NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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TERAMO NON SI TESSERA

 

Noi, gli Ultras della Est, in seguito alla manifestazione organizzata a Teramo in data 25/02/2012, nella quale invitavamo tutta la cittadinanza a rifiutare la Tessera del Tifoso, ci sentiamo in dovere di prendere posizione e, quindi, di rispondere alla nota diffusa dalla questura cittadina riguardo alla tessera stessa. Riteniamo infatti che sia corretto informare ulteriormente la cittadinanza di come stanno in realtà le cose, soprattutto alla luce delle esperienze negative di chi ha già vissuto sulla propria pelle la tessera in realtà diverse dalla nostra:
- Partiamo dal presupposto che il problema della violenza negli stadi non si risolve violando di fatto diritti sanciti dalla Costituzione, quali la libera circolazione del cittadino sul territorio nazionale (Art. 16) e la rieducazione sociale del condannato (Art. 27).
- La tessera non è, come vorrebbero far credere all'opinione pubblica, uno strumento di fidelizzazione, ma uno strumento repressivo e commerciale, che ha l’obbiettivo, in un caso di schedare chiunque voglia assistere ad una gara di calcio e nell'altro di trasformare sempre più il tifoso in un cliente della società di calcio, in colui che usufruisce dello stadio sempre più come acquirente-consumatore di un prodotto e non come genuino appassionato di uno sport popolare.
- Al possessore della tessera si applicano eventuali restrizioni sulla vendita di biglietti: se, in occasione di una manifestazione sportiva, l'autorità locale, ossia il prefetto, dispone la chiusura del settore ospiti per motivi di ordine pubblico, questa decisione varrà per tutti, tesserati e non. E' successo e continua a succedere in svariate partite, di qualsiasi campionato professionistico, in molte città italiane.
- La tessera non esenta dalle eventuali restrizioni per le partite né in casa né in trasferta: se una partita è dichiarata a porte chiuse dalle autorità competenti la restrizione viene applicata a tutti, tesserati e non, venendo meno, quindi, a una delle fantomatiche premesse della tessera stessa.
- Le corsie dedicate ai tesserati sono una burla e non esistono se non sulla carta: svariati video e testimonianze dimostrano di come, in realtà, ci sia promiscuità tra tesserati e non, tale da non snellire affatto la procedura d’ingresso negli stadi.
- Le fantomatiche facilitazioni e privilegi che le società ad oggi hanno messo in atto, sono in realtà una truffa dichiarata illegittima da una sentenza del Consiglio di Stato il 14/12/2011. Questa riguardava l’emissione delle tessere collegate ad un circuito bancario che di fatto rendevano il tesserato, a sua insaputa, fruitore di un conto corrente e di una carta prepagata in una banca che la società di calcio aveva scelto come partner.
- I dati sulla flessione del fenomeno delinquenziale all’interno degli stadi, dal 2007, sono da rapportare al consequenziale calo di spettatori all’interno degli stadi italiani stessi, sicuramente non grazie a strumenti che, al contrario, come abbiamo già detto, hanno spesso ricreato pericolose promiscuità tra tifoserie opposte riportandoci di fatto, in tema d’ordine pubblico, indietro di 20 anni. In sintesi, tali strumenti repressivi sono serviti esclusivamente a scoraggiare sempre più persone ad andare allo stadio.
Per concludere, riguardo al riferimento che la Questura stessa fa, all’interno della nota diffusa, in merito alla lealtà, ai valori, alla sportività, all’aggregazione, alla passionalità, rammentiamo che, ad oggi, dopo oltre 20 anni di leggi speciali contro la violenza negli stadi, lo Stato e chi era preposto ad emanare tali leggi non ha mai preso in considerazione un solo elemento di quelli sopra elencati, ma ha dimostrato l'unica volontà di reprimere il mondo delle tifoserie organizzate, ad esempio vietando l’utilizzo dei più elementari strumenti di tifo (come striscioni o bandiere), dimostrando di non avere nessun interesse alla salvaguardia del tifoso come tale, ma solo come silenzioso consumatore del prodotto calcio.
Ancor di più stridono tali parole quando pronunciate da una Questura come quella di Teramo, che ha dimostrato di usare sistematicamente il solo strumento repressivo contro ogni forma di libera espressione e vedendo in ogni forma di aggregazione un allarme sociale.