NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











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TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°33

 

Domenica 26 marzo 2000, il Teramo giocava in casa con la Sassari Torres, fin dal mattino ci raduniamo presto, per noi non è una domenica qualunque.
Alla fine di gennaio di quello stesso anno il Teramo Calcio tesserò Manari. Manari è di Giulianova ed è stato per tanti anni la bandiera della squadra del suo paese, ma non era solo questo, lui ogni qualvolta era venuto a giocare contro il Teramo anche con maglie di altre squadre (Sambenedettese e Reggina) aveva sempre dimostrato la sua giuliesità, con un fare anti-teramano che andava dai gesti alle parole sia in campo che fuori. Noi decidemmo di contestare quella scelta societaria, perché indipendentemente dalle doti tecniche del giocatore ci sono valori che vanno oltre ogni risultato. La prima partita di Manari con la maglia del Teramo è un amichevole contro il Foggia al Comunale sabato 30/01/2000, il campionato riposava. Ci rendiamo subito conto che eravamo soli nella nostra protesta, la gente aveva scelto il giocatore Manari, senza orgoglio e dignità avevano scelto il silenzio per non urtare il padrone (Malavolta), che distribuiva promesse e false certezze. Presa coscienza di questa situazione decidemmo di non fare più il tifo in casa fino a che Manari avesse vestito la nostra maglia, in trasferta eravamo solo noi e le uniche pezze che ci accompagnavano erano “MANARI VATTENE” e “10 SCEMI PRESENTI MAGGIORANZA ASSENTE”, 10 scemi era la frase con la quale Malavolta ci aveva apostrofati dopo la partita con il Foggia durante un’intervista.
La nostra protesta andò avanti ad oltranza, nel frattempo Malavolta si rese conto che senza i “10 scemi” non c’era tifo, allora “acquisto” qualcuno che fino a quel momento aveva condiviso la nostra protesta o quando meno non l’aveva contestata anche perché non aveva né la forza né i mezzi per contrastarci, vecchi pseudo ultras riscopertisi salvatori della patria, con il “grano” del padrone. Per noi non era più solo Manari, non era più neanche solo Malavolta, eravamo contro tutti, stavamo creando un nuovo modo di pensare e vedere la curva, impregnato di valori sani e ideali che valevano più di qualsiasi altra cosa. In quel momento non ci si rendeva forse neanche conto di quanto tutto ciò sarebbe stato importante nel nostro futuro, nella nostra storia di Curva, di Ultras e di uomini. Nacque allora COERENZA AD OLTRANZA, Fiorenzuola 19/03/2000.
Domenica 26 marzo 2000, quella contro la Torres è una gara di cartello il Teramo si gioca un posto nei play-off, i sardi sono primi in classifica. In Curva Est c’è più gente del solito, noi entriamo tutti insieme, mugugni, e qualche parola di troppo da lontano nei nostri confronti. Senza curarci di nessuno arriviamo alla rete strappiamo il lungo striscione, fatto con i soldi del padrone e con le mani di chi lecca il pavimento del padrone, piazziamo COERENZA AD OLTRANZA. Arrivano i primi a lamentarsi e come gli altri troveranno schiaffi e pugni per risposta, stufi di dare spiegazioni a chi non ne merita. 8 diffide ovviamente tutte nostre.
La celebrazione di questo giorno non è il memoriale di una gioventù passata, neanche la celebrazione di una protesta, neanche una rivendicazione verso chi si contrapponeva a noi, anche perché non portiamo nessun rancore, il tempo cancella velocemente la vana gloria estemporanea di piccoli soggetti di fronte alla grandezza di un ideale e una fede vera che non conosce vittoria né sconfitta. Questo giorno rappresenta semplicemente noi, tutto quello che si è fatto in questa città come movimento Ultras, nel bene e nel male parte da quel giorno, dove si traccio un solco profondo, un solco dove germogliavano fiori di ribellione che non avevano più intenzione di piegare la testa di fronte a niente e nessuno, dove la coerenza, l’orgoglio e gli ideali vengono prima di tutto. Il 26 Marzo 2000 è patrimonio della cultura della Curva Est, 26 Marzo 2000 non era ieri e non è oggi ma è sempre, ogni qualvolta lottiamo per rimanere noi stessi.