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Tessera del tifoso: vietare tutto con la speranza di controllare tutta la società

 

La Gazzetta dello Sport di martedi 10 agosto 2010 a riguardo le "risse" calcistiche nelle amichevoli estive, anche tra giocatori titolava "La violenza vuol colpire la tessera del tifoso?" A questo punto non se ne può più! Si può combattere la violenza, l'ignoranza, la prepotenza ma la stupidità no. Non ci sono armi adeguate per difendersi dalla stupidità. "Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi": lo affermava Albert Einstein, uno che di infinito se ne intendeva. Mi sto riferendo, in particolare, ai quei geni dell'idiozia che hanno creato la "tessera del tifoso" e, in generale, a tutti coloro, politici, amministratori e giornalisti , che pensano che le passioni, il disordine, la disarmonia possano essere tranquillamente ridotti e governati da regole e norme. Il tifoso, secondo questi guardiani della morale pubblica, non solo deve stare composto, deve mostrarsi sereno pure quando la sua squadra sta perdendo, deve portare la famiglia allo stadio, deve applaudire, magari in piedi, gli avversari, adesso con l'introduzione della tessera deve anche far parte della categoria virtuosa dei "Tifosi Ufficiali". E quindi accanto ai pensionati, ai cacciatori, ai pescatori, agli scacchisti, ai naturisti, ai bocciofili e a tutti i frequentatori di circoli e club ci troviamo ora anche il tifoso. E a chi gli chiede che hobby ha, lui pronto risponde: faccio il tifo e tira fuori orgoglioso la sua brava tessera.
Ma mettiamo da parte gli scherzi. Concretamente "la tessera" dovrebbe progressivamente sostituire i biglietti cartacei con cui oggi si entra negli stadi e consentire una sorta di schedatura di massa di tutti coloro che partecipano da spettatori a un avvenimento sportivo. Oltre al controllo c'è ovviamente anche il business, visto che produzione e vendita alle società di calcio dei supporti delle tessere e dei relativi software di gestione rappresenta un affare da parecchie cifre. In un comunicato Telecom Italia, che offre il supporto tecnologico al nuovo strumento, spiega che "la tessera" "rappresenta lo strumento attraverso il quale la Lega Professionisti vuole promuovere la categoria dei tifosi ufficiali che aderiscono volontariamente ad un codice di comportamento etico". Nella stessa nota si ricorda però anche che "la tessera, che ha anche la funzione di carta di credito ricaricabile nel circuito Visa, consentirà al tifoso associato l'accesso allo stadio, previo acquisto dell'idoneo titolo, senza la necessità di portare con sé un biglietto cartaceo, e la fruizione di altri servizi forniti dalla società di calcio come biglietti premio, varchi privilegiati ed altre agevolazioni per le tifoserie".
La direttiva della tessera obbligatoria arriva dopo una serie impressionante di proibizioni che in questi ultimi anni hanno riguardato soprattutto i giovani. Dal divieto del fumo a quello delle droghe leggere, dal drastico restringimento dell'orario di apertura dei locali notturni alla criminalizzazione del fenomeno dei rave illegali, dalla bocciatura per condotta all'ascesa del Calvario ogni volta che si vuole andare a vedere una partita allo stadio. Quando il potere vuole ridurre la libertà materiale dentro gli steccati della burocrazia può voler dire due cose: o che è arrivato alla frutta o che questa società è giunta ormai a livelli di passività allarmanti. In tutti e due i casi l'intelligenza dovrebbe preoccuparsi: la moderazione dei giovani ha sempre costruito la tomba dove giace la creatività. Forse per capire basterebbe un po' di cultura senza scomodare l'intelligenza. Ma cultura e intelligenza sembrano non attraversare le menti di ministri e governanti dei vari schieramenti politici che fanno invece a gara per chi ce l'ha più duro. Poi però arrivano le sorprese e improvvisamente tutto si ammoscia: l'eccesso di alcool devasta sempre