NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

laboratoridirepressione

SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











CHI NON DA' NIENTE… NON MERITA NIENTE!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°30

 

Che questa città fosse carente di passione, non lo scopriamo certo oggi: da sempre Teramo ha stentato nell’appassionarsi alle vicende della propria squadra di calcio, salvo in quei momenti in cui andava di “moda” andare allo stadio per estemporanei risultati positivi. I numeri non sono mai stati il nostro forte e, se a questo si aggiunge che quel pubblico - definiamolo così - un po’ più “sportivo”, abituato al mugugno facile, a storcere il muso al primo passo falso, quasi come se si tifasse una blasonata squadra dagli innumerevoli titoli (dimenticando che invece siamo il Teramo e che quelle poche soddisfazioni che in cento anni questa gloriosa maglia ci ha regalato, altro non sono, che il frutto di sudore, sacrificio e volontà di lottare su ogni pallone), il quadro è completo. La nostra storia dovrebbe insegnare a soffrire e non a criticare per tutto. Quello che più ci preoccupa adesso è il fatto che, nonostante i risultati siano più che entusiasmanti e che fino a qualche anno fa, con una squadra come questa, la gente avrebbe trasformato il Comunale in un catino, allo stadio siano presenti sempre le solite facce, sempre la stessa gente: neanche in un momento buono come questo (calcisticamente parlando) non si riesce a riscoprire un po’ d’entusiasmo in questa città. Le motivazioni sono certamente molteplici e da ricercare anche nel fatto che il nuovo stadio non è il Comunale, nelle stressanti e assurde disposizioni (biglietti nominali, tornelli) per accedere in uno stadio che fanno passare la voglia a chi semplicemente vuole andare a vedere una partita di calcio, nel dominio delle pay-tv che hanno ormai snaturato la vera essenza del calcio, il rito domenicale, fatto di passione, orgoglio ed appartenenza, soppiantandolo con uno “spettacolo” triste fatto di show-business e speculazione al quale, purtroppo, tanti giovani si sono abituati, restando sul divano di casa o, peggio, dentro una sala-scommesse. Hanno ucciso la passione della gente, trasformando il tifoso in cliente, noi lo avevamo previsto e lo schifo è oggi sotto gli occhi di tutti. E’ plausibile che tutto ciò abbia influito sulla situazione attuale nella nostra città e serva per aprire gli occhi sul perché di tanta indifferenza, ma non possiamo fermarci e pensare che questo sia tutto: guardiamoci oggettivamente attorno e facciamoci un bell’esame di coscienza, prima di continuare a pretendere abnegazione e impegno, rispetto per la maglia da parte dei giocatori, bisogna che la città cominci a dare qualcosa e, prima di criticare, mugugnare, dimostri di meritare. L’invito è rivolto prima di tutto a noi che ci siamo sempre, a tutti coloro che calcano i gradoni di questa curva e che hanno il dovere morale di portare fuori la nostra passione ed il nostro entusiasmo, di coltivarli oltre i 90 minuti, anche durante la settimana, che hanno il dovere e l’onore di ribadire l’orgoglio ed il senso d’appartenenza ai nostri colori, con il proprio esempio, a lamentarci di meno ed a cercare invece di trasmettere la nostra stessa passione in particolare ai più giovani, a far capire loro che la storia di questa maglia ha un valore che va ben oltre qualsiasi sistema repressivo e che nessuna partita di serie A, nessuno “squadrone” proposto nel “palinsesto” del calcio moderno, grazie al quale vantarsi al bar di vittorie inutili quanto lontane, vale le emozioni vere e vissute per una gara allo stadio ad incitare e difendere i colori della propria terra.