NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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SPEZIALELIBERO

DAVIDE LIBERO











GLI ESTREMISTI

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°123

 

E’ cosi' che tante volte siamo stati definiti, come l'ala piu’ intransigente della tifoseria e questo perche’ non ci siamo mai accontentati del fatto di rappresentare qualcosa o qualcuno, ancor meno una citta’ che nel corso degli anni, attraverso la sua cronica apatia, non e’ mai stata in grado di mettere l'amore per i colori che rappresentano la propria terra davanti a tutto. Il seguito della massa e’ sempre stato strettamente legato ai risultati ed in nome di essi si era disposti a perdonare tutto al padrone di turno che ne prometteva. Ti conoscono tutti e a nessuno verrebbe voglia di sfidare i potenti locali, ne’ tantomeno i loro cani da guardia. A noi no, a noi e’ venuto facile, quasi naturale, rompere i coglioni a chiunque, in qualunque modo di fare e pensare, quello che a nessuno sarebbe venuto in mente di fare o pensare. La logica conseguenza di cio’ e’ stata la repressione, tanta, mai troppa, perche’ se essa ha rappresentato un termometro al fastidio creato, siamo ben contenti delle pagine scritte nella storia di questa citta’ che vanno di pari passo con i nostri casellari giudiziari. Una storia che non troverete da nessuna parte, perche’ si sta ben attenti a tenerla nascosta, perche’ altri non seguano gli stessi esempi, una storia che chi sta dietro il nostro striscione deve conoscere bene, se non nei fatti almeno nelle idee che l'hanno mossa e che continuano a muovere tra migliaia di difficolta’ questo gruppo. Nel nome di questo gruppo, in quei Sedici Gradoni che rappresentano quel luogo dove tutto e’ nato, la Curva Est: un modo di vivere lo stadio, di essere ultras, anche di essere teramani, diverso e che non ha eguali nella storia di questa citta’. Tutto questo va dall’imprescindibile Coerenza ad oltranza del 2000, dove per la prima volta eravamo soli contro tutta la piazza, dove il necessario amore e rispetto per la maglia che pensavamo appartenesse a tutti era in realta’ solo nostro, il resto era preoccupato a non infastidire il padrone che prometteva risultati e lunga vita. Capimmo che eravamo solo noi e da quel momento non siamo mai piu’ partiti con il resto della piazza, non abbiamo piu’ condiviso nulla, ne’ una sciarpa, ne’ una scelta. Da quel momento in poi conto’ solo la maglia e basta, i giocatori passavano come il resto, il calcio moderno in tal senso negli anni ci ha fatto convincere sempre piu’ della bonta’ della scelta. Ma la maglia si sostiene sempre e comunque, indipendentemente dai risultati continuamente e incessantemente, in cento come in 4. Passa per il 3 novembre 2002 l'inimmaginabile che in questa citta’ nessuno aveva neanche osato sognare, si aspettavano la solita gente a cercare i giuliesi, “manteniamo l'ordine” avranno pensato, ma a Teramo quel giorno era finita la scampagnata degli sbirri, quella domenica era il loro “ordine" che andava assaltato. Quella domenica assaltammo gli sbirri in un’azione diretta, violenta, perche’ il tempo della provincia calda con un paio di matti era finito, i matti pensavano ed erano disposti a tanto pur di far valere la ragione di un profondo ideale. Quando in questi giorni sbirciando i social ti rendi conto di tanti, anche di altre realta’ che rappresentano attualmente la nostra tifoseria, che riempiono le loro speranzose parole di “tutti uniti”, sappi che dietro a questo striscione si e’ scelto di essere solo noi, non c’e’ nessuna imposizione, ma una scelta che ha radici profonde, perche’ c’e' la consapevolezza di essere qualcosa di piu’, perche’ abbiamo cercato con tutte le nostre forze di essere qualcosa di diverso dalla massa di questa citta’. E se siamo orgogliosi di quello che siamo lo dobbiamo a Teramo, all’amore nutrito per lei e alla grande voglia di essere dissimili dalla sua gente.