più i giovani, lo stupro è diventato un gioco di massa, la violenza contro i gay un passatempo quotidiano, la caccia all'immigrato uno sport nazionale. E come si giustificano di solito i colpevoli di questi reati? Confessando semplicemente che si annoiavano e allora per passare il tempo... D'altra parte, come riconquistare sentimenti, turbamenti, inquietudini in un mondo dal quale non si può fuggire perché non ne esiste un altro diverso? Imprigionati in una società che vuole essere sana, in un universo che vuole essere perfetto, l'unica libertà concessa agli individui è la fuga in una interiorità anomala e mostruosa che alla prima occasione che le si presenta per tracimare non può che farlo in modo violento e devastante. E dove se non sulla strada?
E così i severi amministratori dei nostri corpi, dei nostri stadi, delle nostre piazze invece di capire, come avviene in tutti i paesi della civile Europa, che solo tollerando o legalizzando man mano qualche eccesso lo si può controllare e soprattutto si allontana il rischio di trasgressioni ben più gravi, stringono ancora di più i freni della "normalità", quella loro ovviamente, pretendendo che le norme e le direttive siano ancora di più rispettate, anzi le moltiplicano inchiodando i nostri giovani a un mondo monotono e senza tempo. Che cos'è questa se non stupidità? D'altra parte, come potrebbero, da semplici amministratori dell'esistente quali sono, riuscire a "fare società"? Tramontati i partiti che organizzavano le masse e mediavano i conflitti, crollate le ideologie salvifiche che ordinavano al futuro le ragioni della nostra vita, come farebbero, non dico a dargli un senso, ma almeno a controllarlo questo presente? Una delle soluzioni è appunto la sorveglianza asfissiante del territorio di cui la "tessera del tifoso" è un esempio eclatante.
Inoltre il cui succo del provvedimento è: statevene a casa, abbonatevi alla pay-tv che vi pare e amen. Starsene a casa può essere una scelta o un obbligo.
Qualche caso spicciolo:
A) sono un turista straniero in visita a Roma. Posso acquistare un biglietto per il derby? No.
B) sono un leccese residente a Torino. Posso acquistare un biglietto per Inter-Lecce? No.La vendita è riservata a chi vive nella provincia in cui si gioca.
C) sono un onesto padre di famiglia, parlo il milanese meglio di Bossi e di suo figlio, io di figli ne ho due, posso portarli al derby? No, non si può acquistare più di un biglietto a persona.
E poi continuano a dire che bisogna riportare le famiglie allo stadio. Ecco, nei tre casi mi sembra di vedere una limitazione alla libertà individuale. Detto in altri termini, e per puro comodo, immaginiamo di dividere i tifosi in bravi e cattivi. I cattivi identificati, in teoria, sono già soggetti a Daspo, quindi schedati e controllati a e non sarebbe concessa neanche a coloro che in passato hanno subito e scontato la diffida del Daspo. Cioè, si può vietare l'ingresso in una struttura pubblica, come lo sono gli stadi italiani, a qualcuno solo perché sospettato di essere potenzialmente pericoloso. Insomma, una misura punitiva per tutta la vita. Ma che bisogno c'è di schedare tutti? Questo è il punto. Vorrei che qualcuno mi spiegasse perché un cittadino incensurato, senza precedenti specifici, non è libero di muoversi nel suo paese e di andare allo stadio pagando un biglietto e basta, come si fa nel resto del mondo. Tutto questo una gestione abbastanza ottusa del potere. Si seppellisce così, senza un fiore, la domenica della passione, dei riti, delle gioie e delle sofferenze. Si colpiscono i diritti di una stragrande maggioranza per limitare gli eventuali danni di un'esigua minoranza. Se questo è normale, ditelo voi. A me non pare. Se la libertà di movimento passa per una schedatura (questo è, né più né meno), a me pare condizionamento di libertà. C'è per caso un costituzionalista che ha qualcosa da dire?

 

Italo Di Sabato - responsabile naz.le Osservatorio sulla Repressione