NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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Sora, perché questo folle accanimento?

 

FONTE:Sport People

 

Forse è proprio vero che al peggio non c’è mai fine. Sicuramente è l’assunto che meglio rappresenta gli ultimi mesi della tifoseria sorana, divenuta costante bersaglio delle autorità, tanto da arrivare a boicottare le ultime partite casalinghe dello scorso campionato e a mettere probabilmente in dubbio la presenza al Tomei per la stagione in arrivo. Premessa dovuta: tutti conosciamo le ferree – e spesso illogiche – regole che oggi vigono all’interno e all’esterno degli stadi italiani e di certo non rimaniamo sorpresi per provvedimenti “ordinari”, ma c’è da rimanere inquietati di fronte a quella che a tratti sembra essere una vera e propria persecuzione “ad personam”, soprattutto al cospetto di una tifoseria che, negli ultimi anni, tra le mura amiche difficilmente ha fatto registrare problematiche relative all’ordine pubblico. Appare, oltretutto, davvero sconcertante la facilità con cui si tenta di macchiare la fedina penale di numerosi cittadini italiani, per fatti e situazioni che probabilmente andavano e andrebbero gestite con più calma e maggiore oculatezza. Sia ben chiaro: chi scrive non sta certo chiedendo clemenza o trattamenti di favore, la vita da stadio ha le sue regole e nel 2024 anche i bambini sanno quali siano i limiti. Tuttavia quello che accade in riva al Liri da alcuni mesi tracima nettamente dalla “normalità”, andandosi a inserire in un contesto repressivo che lambisce il vero e proprio accanimento. Ma andiamo con ordine.

Tutto comincia con i trentotto provvedimenti contestati ad altrettanti tifosi per la partita Sora-Vigor Perconti, relativa al campionato di Eccellenza Laziale della stagione 2022/2023. In quell’occasione, successivamente all’ennesimo, improvvisato, divieto imposto dalle autorità per l’ingresso di maglie e sciarpe recanti la minuta scritta “Diffidati”, i supporter bianconeri rimasero all’esterno dello stadio, facendo il tifo da lì e passando i novanta minuti pacificamente, tra piccole partite di calcio, cori e birre (esistono anche video a testimoniarlo). Malgrado ciò, a distanza di oltre un anno, le autorità hanno deferito alla Procura delle Repubblica (oltre a dare avvio alla procedura amministrativa) i 38 ragazzi per i reati di seguito elencati:

Adunata sediziosa
Oltraggio a pubblico ufficiale
Minaccia
Istigazione a disobbedire alle leggi
Inosservanza del divieto di introduzione ed esposizione striscioni e cartelli in manifestazioni sportive
Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate

La punta di un iceberg di una situazione che perdurava già da lungo tempo, con balzelli e pretese stringenti nei confronti degli ultras sorani, costretti a fronteggiare una burocrazia sin troppo zelante per tifare la loro squadra in campionati regionali dove, peraltro, difficilmente ci si ritrova al cospetto di altre tifoserie organizzate. In tale occasione anche il Sora Calcio si è esposto solidarizzando con i propri tifosi, sottolineando come in quella giornata non avvenne nulla di grave e tumultuoso. Grazie al lavoro degli avvocati sulle trentotto posizioni aperte, ben ventinove procedimenti amministrativi sono stati archiviati (per gli altri nove è stato avviato il ricorso al Tar, a seguito del Daspo, anche se il Gip non ha convalidato le firme), mentre potrebbe rimane in piedi l’aspetto penale per tutti. Tralasciando l’inutile sperpero di denaro pubblico e tempo sottratto a vicende certamente più importanti rispetto a un manipolo di ragazzi che gioca a pallone e lancia qualche coro nel piazzale antistante il Tomei, va sottolineata anche la vicinanza di tutta la comunità sorana (e non solo), che ha massivamente partecipato alla colletta pubblicizzata dalla Nord per far fronte alle spese legali e di giustizia. Di certo veder vanificare ben ventinove diffide e la non convalida delle restanti nove firme, la dice lunga sulla natura poco chiara dei provvedimenti.

L’accanimento nei confronti della tifoseria bianconera non si “limita” tuttavia a quanto scritto. Ormai indagini e faldoni sugli ultras del Sora sono all’ordine del giorno. Per diversi ragazzi – oltre ad aver ricevuto accuse per i 6 reati precedentemente esposti – come se non bastasse la stessa autorità di pubblica sicurezza ha erogato “avvisi orali” art.3 D.lgs 159/2011, additandoli come soggetti pericolosi per la collettività. È quello che succede a Sora in questa calda estate 2024. La speranza è che la situazione degli ultras bianconeri venga chiarita nelle sedi opportune e se effettivamente le misure sono state non proporzionate ai fatti, tutto il castello costruito cada.

