NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

laboratoridirepressione

SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











E' assolto, ma viene daspato!

 

Riportiamo dal sito laroma24.it la storia di una delle tante ingiustizie che avvengono frequentemente negli stadi italiani...

 

FONTE: La Roma 24

 

E due. Qualche mese fa un tribunale aveva assolto Valerio annullandogli il daspo, ma la Questura di Roma lo aveva mantenuto, costringendo il Tar a imporsi, ad annullare il diktat e a rimproverare «l’Amministrazione», e cioè la Questura, per «non aver correttamente operato». È risuccesso. Un tribunale ha assolto Edoardo «per non aver commesso il fatto», ma la Questura non gli ha tolto il daspo. Glielo ha ridotto. Invece di due anni, dovrà stare lontano da tutti gli stadi d’Italia per sei mesi. Uno sconto. Nel provvedimento della Questura si legge che «il divieto di accesso alle manifestazioni sportive (in arte il daspo, ndr) è una misura di prevenzione e, come tale, non è legata alle risultanze dell’azione penale». In pratica - ma questo è un problema di civiltà giuridica, non di questa o quella Questura - a San Vitale dicono: il sistema ci permette di decidere autonomamente. Complimenti. Al sistema, ovviamente. Si chiama Edoardo. È un ragazzo, ha vent’anni e, per la cronaca, «è un soggetto del tutto incensurato e privo di precedenti anche solo di polizia in relazione a fatti commessi in occasione di manifestazioni sportive». Non sono le parole del suo avvocato, ma quelle del giudice della V sezione penale del Tribunale di Roma, Daniele Carlino. Il magistrato non le pronuncia. Le riporta nella sentenza di assoluzione.
È il 18 gennaio, la partita è Roma-Milan. Coppa Italia Primavera.Semifinali. Edoardo non è un ultras. Non perché farne parte sia motivo di disonore (anzi), ma agli occhi della società, dei mass media, dei benpensanti, è all’interno del cerchio della fiducia. Il bengala che gli piove vicino non è roba sua. Lo prende con due dita e lo getta vita. Perché soffre d’asma. «Asma bronchiale», per la precisione, per restare ai fatti, ai documenti, alla verità così come è stata cristallizzata nella sentenza (di assoluzione, meglio tornare a sottolinearlo). Ecco cosa scrive il giudice: «Avendo problemi di asma bronchiale (come si può evincere dal certificato medico che è stato prodotto) era rimasto fortemente infastidito dal fumo. Aveva quindi preso in mano il fumogeno per un momento al solo fine di gettarlo in un posto più lontano da lui». Ci sono due testimoni che depongono in favore di Edoardo. Per uno, «era stato un ragazzo che si trovava sulla sinistra di Edoardo ad accendere il fumogeno»; per l’altro, «Edoardo era rimasto infastidito dal fumo di colore rosso e aveva raccolto il fumogeno al solo fine di gettarlo più lontano, dove non erano presenti persone».
Per il magistrato basta e avanza. Edoardo è innocente. Ma la Questura sposta l’attenzione su un altro aspetto. Sarà pure innocente, replicano a San Vitale, però è pericoloso. Pericoloso? Già, perché Edoardo «ha confermato di aver tenuto in mano un artifizio pirotecnico». Certo, per allontanarlo. Niente da fare, la punizione resta, anche se ridotta a sei mesi. Per cancellarla servirebbe un ricorso al Tar del Lazio. Un altro. Come per Valerio. Solo che farlo costa 600 euro solo in marche da bollo. E non sempre un ragazzo di vent’anni può pagare il prezzo di quella che ritiene, e non solo lui, una palese ingiustizia.