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I debiti del calcio nell'era del fair play finanziario

 

FONTE: SportCafe24.com

 

Uno dei maggiori business del mondo è in crisi nera: andiamo ad analizzarne le cause e le conseguenze.

 

MILANO, 10 OTTOBRE - La crisi economica globale che affligge il nostro pianeta è cosa risaputa. Risaputo anche il fatto che le società di calcio ne siano state colpite, meno risapute forse l’entità dei loro buchi a bilancio e le relative modalità. C’è da fare una premessa: tutte le più grandi società calcistiche sono quotate in borsa e hanno banche alle spalle che “garantiscono” e dovrebbero teoricamente farsi carico dei loro debiti. Ma questa è alta, altissima finanza ed è compito di maestri di quel settore entrare nel dettaglio, basti solo pensare che il debito delle squadre spagnoleverso le banche iberiche supera i 4 miliardi di euro (quasi il peso di una manovra finanziaria), senza contare un altro miliardo che riguarda tasse e imposte non ancora versate allo stato. Parliamo su tutte di Barcellona, Real Madrid e Valencia, che incassa 100 milioni all’anno a fronte di uscite di quasi 400.
SPAGNA, IL CASO BANKIA - Prima dell’estate Bankia (che nel recente passato assorbì Caja Madrid), una delle più importanti banche spagnole a cui si appoggia il Real Madrid, ha richiesto aiuti alla BCE per il suo enorme buco, nonostante si sia presa la briga di garantire per alcune squadre di calcio, innescando quindi un circolo vizioso. Insomma, si potrebbe riassumere in parole povere che l’Europa abbia concesso fondi per pagare lo stipendio a Cristiano Ronaldo. Non è propriamente e del tutto esatto, non è così semplicistico, ma il succo è sostanzialmente questo. Se quindi questo aiuto non fosse stato accordato le società indebitate sarebbero dovute scomparire, ed è facile pensare quali sarebbero state le eventuali conseguenze economiche e di immagine legate a un simile evento e non solo per le società direttamente interessate.
INGHILTERRA, LA FINE DELLA “GOLDEN AGE” - Se il calcio spagnolo non è messo quindi molto bene – dopo citeremo qualche numero – non sta certamente molto meglio quello inglese a dispetto delle entrate derivanti da stadi di proprietà e annessi e connessi. Ricordiamo inoltre che una società storica come i Rangers di Glasgow è già stata spazzata via dai debiti (9 milioni non versati allo stato) e ha dichiarato fallimento. Mentre l’Arsenal ha cercato e sta cercando di fare cassa vendendo qualche pezzo pregiato,Chelsea e Manchester United invece hanno buchi giganteschi, quasi incalcolabili da noi comuni mortali che tendiamo a definire queste cifre comunemente e semplicemente come “troppi soldi”. La situazione europea non è quindi rosea ma mai come in questo caso numeri e statistiche possano aiutare a comprendere uno scenario dove le società italiane possono essere addirittura considerate le più virtuose o meglio, le meno indebitate.
LA CHIMERA DEL FAIR PLAY FINANZIARIO - Stando a quanto riportato dalGuardian nel 2009 (il più recente studio disponibile per fornire dati precisi) sulle 733 squadre che militano nelle massime serie Uefa ben il 56% ha chiuso con bilanci passivi più o meno pesanti. Dato che fa riflettere e non poco, se si pensa anche al tanto auspicato da Platini in persona fair play finanziario, che merita comunque una spiegazione più precisa. Si tratta di un provvedimento del 2009 emanato dal Comitato Esecutivo Uefa atto a obbligare le società a ripianare i propri debiti e ad autofinanziarsi (quello che esce entra in parole povere) evitando di contare quindi su presidenti paperoni e banche che devono fronteggiare ben altri problemi al momento. Nello specifico si dovrà arrivare, attraverso tappe intermedie, nel 2018 a un debito massimo di 5 milioni di euro.
TUTTI I NUMERI DELLA CRISI - Andiamo quindi a vedere le cifre pubblicate dal Guardian. I dati risalgono al 2009 come detto in precedenza ma è lecito pensare che col tempo non si siano fatti passi avanti, anzi. Nella top ten delle delle più indebitate d’Europa troviamo Chelsea e Manchester United a occupare le prime due posizioni. I londinesi hanno un bilancio passivo di 790 milioni di euro (ricordiamo però che il portafoglio praticamente infinito di Abramovich dovrebbe far dormire sonni quasi tranquilli ai Blues), mentre lo United si trova con un buco di 720 milioni, tra l’altro contratti dal proprietario stesso, Mr Glazer. Non una bella situazione insomma.
Nelle posizioni dalla 3 alla 6 si parla spagnolo. In ordine: Real Madrid con 565 milioni, Atletico Madrid con 510, Valencia 500 e Barcellona 440. Da aggiungere che alcune squadre di Spagna ricorrono già da qualche tempo all’azionariato popolare, scelta che potrebbe parzialmente salvarle. Trattandosi di dati “vecchi” la situazione potrebbe non essere più uguale, per esempio pare che il Real Madrid abbia debiti per 180 milioni verso lo Stato e per più di 650 verso Bankia.
Nello studio del Guardian Milan e Inter si trovano subito dopo le spagnole con debiti intorno ai 390 milioni, anche se si stanno muovendo per sistemare le cose, come dimostrato dalle ultime sessioni di mercato abbastanza deludenti. Chiudono la classifica Arsenal (350) e Liverpool (340), ma la prima sembra aver risanato grandissima parte del suo buco come già anticipato.
OCCHIO ALLA SPESA, QUINDI… - Per concludere, il sistema calcio ha dei serissimi problemi e se non verranno prese misure al più presto si rischia di vedere esplodere questa bolla con conseguenze economiche davvero serie per tutto il panorama finanziario perché si sa, il calcio è molto più di un gioco. Probabilmente sono finiti i tempi in cui ogni finestra di calciomercato assomigliava a una Master League del buon caro vecchio PES e, salvo “emire eccezioni”, i prodighi del pallone dovranno darsi una sostanziosa regolata. E poco importa se non vedremo più campioni che valgono quanto PIL di interi paesi trasferirsi qua e là per l’Europa, la crisi esiste per tutti e ci si adeguerà. O almeno, si spera.

 

Simone Calucci