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Hanno ucciso mio fratello, prigioniero senza aver commesso nessun reato

 

FONTE:l’Unità

 

Ousmane Sylla, quella tragica mattina non ha trovato altra soluzione che quella di mettere fine alla sua vita, non capiva perché dovesse essere rinchiuso nel cpr di Ponte Galeria a Roma come un prigioniero se non aveva nemmeno commesso nessun reato

 

È passato ormai un anno dalla morte di mio fratello, faccio ancora fatica a capire e ad accettare quello che gli è successo. Siamo abituati a immaginare i Paesi europei come Paesi sviluppati e dove sono rispettati i diritti umani. Non avrei mai potuto immaginare la situazione in cui era caduto il mio fratellino, che ho scoperto solo dopo la sua morte, e tutto soltanto a causa dell’irregolarità dei suoi documenti.

Un trattamento forse non riservato nemmeno ai criminali ha finito per spingerlo a togliersi la vita per non dover più soffrire in queste condizioni infernali, e soprattutto penso che forse è stato tutto dovuto a una mancanza di comunicazione e di informazione, Era in Italia da soli 7 mesi, non conosceva bene la lingua e forse non sapeva nemmeno dell’esistenza di questi centri di detenzione. Quella tragica mattina non ha trovato altra soluzione che quella di mettere fine alla sua vita, perché non capiva perché dovesse essere rinchiuso come un prigioniero se non aveva nemmeno commesso un reato. Quindi, ritrovarsi rinchiuso e limitato nella sua libertà personale, dopo essere già stato maltrattato, deve averlo fatto stare molto male.

Ho finalmente avuto la possibilità di entrare nello stesso centro dove la sua vita è stata sconvolta, anche se non mi hanno fatto entrare nella sezione maschile come speravo. Ho visto l’orrore e l’abbandono delle donne migranti e ho pianto molto pensando a quello che deve aver provato negli ultimi giorni della sua vita il mio fratellino Ousmane, un ragazzo che ha sempre avuto la gioia di vivere e la speranza di un futuro migliore e che si è ritrovato in un incubo che lo ha schiacciato. Spero che non si verifichino mai più casi simili, che in attesa della chiusura definitiva di questi centri, almeno le vulnerabilità psicologiche dei detenuti siano prese seriamente in carico e che tutti coloro che si trovano nella sofferenza trovino il sostegno di cui hanno bisogno.

 

Mariam Sylla (Sorella di Ousmane Sylla morto suicida il 4 febbraio dell’anno scorso nel cpr di Ponte Galeria. Aveva 22 anni)