presero piede iniziative fatte di insulti giornalieri nei confronti dei quattro poliziotti – spiega Gabriele Bordoni, avvocato difensore degli agenti – e di istigazione a punire gli imputati”.
E ci tiene però a precisare “ogni critica, anche se severa, va accettata; ma non gli insulti o le minacce. Abbiamo inoltre voluto distinguere le posizioni della famiglia scritte nel blog, perché riteniamo che sia doveroso che possano esprimersi come credono, da quelle manifestate invece da altri frequentatori del blog, fatte di offese, contumelie e in alcuni casi anche incitamento all’odio”.
Offese a pubblico ufficiale, dunque, e una “istigazione all’odio”, che i quattro responsabili della morte del ragazzo di 18 anni avrebbero subito durante questi anni di processo.
Alcuni giorni fa, la pm del processo, Mariaemanuela Guerra, aveva anch’ella sporto denuncia per diffamazione nei confronti della madre di Federico, a causa delle accuse portate da tempi non sospetti sul modo “poco limpido” con cui sono state condotte le indagini, e dopo una condanna ad altri 3 agenti per omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento (il cosidetto “Aldro-bis“).

 

“Non sono bastate due sentenze, le risultanze di tutte le indagini successivamente fatte dal dott. Proto a farle capire che comunque, sia pure in buona fede, gli errori che sono stati commessi durante la conduzione di quelle prime indagini sono stati contro di me, contro la mia famiglia e contro la verità. Ora lei mi querela, e immagino che vorrà da me i danni che io le ho causato [...] io non ho mai offeso nessuno ma ho solo preteso verità e senso di responsabilità da coloro che hanno sbagliato. Il pm vuole da me i danni. Dopo che non si è recata sul posto quella mattina, dopo che non ha sequestrato subito i manganelli rotti, dopo che non ha sequestrato l’autovettura contro la quale si sarebbe fatto male Federico e sulla quale c’era il sangue di mio figlio, dopo tutto ciò adesso vuole da me i danni alla sua immagine” – la risposta della madre in un articolo del suo blog.