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NÉ INFAME, NÉ MERCENARIO: ICARDI È IL PRODOTTO MALATO DI UN’EPOCA DI BAMBOCCI ILLUSI E VIZIATI

 

FONTE:Sport People

 

Quando c’è un’abbondanza così copiosa di circostanze da analizzare, risulta difficile arpionarsi al merito e riuscire a legittimare l’obiettività. Indubbiamente, però, l’occasione specifica richiede di avanzare delle puntualizzazioni, dato che il caos degli eventi rischierebbe di fagocitare la volontà di chiarire i fatti. Chi sia nel giusto, o versi nell’errore, non ha senso sentenziarlo: il leviatano mediatico plasmato da Mauro Icardi deve essere sventrato, e – al massimo – compreso in profondità. Non certo alimentato con un ulteriore banchetto polemico: succulenta pietanza per i pennivendoli d’accatto. Ecco: urge scovare in fondo alla questione, cercando di risalire alla ragione per cui un giovanotto – eufemisticamente parlando – abbia deciso di redigere un’autobiografia alla tenera età di 23 anni. Ventitré!
La singolarità dell’accaduto è nella magica innocenza di questa doppia cifra, che assolve dalle responsabilità più gravose, ma condanna per la precocità di alcune scelte. Una delle quali, appunto, è deliberatamente inasprirsi contro ed inimicarsi un ambiente, con la semplice impertinenza della propria ignoranza. Su tale versante, quindi, non ci sarebbe nemmeno da soffermarsi sul contenuto della protesta, in senso stretto: dal canto suo, la Curva Nord non ha nulla di cui debba rendere conto. Riguardo le cronache di Reggio Emilia, il tifo organizzato interista si limitò a chiedere un confronto alla squadra, giunta al culmine di una negativa serie di risultati, in quanto il principio di riferimento per ogni professionista imporrebbe tenere a mente l’incondizionato amore del sostenitore per “un conto in banca a perdere”, parafrasando la calzante definizione del Secondo Verde nerazzurro.
Semmai, dovrebbe essere Icardi a rispondere del perché preferì solleticare ulteriormente l’ira del settore ospiti del Mapei Stadium – salvo poi tornare a ridosso di quella zona di campo, al temine del post-gara, col capo chino e parandosi dietro Ranocchia e compagnia: altro che essere “acclamato come un idolo” nello spogliatoio! Per quanto concerne il versante della presunta violenza psicologica esercitata su un bambino, invece, si necessita soltanto di riprendere un recentissimo precedente: la Nord ha lasciato alla trasparente passione e alla genuina vena artistica di un centinaio di fanciulli la preparazione della coreografia di Inter-Juventus dello scorso 18 settembre. Sempre che non si voglia andare facilmente a recuperare le innumerevoli iniziative partite dal Baretto, in ambito di mutua solidarietà per le popolazioni giovanili meno abbienti e di sensibilizzazione verso le frange più deboli di qualsiasi angolo di Mondo.
Insomma, non ha logica calcare la mano con un fantoccio che millanta di poter arruolare “100 criminali dall’Argentina”, e ritratta vigliaccamente, a distanza di 24 ore, con un paio di stomachevoli esternazioni acchiappa-consensi sull’anonimo profilo di un social, sciogliendosi al cospetto della sacrosanta contestazione di quegli stessi di cui avrebbe potuto “pianificare” l’assassinio. Icardi è la sintesi migliore di questa contemporanea generazione di mentecatti, che cela la frustrazione di una costante irresolutezza sotto i vizi e le illusioni di una realizzazione blanda e fittizia. Il calciatore argentino altri non è che il perfetto condensato delle malsane aspirazioni di centinaia di migliaia di ragazzi della sua età, dediti alla idolatria della “bella vita”, dei “macchinoni” e delle “fighe di legno”, dove si radica la crisi del valore del rispetto. Quell’ossequio nei confronti di uno sconfinato numero di fedeli ad un credo calcistico e ad una cultura popolare del tifo, che ormai è stato barattato per qualche astratto seguito su Instagram e per un vuoto “Mi piace” su Facebook.
Comunque, per coloro che se ne fossero accorti tardivamente ieri, il temperamento da bulletto paesano di Icardi è cosa nota già da un po’: dall’irrispettoso gesto alla sampdoriana Gradinata Sud di Marassi nel 2014, alle incessanti battute di cassa dell’ultima estate per l’adeguamento all’ingaggio voluto principalmente dalla moglie, senza che Mauro abbia, altresì, smentito nulla – lasciando intendere quanto sia succube della ingordigia economica di Wanda Nara ed assoggettato alla sua morsa: un’evidenza che gli sta atrofizzando il cervello ogni stagione di più. Siamo assolutamente certi che i rognosi ed immaturi siano gli Ultras?

 

Alex Angelo D’Addio