NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

NOI DA NOVE ANNI CONOSCIAMO LA VERITA'!

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DAVIDE LIBERO











IL PANICO MORALE E IL SILENZIO!

 

TRATTO DA "NON C'E' FEDE SENZA LOTTA" N°126

 

La settimana scorsa, dal solito spassosissimo “strolo" della lega calcio, e’ spuntato fuori un audio registrato durante una riunione, del 23 settembre scorso, della lega stessa con i presidenti delle societa’ di serie A. Nell’audio si sente Paolo Scaroni (presidente, per conto del fondo Elliott , del Milan, “raccomandabilissimo" faccendiere della finanza internazionale) lamentarsi del fatto che anche il “New York Times” ha scritto del problema dei “buu razzisti” negli stadi italiani. Allo stesso, come si evince dall’audio, risponde Luigi De Siervo, amministratore delegato della lega calcio, che non c’e’ da preoccuparsi, perche’ gia’ e’ in atto un piano per risolvere il problema, spegnere i microfoni verso le curve. Del resto dovete sapere che la lega gestisce tutto quello che si puo’ trasmettere o non trasmettere delle gare, sia a livello sonoro che visivo (alla faccia del diritto di cronaca e di tutti quei “giornalai" che hanno speso le loro esistenze a plasmare questa MERDA di calcio moderno). Ovviamente, uscito l'audio, De Siervo ha dovuto mettere il suo bel faccione di plastica in tutte le trasmissioni sportive per giustificarsi. La sua giustificazione? Questa misura serve ad evitare emulazioni, come quando si scelse di non parlare dei sassi dal cavalcavia(?!). Ognuno e’ padrone di elaborare cio’ che vuole con il proprio cervello, a noi tutto questo e’ servito per avvalorare una tesi che gia’ da tempo avevamo in testa. Del resto cio’ che esce da quell’audio e dalla goffa giustificazione di De Siervo e’ che a loro del RAZZISMO non gli frega un cazzo, e’ solo panico morale, gli interessa risolvere il problema d'immagine del “PRODOTTO CALCIO”, il prodotto dal quale loro tirano fuori i denari.
IL RAZZISMO E’ LA COSA PIU’ SCHIFOSA CHE L’ANIMALE UMANO ABBIA CREATO.
Molti non capiscono, altri fanno finta di non capire, perche’ gli conviene non capire, lo stereotipo dell’Ultras che i mass media fanno passare non esiste. Non siamo un cazzo di partito o movimento di pensiero. Ogni tifoseria e’ espressione del posto dove nasce, della citta’ e delle SUE strade. Molte curve, non da adesso, ma da decenni hanno fatto dell'essere razzista il loro marchio ideologico, con questo non giustifichiamo nessuno, ma ci fa ridere chi solo adesso, cavalcando un panico morale creato ad hoc per gli interessi di pochi, grida allo scandalo. A questi “signori” rispondiamo che le persone (i fruitori del “prodotto calcio”, come vi piacerebbe chiamarci) leggono i vostri giornali, vedono i vostri programmi, i vostri dibattiti. Non sono in grado di capire a che gioco giocate, odiano chi dite loro di odiare. Voi indirizzate il problema. Se le persone fossero in grado di individuare da sole il problema sareste gia’ stati spazzati tutti via, calcio moderno compreso. E invece ci sono piu’ sale scommesse che panettieri.
Mentre ovunque troviamo notizie di incidenti negli stadi: arresti, denunce, diffide, rimbombano nel silenzio e passano attraverso pochi spiragli, altre notizie. Il GIP di Vicenza ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dai pubblici ministeri titolari dell’inchiesta sul ferimento del tifoso della Sambenedettese Luca Fanesi, avvenuto il 5 novembre 2017 fuori dallo stadio Menti di Vicenza, alla fine della partita Vicenza – Samb.
