Milano non è il Far West, chi abita questa città non può continuare a rimanere alla mercé di Forze dell’Ordine, leggi liberticide strettamente applicate e palazzinari corrotti. È notizia delle ultime ore che un gruppo di sette poliziotti della Questura di Milano, tutti in servizio alle volanti, sono finiti sotto inchiesta per falso in atto pubblico e perquisizione arbitraria.
Hanno attuato arresti in flagranza «costruiti» a tavolino, perquisizioni motivate da segnalazioni mai esistite, inseguimenti inventati di sana pianta. Un clima di terrore che spesso viene riversato su giovani che abitano i quartieri nella periferia della città, dove le storie di abusi di Polizia si sovrappongono e raggiungono livelli inaccettabili.
Questi atti gravissimi di abuso di poter, almeno secondo la tesi dei pm, sono stati commessi dai poliziotti per guadagnare visibilità, elogi e fare carriera. Il tutto sulla pelle di nuove generazioni. Non si conoscono ulteriori specifiche legate ai procedimenti aperti da queste pattuglie di servizio a Milano. Ma a meno di un mese dall’anniversario della morte di Ramy Elgaml, giovane ragazzo di Corvetto che, assieme all’amico, ha subito un inseguimento durato diversi km, accusato di aver sfondato un posto di blocco dei Carabinieri nella realtà mai esistito. Da quell’inseguimento scellerato e iniziato senza nessuna flagranza di reato o motivazione apparente, perse la vita Ramy, e ancora oggi le indagini non riescono a dar giustizia a lui e all’amico Fares – anche perché gli stessi Carabinieri sono sotto accusa per aver manomesso alcune prove. Al momento, scrivono i giornali mainstream, dei poliziotti coinvolti in questo scandalo che ha colpito la Questura di Milano, sono stati trasferiti in altre città, mentre gli altri cinque sono stati assegnati a mansioni diverse.
Un nuovo caso che fa emergere più di un dubbio sull’operato quotidiano delle Forze dell’Ordine, mentre chi abita a Milano fa sempre più fatica a respirare. |