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LA DEREGULATION DELLA TESSERA DEL TIFOSO

 

ARTICOLO TRATTO DAL QUOTIDIANO
LIBERAL DEL 17.6.2010, PAG. 7

 

Non è un obbligo di legge, ma i Club ne seguono il programma come se lo fosse: “Le Società potranno accettare la sottoscrizione di un nuovo
abbonamento solo da chi è in possesso della Tessera del Tifoso. La mancata attuazione dovrà essere considerata alla stregua di carenze strutturali degli impianti, sino alla chiusura agli spettatori nei casi ritenuti più gravi.” Lo dice il Ministro dell’Interno Maroni: se i supporters di Serie A, B e Lega Pro non aderiscono alla Tessera del Tifoso, stadi chiusi! La Direttiva 555/2009 suona più o meno come un ultimatum, anche se la Legge 41/2007, varata per arginare la violenza nel calcio dopo la morte dell’Ispettore Raciti, non disciplina né accenna alla Tessera del Tifoso. Anzi, l’articolo 9 è al vaglio del TAR del Lazio per un dubbio d’incostituzionalità, visto che vieta biglietti
e abbonamenti ai destinatari di DASPO e ai condannati (anche di primo
grado) per reati da stadio. Ci pensate? Dopo lunghe trafile in tribunale, uno dimostra la sua innocenza con l’assoluzione in Cassazione, ma non entra allo stadio! Un altro prende un DASPO nel 1989 per un fumogeno galeotto, oggi è Direttore di banca e buon padre di famiglia, ma non gli danno l’abbonamento. A differenza di un pedofilo e di un assassino condannati in via definitiva e in libertà provvisoria. Alla faccia del garantismo e dello stato di diritto!

CONTRATTI ALL’ITALIANA
Dal vuoto legislativo al caos diversificato il passo è breve.
Basta sfogliare i giornali o ascoltare le radio. Se ne dicono di tutti i colori: “La Tessera del Tifoso è obbligatoria per legge. Anzi no, anzi si, solo per i nuovi abbonati. No, è per le trasferte nei settori ospiti. Solo in A e B. No, pure in Lega Pro. No, anche per i biglietti in casa”. Risultato? Una giungla nei moduli di adesione, i contratti per i tifosi poi al vaglio della black list della Questura. Ce n’è per tutti i gusti. Modena e Cesena richiedono una dichiarazione sostitutiva per certificare l’assenza di carichi pendenti, scavalcando pure la L. 41/07: basta solo una denuncia, nemmeno una condanna in primo grado, per respingere la richiesta di un aspirante tesserato. Roma, Samp, Varese e Figline hanno rispolverato la Legge 1423/1956, vecchia di 44 anni: se sei un ozioso o un vagabondo abituale, un dedito a traffici illeciti, vivi di proventi da favoreggiamento, sei proclive a
delinquere e a sfruttare la prostituzione, esercitando il contrabbando
o il traffico illecito di sostanze stupefacenti, niente fidelity card!
Insomma, allo stadio solo col casellario giudiziale immacolato.

PRIVACY E MICRO-CHIP
Pronunciandosi sugli usi della tecnologia a Radio Frequency Identification, il 9 Marzo 2005 il Garante della Privacy afferma che “determinati impieghi possono costituire una violazione del diritto alla protezione dei dati personali ed avere serie ripercussioni sull'integrità e la dignità della persona, anche perché il trattamento dei dati personali attraverso RFID può essere effettuato all'insaputa dell'interessato, limitandone le libertà. Attraverso l'impiego della RFID, potrebbero raccogliersi dati sulle abitudini dell'interessato a fini di profilazione e tracciare i percorsi effettuati, individuandone la posizione geografica.” Neanche a farlo apposta, come da Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, la Tessera del Tifoso monta micro-chip a RFID. Rodotà prescrive le misure a garanzia della privacy, tra cui il principio di necessità (si può usare RFID solo per le necessità “strettamente necessarie in relazione alla finalità perseguita”, cioè solo per tracciare l’ingresso allo stadio e non per spiare gli spostamenti dei titolari) e di informativa (“chiara evidenza deve essere data anche alle modalità per asportare o disattivare
l'etichetta o per interrompere in altro modo il funzionamento del sistema RFID”). Cosa dicono i contratti dei Club? Prendiamone dieci: carta Goal Member (Palermo), Samp Card (Sampdoria), Robur Senese (Siena), A.S. Roma Club Privilege (Roma), Cuore Rossonero (Milan), Siamo Noi (Inter), Cuore Rossazzurro (Catania) e poi Varese, Figline, Modena. Nessuna traccia dell'RFID né delle prescrizioni di Rodotà. Sarebbe stato troppo. Meglio pensare ai Mondiali in Sudafrica e alle telecronache pay-per-view (in HD).

 

Maurizio Martucci