In queste settimane, con una tempistica che coincide grossomodo all’avvio dei ricorsi al Tar per i fatti di Sora-Perconti, una nuova ondata di provvedimenti sta giungendo lentamente in città. I capi d’accusa assumono sembianze alquanto discutibili. Anche qui gli avvocati avranno il loro bel daffare per difendere gli ultras dalle accuse, che per qualcuno si sommano a quelle del match con la Vigor Perconti, facendo sì che alcuni ragazzi abbiano ricevuto Daspo di 8 anni per tre diverse partite nel giro di due mesi, con le relative firme (mai convalidate dal GIP, in nessun caso). Va ricordato che oltre all’aspetto penale correlato, il Daspo rischia di segnare praticamente a vita chi ne viene colpito, imponendo forti limitazioni alla vita pubblica e lavorativa (vedi “avviso orale”). Così come va ricordato che sovente, malgrado l’innocenza, tale provvedimento viene scontato in toto prima dell’eventuale assoluzione per le proverbiali lungaggini della giustizia. Ovviamente tutto ciò è caratterizzato da battaglie legali esose ed estenuanti. Attenzione, ripetiamo: qua nessuno vuol dipingere gli ultras come santi, vittime chissà di quale complotto, ma viene da chiedersi se sia possibile che la curva diventi il principale obiettivo di chi gestisce l’ordine pubblico all’interno di una comunità. Uno spazio che – pur con i suoi limiti e si suoi eccessi – fa dell’aggregazione e della salvaguardia delle tradizioni cittadine dei punti cardine, è davvero la rovina della città? Parliamo pur sempre di ragazzi che durante la settimana lavorano, pagano le tasse e fanno vita sociale esattamente come tutti gli altri. La domanda che viene spontanea è: si vuol davvero gestire la sicurezza oppure si punta a distruggere quel poco di aggregativo che i nostri centri cittadini ancora riescono ad offrire?

A Sora, come per tante altre tifoserie italiane, di diffide ce ne sono state, anche difficili da accettare, spesso ingiuste, ma hanno sempre seguito una logica. Quello che sta accadendo negli ultimi anni, forse dovuto a un cambio di politica di chi gestisce l’ordine pubblico, ha del clamoroso. Nel computo relativo allo stadio è davvero fondamentale vietare e interdire materiale recante la scritta Ultras Liberi, oppure far sì che non avvengano episodi di violenza e garantire afflusso, deflusso e permanenza sulle gradinate senza alcun problema? Il nostro Paese è tanto bello quanto incredibilmente contorto, anche a distanza di pochi chilometri leggi e regolamenti vengono interpretarti diversamente, spesso alla mercé dell’umore giornaliero di funzionari et similia. Peraltro, nel caso di specie, questa situazione è scoppiata solo al termine di svariate stagioni in cui i ragazzi della Nord avevano dovuto sottostare a pressioni e repressioni che sovente nemmeno in Serie A hanno luogo: la stringente richiesta di autorizzare il materiale, il divieto di ingresso con maglie, sciarpe e cappelli con la scritta Diffidati, un murales con la scritta Ultras Liberi fatto cancellare e un atteggiamento da sceriffi che tutto sembra fuorché finalizzato all’armoniosa convivenza di tutte le componenti che girano attorno a una partita di calcio. Anche perché – va ribadito – in questi anni gli ultras hanno sempre dimostrato grande maturità, cercando in tutti i modi di perseguire il loro primo obiettivo: tifare il Sora e portarlo alla vittoria. Malgrado, probabilmente, qualcuno pensi di trovarsi di fronte alla più grande e cruenta organizzazione eversiva dell’Italia post Anni di Piombo.

Parliamo di un centro composto da 25.000 persone, non certo di una metropoli. Uccidere il tifo, come si sta tentando di fare, significa togliere di mezzo un aspetto importante. Da non sottovalutare, peraltro, che nel finale della scorsa stagione anche diverse tifoserie ospiti arrivate al Tomei, hanno preferito non entrare o uscire a partita in corso dallo stadio a causa del clima poco amichevole che si sono trovate a fronteggiare, restituendo davvero una pessima immagine della città di Sora. Senza alcuna ragione. Con la nuova stagione alle porte, il futuro appare incerto per il tifo organizzato sorano, mentre continuano ad arrivare provvedimenti e attacchi incondizionati, con l’obiettivo di smantellare qualsiasi forma di aggregazione da stadio che appare ormai alquanto palese. C’è soltanto da sperare che chi di dovere affronti la situazione con maggiore tatto e un po’ più di logica. Il che non vuol dire certo soprassedere a reati o favorire la violenza, ma semplicemente permettere che una normale domenica di calcio non si trasformi ogni volta in un bagno di sangue dal punto di vista giudiziario!

Intanto di ufficiale c’è già la presa di posizione dei sorani, che attraverso un comunicato diffuso in questi giorni hanno annunciato che non seguiranno in casa.

 

 

Simone Meloni