NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











BENTORNATI FRATELLI DIFFIDATI!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°60

 

TERAMO - LUPA ROMA 2015/16

 

La prima volta, si dice che non si scordi mai! La prima volta che, da bambini, ci hanno portato a vedere la partita, in molti di noi e’ scattato qualcosa dentro, come una scintilla. Il prato verde e i giocatori, che fino a quel momento, nell’ immaginario di ognuno, erano stati sinonimo di calcio, improvvisamente scompaiono, o quanto meno sembrano passare in secondo piano, diventano quasi un “di piu’”, rispetto a quello che ci si para davanti, il vero spettacolo nello spettacolo. Perche’ fino a quando non si e’ mai stati all’interno di uno stadio, ad assistere a quello che, ancora oggi, qualcuno definisce una “semplice” partita di pallone, non si puo’ comprendere appieno che cosa rende il tutto davvero magico e unico: la passione della gente. I gradoni della Est che ribollivano di entusiasmo, le facce, i colori, gli odori, la consapevolezza, fin da subito, di un microcosmo parallelo al campo di gioco ma che, anno per anno, acquisiva per ciascuno di noi maggiore importanza, diveniva condivisione e fratellanza. In un attimo, impresso nel tempo, quel mondo folle e magico diventa il tuo mondo e quella gente da cui e’ popolato, la tua gente. E poi c’e’ Lei, quella maglia in mezzo al campo, la tua maglia, la maglia della tua terra. Ed e’ qui che viene il bello: puo’ vincere o puo’ perdere, ma e’ e rimane la tua maglia e, indipendentemente da quello che accade in campo, in fondo, sai gia’ che, per quanto ti riguarda, non conoscera’ mai sconfitta, perche’ a prescindere che ti regali gioie immense piuttosto che atroci dolori, c’e’ qualcosa di meravigliosamente irrazionale che ti leghera’ sempre e comunque a Lei. La Tua Maglia e’ PER SEMPRE! Forse e’ tutto racchiuso qui, nel disincanto e nello stupore degli occhi di un bambino, il segreto delle nostre esistenze, del fardello dei nostri guai. Quell’entusiasmo, semplice ed infantile, e’ passato attraverso una profonda passione finche’ non si e’ definitivamente radicato in un pensiero che ci ha reso uomini, che ha messo quello che siamo davanti a tutto nelle nostre vite. Che continua ad esserci ancora oggi, fuori un settore di uno stadio, a difesa del proprio essere dalle leggi, i divieti, dalle assurdita’ partorite da menti malate, dalle tessere. Che sopravvive nei ristretti luoghi di una cella, o ai lunghi anni passati in questura a firmare, lontani dalla nostra passione, da quella maglia, ma non cosi’ tanto da non poter continuare a vivere e a pensare, a resistere. Perche’ quello stesso microcosmo, con il quale ci siamo imbattuti la prima volta, ha creato in noi coscienza, cultura, formandoci e plasmando le nostre esistenze, come succede in una bella famiglia, con i propri figli, dove si creano rapporti veri, come quelli che solo i fratelli possono comprendere. Come spiegare tutto questo a chi non ha mai avuto la fortuna di comprenderlo, viverlo, recepirlo? E’ quasi impossibile, e’ vero, ma ai piu’ giovani ci permettiamo di augurargli le nostre stesse emozioni. Non abbiate paura di viverle, dei guai che forse arriveranno. Non ci sara’ neanche un istante in cui vi pentirete, siatene certi, perche’ se, anche solo per un momento, sentirete anche voi bruciare dentro il sacro fuoco dell’appartenenza, vorra’ dire che sarete stati semplicemente voi stessi. A chi, nonostante gli anni passati lontano da questi gradoni, mentre firmava un lurido registro, non ha mai smesso di vivere il proprio modo di essere un bentornato fra noi, con un pensiero fisso a chi ancora manca all’appello e la certezza di continuare ad essere, tutti insieme, piu’ forti della loro vile repressione.