NON C'E' FEDE SENZA LOTTA

LA GENESI DELLA REPRESSIONE

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DAVIDE LIBERO











Il calcio italiano va giù, allo stadio e in tv

 

La Lega Calcio, attraverso un articolo del proprio Centro Studi, datato 3 marzo 2010, ha diffuso la notizia che la media spettatori della Serie A starebbe crescendo. Difficile crederci, visto che gli stadi sono palesemente sempre più vuoti.
Invece di prendere per buone tali dichiarazioni, abbiamo deciso di leggerci i dati forniti dal Centro medesimo, aggiornati al 28 febbraio 2010, e confrontarli con quelli che aveva emesso in data 10 giugno 2009 (aggiornati al 31 maggio 2009), relativi alla scorsa stagione. E proprio confrontando tali dati (distribuiti dalla stessa Lega Calcio) abbiamo avuto la riprova matematica che gli stadi sono sempre più vuoti, ma non solo: il calcio italiano è sempre meno seguito, anche in tv.
La media spettatori allo stadio per le società di Serie A, con i dati aggiornati alla settima di ritorno di questa stagione, è di circa 24.481 a partita. Premesso che 24.481 spettatori a partita sono un dato chiaramente fallimentare (nel 1997-98 erano più di 31.000, e nel 1984-85 erano più di 38.000 - dati di StadiaPostcards.com), l'andamento è negativo anche rispetto alla scorsa stagione. Dal 2008-09 si sono persi, in media, circa 695 spettatori a partita. E addirittura, se il confronto vuole essere un po' più scientifico, e prendere in esame solo le squadre presenti in entrambe le stagioni, la perdita risulta di più di 1.562 spettatori a partita (un calo del 6%).
Ricordiamo che stiamo analizzando dati divulgati dalla Lega Calcio stessa, che immaginiamo non sia troppo propensa a diffondere notizie che dimostrino un calo di interesse per ciò che i suoi associati possiedono e vendono (diritti tv, biglietti, abbonamenti, pubblicità, contratti dei giocatori, ecc.). Ignoriamo quindi, volutamente, altre fonti, terze, presenti anche in internet da anni, che indicano una situazione e un andamento ancor più gravi. Così come non consideriamo che molte società, al fine di far risultare un maggior numero di "sostenitori" (un parametro che entra in gioco nella ripartizione delle risorse economiche derivanti dalla vendita dei diritti televisivi) hanno sviluppato la tendenza a regalare un certo numero di abbonamenti, a persone che magari non vengono neppure allo stadio. Tant'è che molte volte i dati ufficiali sull'affluenza negli stadi (spettatori più quota abbonati) sembrano lontani dalla realtà.
In ogni caso: una media spettatori di circa 24.481 spettatori a partita, considerando che la capienza media degli stadi della Serie A è di circa 43.000 posti, indica che gli stadi sono mezzi vuoti. Un fenomeno per altro chiaramente visibile ad occhio.
Le cose vanno ancora peggio in Serie B. La media attuale, che scende regolarmente da varie stagioni, è arrivata a soli 5.259 spettatori a partita. Il che significa che gli stadi sono praticamente vuoti. Confrontando i dati delle squadre presenti in entrambe le stagioni, la perdita rispetto a quella passata risulta di 626 spettatori a partita (un calo di più del 14%).
La loro speculazione, la loro repressione. E questi sono i risultati. Un calcio che piace sempre meno, un calcio che è seguito sempre meno. E non solo allo stadio, anche in tv.
L'audience media per le società di Serie A che hanno partecipato alle ultime due stagioni (2008-09 e 2009-10), relativamente alle partite trasmesse in diretta sui canali Sky, è diminuita di 491.555 telespettatori. Un calo di più del 7,5%.
Lo share (che è la misura percentuale di pubblico raggiunta) dell'attuale programma di highlights della Serie A, "90° minuto" trasmesso da Rai Due, è sceso di più dell'8% (confrontando le due stagioni relativamente agli stessi periodi di trasmissione), attestandosi su valori molto simili (ma addirittura leggermente inferiori) a quelli totalizzati da "Controcampo" su Italia 1, relativamente alla stagione 2007-08. Ricordiamo che Rai Due ha, generalmente, uno share più alto di Italia 1.
Lo share medio delle gare di Serie A, trasmesse in diretta sui canali Sky in anticipo al sabato pomeriggio (ore 18), è sceso percentualmente di pochissimo, ma nel corso di questa stagione sono stati ben 6 gli anticipi disputati dalle tre grandi (Inter, Juventus e Milan), contro i soli 3 di quella scorsa, relativamente allo stesso periodo. Se confrontiamo gli incontri delle tre grandi, e di tutte le altre, separandole in due gruppi omogenei, risulta che le tre grandi hanno avuto un calo dello share medio prossimo al 3%, mentre le altre, addirittura, del 12,5% (analizzando le due stagioni dall'inizio del campionato fino alla fine di febbraio).
Lo share medio delle gare di Serie A, trasmesse in diretta sui canali Sky in anticipo al sabato sera (la scorsa stagione alle 20.30, adesso alle 20.45), è sceso dal 4,89% al 4,17% (confrontando le due stagioni dall'inizio del campionato fino alla fine di febbraio). Una flessione di più del 17%.
Lo share medio delle sette gare di Serie A, trasmesse in diretta sui canali Sky la domenica pomeriggio (compresa Diretta Gol), è sceso dall'8,14% al 7,27% (confrontando le due stagioni dall'inizio del campionato fino alla fine di febbraio). Una flessione di quasi il 12%.
Lo share medio delle gare di Serie A, trasmesse in diretta sui canali Sky in posticipo la domenica sera (la scorsa stagione alle 20.30, adesso alle 20.45), è sceso dal 6,13% al 4,84% (confrontando le due stagioni dall'inizio del campionato fino alla fine di febbraio). Una flessione del 26,6%.
E per finire, lo share di "90° minuto Serie B" trasmesso da Rai Tre, che prosegue inesorabile il suo declino. Relativamente agli stessi periodi di trasmissione: nel 2007-08 lo share medio era dell'11,42%; nel 2008-09 del 9,50%; nel 2009-10 dell'8,16%. In pratica: in due stagioni ha perso quasi il 40%.
Questi dati dimostrano il calo d'interesse per il mondo del calcio italiano, allo stadio e in tv, segno evidente che la televisioni non stanno aumentando il numero di appassionati, e che le persone non si allontanano per paura del tifo, degli ultras, o degli striscioni che esprimono libere opinioni, o perché gli stadi sono pubblici e senza centri commerciali. La gente si sta allontanando da questo tipo di calcio; sempre meno credibile, popolare, sociale, ideale, e campanilistico; e sempre più individuale e commerciale.
Il calcio, senza il sentimento dei tifosi, è gran poca cosa. E questo lo sanno anche i telespettatori, che sempre più spesso cambiano canale. Gli stadi vuoti, senza tifo, senza colore e senza vera passione, non attraggono nessuno. Né dal vivo, né in tv.