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SERIE A, STADI VUOTI E ASCOLTI IN CALO: L’ASTA PER I DIRITTI TV 2018-21 RISCHIA DI ESSERE UN FLOP

 

FONTE:Calcio & Finanza

 

Diritti tv Serie A 2018-2021 – Stadi mezzi vuoti, con la stagione 2015-2016 che si è chiusa con la seconda peggior media spettatori degli ultimi cinque anni (22.078 a partita) e un tasso di riempimento degli impianti in calo al 55,12%, ma anche meno gente davanti alla televisione. Nello scorso campionato, secondo quanto riportato su Milano Finanza dal giornalista Andrea Montanari, gli ascolti tv della Serie A sono calati del 6% rispetto alla stagione precedente: 19 milioni di telespettatori in meno.
Complessivamente in tre tornei si sono persi 50 milioni di ascoltatori passando dai 360 milioni del 2012-2013 ai 310 dell’ultima stagione milioni. Il tutto a fronte dei 945 milioni spesi su base annua da Sky e Mediaset Premium (2,8 miliardi per l’intero triennio 2015-2018) per aggiudicarsi i diritti di trasmissione.
Un calo prolungato che preoccupa Sky Italia e Mediaset Premium. Il sempre minor interesse degli italiani nei confronti del calcio spiega anche un altro fenomeno: l’encefalogramma piatto fatto segnare negli ultimi anni dal numero di abbonati alle due piattaforme televisive. Non ci si stacca dai 6,5-7 milioni (4,74 milioni Sky e 2 milioni Premium) di metà degli anni Duemila, benché nelle previsioni dei due broadcaster (e anche degli strategist di mercato) il traguardo degli 8-10 milioni di clienti sembrasse facilmente raggiungibile.
In vista dell’asta per l’assegnazione dei diritti tv Serie A 2018-2021, che partirà nel febbraio del 2017, urge un completo ripensamento dell’offerta.
Come abbiamo sottolineato in altre occasioni su Calcio e Finanza, la Premier League, che è il campionato che incassa di più in termini di diritti televisivia, trasmette solo il 44% delle sue partite in diretta tv sul territorio nazionale del Regno Unito. Questo significa che nessuno può vedere il 100% di un torneo, e che non tutte le partite sono trasmesse in diretta.
Una strada seguita anche dalla Bundesliga che nell’ultima asta per i diritti tv del quadriennio 2017-2021, chiusa con un incasso di 1,16 miliardi a stagione per i diritti nazionali, ha fatto in modo che nessun broadcaster avesse la possibilità di trasmettere tutte le partite in diretta.
In Italia invece, Sky ha pagato 200 milioni in più rispetto a Mediaset Premium per trasmettere in diretta partite che valgono meno del 7% di audience accettando invece di mandare in concomitanza le gare più appetibili.

DIRITTI TV SERIE A 2018-2021, UN MODELLO DA RIVEDERE
Anche il modello italiano potrebbe dunque essere rivisto. Da tempo, infatti, si parla di una revisione della Legge Melandri: le onorevoli del Pd Daniela Sbrollini e Lorenza Bonaccorsi stanno lavorando lavorando alla riforma d’intesa con Palazzo Chigi che vuole seguire da vicino la partita. L’obiettivo è di creare maggior concorrenza tra gli operatori, rivedendo anche il ruolo dell’advisor «che non può ricoprire più ruoli come inveca fa Infront».
Ma la rimodulazione dei criteri dell’asta potrebbe non essere sufficiente a far incrementare gli introiti per i club. Se ci si dovesse basare sui dati d’ascolto e sulle presenze negli stadi, la Lega di Serie A dovrebbe abbassare le pretese economiche.

DIRITTI TV SERIE A 2018-2021, GLI IMPATTI DELLA PARTITA SU PREMIUM
Non solo, lo stallo che ha colpito la gestione di Premium, dopo l’apertura del contenzioso tra Mediaset e Vivendi, potrebbe protrarsi anche nei prossimi mesi, impedendo alla pay-tv concorrente di Sky di presentarsi agguerrita alla prossima asta sui diritti della Serie A.
Come ha evidenziato su ItaliaOggi il giornalista Claudio Plazzotta, da quando è stato avviato il contenzioso con il biscione, Vivendi si è messa di traverso a tutta una serie di iniziative proposte da Mediaset per Premium: campagna pubblicitaria spettacolare, gran galà a Roma e Milano, testimonial calcistico di primissimo livello internazionale, nuova smart cam 2.0 in grado di registrare i programmi come il decoder MySky di Sky, acquisizione di altri sport da affi ancare al calcio, ingaggio di talent sportivi internazionali, uscita su Premium cinema di film in primissima visione, in pratica quasi contemporanea all’uscita in sala.
Insomma, il rischio che Premium possa trovarsi ancora con una gestione “congelata” al momento dell’asta sui diritti tv Serie A 2018-2021 è concreto, mettendo Sky nelle condizioni di fare la parte del leone, ma a scapito delle casse dei club.
Questo scenario innescherebbe un effetto-domino sui bilanci del club, diminuendo la loro competitività, soprattutto in Europa, dove già da anni i risultati non arrivano. Allargare il gap con Real Madrid, Barcellona, Bayer Monaco e le inglesi significherebbe dire addio ai sogni di gloria, anche se dalla stagione 2017-2018 la A avrà diritto a quattro squadre in Champions League.