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Torture nel carcere di Reggio Emilia, chiesta la condanna per gli agenti penitenziari

 

FONTE:il manifesto

 

La richiesta della procura nel processo per direttissima ai 10 poliziotti accusati delle violenze su un detenuto. La pm: «Agli agenti 46 anni di pena complessivi»

 

 

Condanne fino a cinque anni e otto mesi di reclusione, per alcuni dei dieci agenti di polizia penitenziaria del carcere di Reggio Emilia accusati a vario titolo di tortura, lesioni e falso. È quanto richiesto dalla pm Maria Rita Pantani, al termine di quattro ore di requisitoria, nel processo ai poliziotti accusati del pestaggio di un detenuto tunisino avvenuto il 3 aprile 2023 nei corridoi del penitenziario e nella sua cella. Le prove a loro carico sono contenute nei video registrati dalle telecamere interne al carcere che l’avvocato Luca Sebastiani è riuscito a salvare.

Il video choc è stato mostrato durante la requisitoria nell’udienza di ieri nell’aula del Tribunale di Reggio Emilia dove si celebra il processo in rito abbreviato – richiesto dagli imputati – davanti al Gup Silvia Guareschi. I frame immortalano l’uomo incappucciato con una federa bianca stretta al collo e trascinato da un gruppo di agenti che lo colpiscono ripetutamente. Denudato, sgambettato, picchiato con calci e pugni e, una volta a terra ammanettato, calpestato. Un’altra inquadratura riprende il detenuto tornato in cella, di nuovo picchiato e lasciato nudo dalla cintola in giù per oltre un’ora, malgrado fosse ferito e sanguinante. «Un’azione brutale, punitiva preordinata, di violenza assolutamente gratuita», l’ha definita la pm Pantani che ha anche spiegato come i poliziotti accusati abbiano cercato di costruirsi una linea difensiva inventando il ritrovamento di lamette tra gli effetti personali del detenuto.

In particolare per uno dei dieci poliziotti, accusato di tortura, lesioni e falso, la pubblica accusa ha chiesto cinque anni e otto mesi di reclusione. Per altri sette agenti accusati di tortura e lesioni la pena richiesta è di cinque anni mentre la pm ha chiesto due anni e otto mesi per altri due poliziotti penitenziari che rispondono solo di falso ideologico. Stralciata la posizione di altri 4 agenti, non imputati in questo processo che vede anche l’associazione Antigone tra le parti civili.

Il detenuto, tunisino di 40 anni, ha ormai pochi mesi di carcere da scontare ancora dei tre anni di reclusione a cui è stato condannato per reati legati allo spaccio. L’uomo, lasciato per oltre un’ora in cella, ha riferito di essersi ferito con dei frammenti di un lavandino fino a inondare il corridoio di sangue, per richiamare l’attenzione del medico che lo ha soccorso. Il giorno dopo ha chiamato il suo avvocato riferendogli l’accaduto e la rapidità di intervento ha permesso di salvare le immagini.

 

Eleonora Martini