Quindi per Luca Fanesi, che e’ stato in coma per un mese, ha avuto 4 fratture in 4 punti diversi della testa, non ci sara’ giustizia e neanche il diritto ad un processo, per il momento. “E’ caduto accidentalmente urtando la testa su un cancello”, disse la questura di Vicenza non appena accaddero i fatti e anche se molti testimoni riferiscono di aver visto sbirri sferrare manganellate, ad oggi e’ questa la loro versione. Aspettarsi giustizia dal padrone dei cani da guardia? E’ un film gia’ visto, che parla di umiliazioni, dove il cittadino viene spogliato dell’unico diritto che crede di avere, il rispetto della vita umana. NOI NON ARCHIVIAMO UN CAZZO.
Il 28 febbraio scorso a Firenze in occasione della gara di semifinale di Coppa Italia Fiorentina-Atalanta, gli atalantini, supportati anche da documentazioni video, denunciavano che durante il viaggio di ritorno erano stati fermati con i pullman, a poche centinaia di metri dal casello di Firenze Sud e fatti oggetto di un vero e proprio pestaggio preorganizzato dalla polizia. Mentre si attendeva la verita’ su questa vicenda, due settimane fa sono arrivate 28 denunce per altrettanti sostenitori atalantini che si sarebbero resi protagonisti di disordini fuori dallo stadio Franchi, nell’immediato post partita della stessa gara. Tre di loro per altro risulta non fossero neanche presenti a Firenze quella sera. Del pestaggio subito dai tifosi nessuna novita’.
Quello di cui si e’ parlato tanto sono gli arresti dei torinisti, per gli incidenti in Curva Primavera con gli interisti. Quello di cui si e’ parlato poco, in questa storia, sono le responsabilita’ di chi si arroga il diritto di gestire l’ordine pubblico: societa’ calcistiche, questure, prefetture. I loro strumenti: tessere, tornelli, codici di comportamento. Risultato: 75 daspo, 500 sanzioni amministrative, per violazioni del regolamento d'uso dello stadio, per un ammontare complessivo di oltre 8Omila euro e notificati provvedimenti di sospensione della licenza, relativi a 3 locali pubblici abitualmente frequentati dalla tifoseria torinista. A loro della violenza non gliene frega un cazzo. E’ il movimento, il pensiero, l’aggregazione che gli fa paura. Sanno bene che carichi il tuo rivale se ti entra nel settore, appartiene al tuo essere. Usano quelle immagini come pasto, fagocitano tutto, anche il certosino lavoro, che la societa’ calcistica (il Torino), con il bene placito di prefettura e questura, ha svolto per mesi, da quest’estate, facendo diventare quello che da tempo era una curva frequentata da gruppi organizzati, il luogo di uno pseudo-progetto di famiglie allo stadio, un’istallazione permanente di “presepi viventi”, dove qualcuno che pensa, esterna e si aggrega non deve esistere. E nel progetto mettiamo che si possono vendere i biglietti anche a “presepi viventi” ospiti. Poi succede che i “presepi viventi” ospiti diventano tifosi ospiti. E in quella curva fortunatamente c’era chi ancora: pensava, si aggregava, agiva e caricava.

 

“Sembra che, di tanto in tanto le societa’ siano affette da un periodo di panico morale. Una condizione una persona, un gruppo di persone o un episodio vengono considerati come un’improvvisa minaccia agli interessi e ai valori della societa’; i mass media li descrivono in modo semplicistico e stereotipato, le barriere morali vengono manovrate dai redattori, dai vescovi, dagli uomini politici o da altri benpensanti; i sociologi accreditati pronunciano le diagnosi e propongono soluzioni; si elaborano strumenti per far fronte alla situazione. Talvolta l’oggetto del panico e’ una novita’, altre volte e’ qualcosa che esiste da tempo e che, improvvisamente, appare alla ribalta’.”
Tratto da “FOLK DEVILS AND MORAL PANIC” di Stanley Cohen